Prendiamo spunto da un'intervista pubblicata dal Sole 24 Ore nei giorni scorsi. Tal Debora Viviani, membro dell'Osservatorio Nazionale sulla Sociologia dei Consumi dell'Università di Verona, pertanto una studiosa che dovrebbe saperne circa inclinazioni e tendenze dei consumatori (se non altro per la lunghezza del titolo che possiede), dice cose che non ci sorprendono ma che comunque riteniamo meritevoli di essere messe in luce. La più importante? Scordiamoci che si possa tornare ai livelli di consumi pre-crisi perché "al risparmio ci si abitua". E ci si abitua semplicemente perché stiamo intaccando i tanti sprechi che hanno contraddistinto le nostre esistenze fino a poco più di un lustro fa. Sprechi nel settore food e in quello non food. “Si spende di meno anche per sprecare di meno” ribadisce Viviani. Fin qui la ricercatrice. Se questa è la realtà, noi ci aggiungiamo del nostro limitandoci a fare 2+2. In sostanza, gran parte degli italiani stanno scoprendo che si vive bene - o forse addirittura meglio - sprecando meno. E il primo bene di cui vogliono ridurre lo spreco sono i soldi. Sprecare meno soldi non significa che quando decidono un acquisto puntino sempre ed esclusivamente al prodotto meno caro (non a caso tra i pochi settori che non hanno visto la crisi in questi anni c'è il cibo di qualità). Significa, invece, che vogliono essere certi di non sbagliare prodotto. Perché sbagliare acquisto significa buttare via tutto quello che si è speso, anche se è stato un sottocosto con pagamento in duemila rate a partire dal 2023. Il nostro settore è attrezzato o si sta attrezzando o pensa di attrezzarsi per offrire ai propri consumatori gli strumenti per non sbagliare acquisito?
Expert e italianità
Il linguaggio usato dalle insegne verso i clienti finali rimane un segnale determinante per individuare se qualcuna di esse stia tentando di uscire dal circolo vizioso dell'offerta di prezzo vita naturaldurante e trovare una propria strada da seguire. E allora come abbiamo segnalato in passato segnali interessanti provenire durante l'estate da MediaWorld, così sottolineiamo un volantino Expert dedicato alla qualità italiana che abbiamo intravisto negli ultimi giorni. L'accento era sull'italianità, appunto, della produzione. Per carità, nulla di rivoluzionario ma sicuramente qualcosa per provare ad allontanarsi dalla giungla degli sconti 40 per cento, questi ultimi tra i nemici più spietati delle nostre produzioni. Insomma , altri linguaggi sono possibili. Ma occorrono un briciolo di coraggio, idee nuove e fornitori che ogni mese non ti chiedano il volantino per fare volumi.
Mamma e zia
Infine, un aneddoto che mi riguarda in prima persona ma che può servire a comprendere dinamiche più generali. Mia madre ha subito un banale incidente domestico. Spalla lussata. A ottant'anni non è uno scherzo, dopo due giorni però era già in piedi. Donna d'altri tempi e soprattutto di campagna. Ovviamente ha dovuto ridurre i numerosi lavori di casa e così lavare i piatti, lei che ha sempre dubitato della lavastoviglie, si è improvvisamente trasformato in un problema serio. L'altro giorno mi è capitato di udire, anzi diciamo pure di origliare, un colloquio tra lei e mia zia. “Ma vai in un qualunque centro commerciale, ormai le lavastoviglie te le tirano dietro!” le intimava la zia. Forse non significa nulla, forse è mia zia che ha una visione del tutto personale o forse tra i consumatori si va insinuando la convinzione che (anche) il bianco non valga assolutamente nulla. “Tanto te lo tirano dietro”. E' questo il futuro che vogliamo e soprattutto quello che ci possiamo permettere?