Che il signor Zanetti Fabrizio, di anni 35, sappia fare i suoi interessi non vi è dubbio. Del resto l’onestà professionale del suo incarico lo richiederebbe, essendo amministratore delegato e presidente di Hausbrandt Trieste 1892, impresa, con sede nel trevigiano, da quasi cento milioni di fatturato nel settore del caffè e affini, dolci compresi. Dunque, prima di tutto l’intervento del Gruppo veneto per “acquisire la procura generale per produrre le colombe pasquali di Melegatti, scongiurando così la chiusura dell’azienda ...” Melegatti appunto, è sicuramente un affare, un investimento strategico. La dimensione umana dell’operazione, invece, non è propriamente prevista dal protocollo business. Il dottor Zanetti ha voluto comunicare di persona agli stremati dipendenti della Melegatti la lieta notizia, precisando- in diretta tv - che avrà bisogno di loro per la riuscita del suo piano di risanamento industriale: Hausbrandt vuole garantire la continuità dell’azienda veronese per creare “un grande gruppo made in Veneto”.
I più cinici alzeranno il sopracciglio, fiutando la furbata mediatica che forse c'è stata, fa parte del gioco. Qui però è davvero difficile dividere la speculazione dalla componente umana verso delle persone, per di più in difficoltà, che però godono il favore del pubblico social, la campagna natalizia dei panettoni lo dimostra. Metterci la faccia senza serie intenzioni sarebbe stato davvero un suicidio mediatico, oltre che stupido. Così per come è stato fatto, questo affare sa di buono, di lieto fine. La gestione etica degli affari - e quindi delle persone - dovrebbe diventare una voce di bilancio aziendale, perché, a parità di qualità, potremmo avere sempre più la voglia di diventare consumatori etici, e avere la shopping experience più gratificante nel comprare Hausbrandt o Melegatti, piuttosto che prodotti di una marca dalla reputazione troppo asetticamente “finanziaria”.