Domenica, 26 Maggio 2013 00:00

"Vuole una lavatrice? Scusi, ma è ora di pranzo. Io vado a mangiare"

Il nostro Mistery Shopper nella zona di Pordenone. Visitati punti vendita di Unieuro, Expert e Sme

È venerdì 8 marzo e ci travestiamo nuovamente da consumatori misteriosi. Destinazione Pordenone, cuore del laborioso Nord-Est. All’ingresso del megastore Expert Faccini di Pasiano ci investe un odore di fiori, fragranza primaverile. Il titolare invita ad entrare come un ospite in casa sua. È preparato sul grande mondo dei tv, al quale fingiamo di essere interessati. Descrive i consumi dei led e racconta la tecnologia 3D. Mostra l’interazione tra uomo e smart tv comandati vocalmente o gestualmente, con le mani usate come mouse di navigazione sul web. Sa molto e chiede altrettanto: a quale distanza verrà guardato il televisore, quale è lo spazio disponibile e quanti siamo in casa, prima di spiegare che alcuni produttori forniscono cinque o sei occhialini 3D “passivi”, mentre altri solo due, ma “attivi”. 

“3D, ci attrezzeremo”
Mostra la fluidità delle immagini e la nitidezza, e quando gli facciamo notare che manca una poltrona e non c’è abbastanza spazio per una visione adeguata in 3D ammette e promette: “Ci attrezzeremo”. Così, a una distanza maggiore dall’apparecchio, tutte quelle righe orizzontali sullo schermo smetteranno di disturbare la visione, soprattutto di chi ha una vista impeccabile. Alla parete, il cartello con scritto “Rottama tutto” ci obbliga a chiedere lumi. “Prodotti sul volantino? Se vuole glieli mostro, ma non c’è alcun tv che risponda alle vostre esigenze” risponde porgendo un flyer recuperato dietro al bancone. Usciamo rasserenati dopo aver sbirciato anche nel reparto riscaldamento, “governato” da una ragazza preparata e sorridente. Prossima tappa UniEuro, Roveredo In Piano. Primo impatto: custodie per iPad e altri accessori per tablet accatastati a terra. Chiediamo per l’acquisto di una lavabiancheria. “Non può non approfittare di questa Hotpoint-Ariston a 349 €! Tanto, più o meno, sono tutte uguali, e questa lava bene”. Le altre allora lavano male? ci domandiamo in silenzio.

Indesit “scarsa”
A casa avevamo una Indesit simile a quella esposta poco più in là, facciamo presente, e si è appena guastata. “La Indesit è scarsa, è un prodotto da primo prezzo, non la prenda più” commenta laconico l’addetto. “Poi non starei tanto a enfatizzare sui consumi di energia - incalza -: tutte le lavatrici consumano allo stesso modo, le differenze sono irrisorie quindi le classi energetiche può anche dimenticarsele”. Bene, riflettiamo pensando alle severe distinzioni tra A+, A++ e tripla più delle lavabiancheria in commercio. Che gli studi e le ricerche sull’efficienza del lavaggio siano allora completamente privi di fondamento e le classificazioni dichiarate siano riconducibili a una colossale bufala perpetrata da un complotto di tutti i produttori?

Inutile spendere di più
Abbiamo un ampio budget da investire per un buon prodotto, informiamo l’addetto, come sempre in queste occasioni affinché non abbia paura di proporci un apparecchio di fascia alta. “Una volta decisa la capacità in chili del cestello e la velocità di centrifuga è inutile spendere 900 euro per una Miele - osserva -: le qualità lavanti sono i dentiche a quelle offerte da una Beko da 200 euro, non cambia nulla. Magari la Miele dura solo qualche anno in più per il fatto di non avere parti in plastica, mentre le altre ne sono piene. Ad esempio se prendo una Indesit e la alzo dall’oblò, l’oblò mi resta in mano. Ma se proprio vuole spendere 900 euro prenda una Miele: il prodotto Miele lo fanno oggi così come lo facevano 30 anni fa, solo un po’ più evoluto”. Notiamo che l’addetto guarda ripetutamente l’orologio battendo il piede a terra, nervoso.

