“Buongiorno, prego, ha bisogno? Chieda pure”. Ci accoglie una voce da dietro il bancone. Il negozio Dixe El.Cov di Città di Castello, Perugia, non è enorme ma ben strutturato, tagliato longitudinalmente al centro. A destra i casalinghi e a sinistra il reparto eldom. Ci interessa un frigo, che sia di buona qualità. Siltal è un brand italiano con molte referenze, ci spiega un addetto solerte e gentile. Ma dove sono i cartellini? chiediamo, non vedendone l’ombra nel reparto. “Sono dentro i frigoriferi! Li mettiamo lì se no li ‘cavano’ e li buttano, ma che problema c’è, mica sono chiusi a chiave”, scherza. Così, per conoscere prezzo e caratteristiche tecniche dobbiamo quasi infilare la testa nel vano. Fossero accesi, almeno ci rinfrescheremmo le idee. Ma cosa ci consiglia? “I compressori e i termostati - informa - sono più o meno gli stessi, e tra i prodotti cambiano le rifiniture: griglie, balconcini...”.
Voglia di acquisti... poi panico
“Le classi di consumo, poi, sono tutte basse. Se uno volesse fare un passettino in più - incalza - c’è Gorenje, dove c’è un ulteriore risparmio energetico, ma quanto si risparmia è difficile quantificarlo: tra un + e l’altro, dicono un 25%. Le targhette poi (indica le etichette energetiche) sono per l’utente che fa la sua valutazione, ma se l’ambiente esterno è più caldo o se ho alzato di qualche linea il termostato del frigo questi valori non valgono più per niente”. Siamo qui da pochi minuti e abbiamo capito che: i frigo si differenziano solo per le rifiniture, i consumi sono sempre bassi e le etichette valide solo in alcune condizioni. Certo, tutto è relativo, ma la voglia di un buon acquisto si trasforma presto in panico.
“Si informi online”
“Non mi sento di suggerire niente - allarga le braccia il commesso - perché i frigo van tutti bene. Dovete scegliere in base a ciò che vi piace e vi convince, vale tutto e il contrario di tutto. E poi il frigo ha da fa’ ’l freddo”, chiosa in umbro. Di apparecchi No Frost e ventilati non parla finché non direttamente interrogato, e per capire cosa cambia tra i due... “sarebbe meglio che si mettesse su Internet e tirasse giù tutte le caratteristiche tecniche, perché sono miliardi”. È un infallibile equilibrista, non fa un passo se ha paura di sbilanciarsi: “Ciò che va bene per uno può non andar bene per un altro, dipende tutto dai punti di vista”. Consiglio mirato? Piuttosto sembra una specie di carta bianca, o di bandiera bianca, issata da un commesso ormai arreso a un consumatore che vorrebbe spendere, e però anche affidarglisi. Altrimenti avrebbe comprato online. Ci interessa anche un tv di medie dimensioni per la camera da letto, annunciamo. Anche stavolta il commesso-funambolo, lo stesso di prima, non si sbilancia. “Dipende sempre da come uno lo vuole, se vuole li accendo”. E ne accende uno. Di smart tv e 3D non sfiora neanche il discorso, poi, su richiesta ammette che sì, il 3D è integrato in due dei modelli esposti, ma che non ha gli occhialini per vederlo (se è per questo manca pure lo spazio minimo di visione e uno straccio di poltroncina). Comunque il problema non si pone: i tv 3D restano spenti.
Tante domande
A pochi passi da Dixe, presso Euronics (Butali), sempre a Città di Castello, ci fiondiamo tra i ferri da stiro. A caldaia o tradizionali, quanto stira? Il giovane addetto chiede e chiede ancora. E non parla di prezzo. Entra nel dettaglio di pressione e quantità di vapore, illustra le diverse piastre, i materiali e le loro rispettive proprietà. Sconsiglia l’uso a secco, che rovinerebbe la piastra, facendoci sorgere qualche perplessità. Conclude che tra Polti e Rowenta è meglio il secondo, ricco di modelli più potenti. Li avete i piani a induzione? chiediamo. “Sì, li abbiamo” fa lui. Ma una commessa di passaggio storce il naso: “No, non li abbiamo. Possiamo ordinare quello della Candy ma non li teniamo perché il supporto dell’elettricità dovrebbe essere superiore a 3 chilowatt”. Ha un passo veloce, proviamo a inchiodarla per l’acquisto di un piano cottura a gas. “Sono tutti qua” e volta le spalle. Le urliamo che volevamo un consiglio quando è già dieci metri più in là. Ma ci fa la grazia di tornare sui suoi passi: “Smeg è un’ottima macchina, altrimenti c’è Rex, che è un prodotto un po’ più commerciale e più venduto che costa meno. La ghisa, nelle griglie, è più robusta e resistente e tutti i modelli sono dotati di sistema di sicurezza e accensione sottomanopola”. Ma... Driiin! Le squilla il cellulare. Pronto, non si volta a salutarci e a passo di gazzella scompare tra i lineari.