Elettronica, quanti dubbi
Ci guarda negli occhi e sussurra con la mano davanti alla bocca, come a confidare un segreto: “Indipendentemente dal modello, le lavatrici si possono rompere da un momento all’altro perché sono tutte elettroniche. E l’elettronica è un po’ così così (oscilla la mano a destra e sinistra). Comunque - dà un’altra occhiatina alle lancette - è ora di pranzo e io adesso vado a mangiare. Se proprio volete comprarla adesso, la lavatrice, posso anche fermarmi cinque minuti, se no arrivederci! Poi se ci ripensate andate dalla mia collega laggiù... se la trovate”.

Meglio le 7 kg: “È approvato”
Buon appetito, rispondiamo in coro, sconcertati e increduli. La collega non è dove dovrebbe essere benché il punto vendita sia deserto. La troviamo dopo dieci minuti. “Ditemi, ma non avete già fatto col mio collega?”, intanto le suona il telefono, risponde e sparisce senza un cenno. La recuperiamo dopo un po’, non si scusa e dichiara che per farla breve, lei consiglia a tutti una sette o otto kg. “Lavano meglio e quella là (la Hotpoint- Ariston già indicata dall’addetto precedente) è in offerta”. Ma perché modelli più capienti dovrebbero lavare meglio? indaghiamo. “Vedete, l’oblò è diverso in quelle più grandi - indica intanto l’interno del cestello, non l’oblò - e poi comunque sono più robuste, quindi è ‘approvato’ che una sette o una otto kg sia migliore”. ‘Approvato’ da chi, resta un mistero. “Se non volete quella in offerta io vi posso anche dare una Bosch, ma una Miele no - allarga le braccia - perché costa molto”. Proviamo a rifarci con le macchine per caffè: ci sono quelle a capsula - spiega - o quelle a cialda e caffè macinato (le superautomatiche non le mostra neanche). “Ma quelle a cialda non le consiglio perché non sono igieniche”. E quelle che macinano i grani di caffè? chiediamo. “Sono là dietro e sono molto belle”. Indica di girare dietro allo scaffale ma lei resta lì. “Queste fanno il caffè tutte allo stesso modo - aggiunge -, loro lo macinano e tu lo bevi. Il risultato è sempre quello, il caffè. Solo che qui si può scegliere la miscela. Certo che se uno non ha qualcuno che gli prepari una miscela di caffè su misura è inutile spendere così tanto per una macchina. L’unico vantaggio di queste macchine automatiche, rispetto a quelle manuali, sono i tastini del display, vedete come sono carini?”. “E che differenza c’è, a parte il prezzo, tra queste due De’Longhi?” (automatiche). Risposta: “Assolutamente nessuna, solo che la seconda costa cento euro in più: per forza, è bianca, è più bellina”. Ci dirigiamo, scossi, verso la terza e ultima tappa di questa giornata friulana. Il grande magazzino Sme di via Musile a Pordenone vanta un grande reparto eldom, la musica aleggia ad alto volume e i cartellini di vendita riportano informazioni in codice particolarmente piccole. Ci mostriamo interessati a un frigorifero free standing. “Arrivo subito”, rassicura. Ma poi, sopraggiunto un gruppo di cinesi, si dimentica di noi per venti minuti.

Frigo, conta la maniglia
Dopo l’inutile attesa veniamo informati che nel frigo contano sì le dimensioni, ma soprattutto l’estetica, ad esempio se lo si preferisce con o senza maniglia. Tra un A+ e un A++ la differenza di consumi è di 10 euro l’anno. Il no frost toglie troppa umidità e i cibi si seccano, è meglio scegliere un modello ventilato capace di mandare aria ‘un po’ più giusta’ nei reparti interni. “Si sono sempre usati frigoriferi normali, quindi quella dei no frost non è altro che una moda. E  comunque uno vale l’altro, le tecnologie in questo settore sono pochissime e la probabilità di guasti non cala con un modello di fascia alta: del resto i compressori sono tutti più o meno identici, prodotti da sole tre aziende nel mondo”. E questo Liebherr cosa ha di particolare? chiediamo ormai disarmati. “Il prezzo, che è più alto, essendo un marchio austriaco” (invece è tedesco). Verso l’uscita ci interessiamo a una stampante: “Vorremmo un prodotto che dialoghi con questo smartphone, un Samsung Galaxy Y”. Commento: “Prenda quella ma poi non sono sicuro che funzionerà col suo telefono. Per sapere se è compatibile scarichi la ‘App’ Epson dedicata. Io però non so verificare. Intanto compri la stampante...”. Sorrisi amari.