Se una telefonata accorcia il tempo della vendita
La seguiamo indifferenti, entra in un locale di servizio del pdv, pur restando vicino alla soglia. Parla di cose personali, ride, non torna. Passeggiamo tra i lineari da cui si intravede lo stanzino. Dopo dieci minuti è ancora lì a conversare. Esce che alcune persone sono in fila ad attendere un commesso. Riemerge dal retrobottega con piglio deciso, afferra e consegna un ventilatore a un cliente. Incrocia il nostro sguardo e le sorridiamo. Non fa in tempo a dirci che “oggi è una giornata un po’ così” che le risuona il telefono. Pronto, ti richiamo subito, fra dieci minuti. Dieci minuti: è forse questo il tempo massimo da dedicare a una vendita assistita (più quelli di attesa tra una telefonata e l’altra)? Ritma a terra un piede insofferente. Le diciamo: “Vai pure se devi andare”. Lei risponde: “Ho altra gente laggiù però dimmi pure”. I dieci minuti non sono passati, in verità neanche uno. Ci regala altri trenta secondi in cui annuncia che ci sarebbe pure Miele (pronunciato all’italiana) ma ha dei prezzi un pochino esagerati e comunque loro non la trattano. Se uno si documenta su Internet poi loro possono procurare il modello richiesto, se disponibile. E ci liquida con un compito preciso: “Se non hai le idee chiare fai un giro, chiarisciti le idee e poi se mai torni qui”. Abbiamo una cinquantina di km per tirare il fiato, prima di entrare nel megastore Expert di Ponte Felcino (PG), dove per una “buona lavastoviglie” ci vengono subito consigliate una AEG o una Miele, anche se “hanno un prezzo così” (faccia impotente e sguardo al cielo). Ci illustra caratteristiche tecniche e qualità dei materiali, portando a galla il vantaggio vero di elettrodomestici green: non solo quello di risparmiare 10 € di corrente all’anno, ma quello relativo alla gestione quotidiana, di poter accendere più apparecchi contemporaneamente. Non sa che esistono modelli così flessibili da poter ospitare il piatto da 34 cm per la pizza, ma prende il metro e misura l’altezza tra i cestelli, poi punta su una Rex in ‘doppia classe A’ indicando l’etichetta, dove si legge in realtà A++. Dice che doppia classe A o A++ è uguale: “Se dici doppia classe A su tutto l’elettrodomestico vuol dire che ha due parametri in classe A considerando lavaggio, classe energetica e asciugatura, se invece dici che è doppia classe A sul risparmio energetico si intende A++. Dipende da dove la metti, la classe A”. E comunque Rex è meno rifinita - spiega - più leggerina, perché fatta con materiali più fragili. E i sensori intelligenti? chiediamo. “Li hanno le Whirlpool, ma normalmente per avere una cosa del genere dobbiamo essere almeno in classe A+ di risparmio energetico” anche se, ammette, non si può generalizzare.
Andatura sudamericana
Non possiamo concludere questa spedizione senza un’incursione nel reparto caffè. Sono le tre del pomeriggio, e magari un espresso come si deve, tanto per testare una macchina prima dell’acquisto, ce lo offrono pure. Pie illusioni. “Vorremmo una buona macchina da regalare”. “Ha già scelto?” fa il commesso con una cantilena nella voce e un’andatura sudamericana, come se non fossimo lì proprio per chiedere un suggerimento. “I modelli sono diversi - indica senza avvicinarsi al lineare -, ma (tra loro, ndr) cambiano poco. Le migliori - continua - sono De’Longhi e Saeco e perché più resistenti. Una ha la caldaia in acciaio, l’unica differenza è questa, cambia solo l’estetica”. Mostra solo apparecchi manuali a cialde e polvere, quelli a capsule no, ché un caffè ti costa anche 30 centesimi. Non parla delle automatiche, esposte poco più in là, e (sollecitato) ce le mostra da lontano. “Sono laggiù, metti i chicchi, lei macina e fa il caffè. Il caffè è più fresco, certo, però ti costano anche 300 €. È tutto qui”. E gira i tacchi senza fiatare. Come se dopo aver ripetuto la lezione fosse suonata la campanella. Come quando, a tempo scaduto, il videogame avesse alzato il cartello ‘Game Over’. Fine del discorso. E avanti il prossimo cliente da sconfortare e deprimere. C’è una signora proprio lì, che vorrebbe una lavatrice. Le macchine per caffè, intanto, restano sul lineare e noi, il caffè, ce lo beviamo al bar. Senza voler capire una virgola di più.