Venerdì, 19 Novembre 2021 08:06

Sostenibilità, troppi blablabla

Secondo un rapporto di ConsumerLab, sono poche le imprese che redigono il bilancio di Sostenibilità, mentre la parola è molto usata nella comunicazione.

ConsumerLab, centro studi che promuove principi di economia circolare, ha condotto una ricerca sulle imprese che redigono un bilancio ufficiale di Sostenibilità. La società civile dimostra un crescente interesse verso l'argomento, anche a fronte di comunicazioni e informazioni spesso lacunose. L’indagine ha evidenziato che, fra le imprese con più di 20 addetti, la percentuale di chi prepara un bilancio di Sostenibilità è pari all'1,76%; in quelle con più di 10 dipendenti la stima scende allo 0,63%. Riguardo alle 1.915 principali imprese italiane (classifica Mediobanca), il 28,2% presenta un bilancio: in particolare, sono il 18,2% dei primari istituti bancari (345 società) e il 27,6% delle 76 società di assicurazione. Bisogna precisare che, al momento, questo tipo di rendicontazione è obbligatorio solo per grandi aziende di interesse pubblico - meno di 200 - che redigono la Dichiarazione Non Finanziaria (DNF) per usare il termine tecnico. L'analisi ha preso poi in considerazione la comunicazione pubblicitaria: nel secondo trimestre 2021 il 22% delle 300 comunicazioni pubblicitarie di 25 imprese contengono riferimenti alla Sostenibilità; nel terzo trimestre 2021 tale percentuale è scesa al 19%

Cosa pensano i consumatori
Anche se la parola ‘Sostenibilità’ circola frequentemente, risulta debole un’attività veramente informativa, chiara e accessibile sulle imprese impegnate nella trasformazione sostenibile e sulle loro azioni, che vengono documentate da rapporti tecnico-finanziari difficilmente comprensibili ai non addetti ai lavori. Dall’indagine, condotta sempre da ConsumerLab, risulta infatti che neanche il 2% degli intervistati legge un bilancio di Sostenibilità. Dunque, per i consumatori la valutazione dell’impegno d’impresa verso questo obiettivo deriva più dalla reputazione che dalla reale conoscenza dei progetti aziendali. In questa prospettiva, conclude la ricerca, a volte sono fuorvianti certe campagne di marketing che in definitiva comunicano una sostenibilità di facciata.

Eppure cresce l’interesse e la sensibilità degli intervistati da ConsumerLab: il 57% crede che le attività non finanziarie adottate dalle imprese concorrano al benessere diffuso e il 46% crede che favoriscano lo sviluppo sostenibile. Il 61,3% non conosce gli SDGs dell’ONU (Sustainable Development Goals, gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile), eppure il 53,4% ritiene istintivamente importante il proprio contributo per la loro affermazione. Il 43,6% pensa che la fiducia (e la propensione all’acquisto) venga influenzata da una valida politica adottata dall’impresa per concorrere al benessere diffuso. Il 37,7% è interessato a conoscere aspetti positivi e negativi delle aziende e dei brand che sceglie, e il 40,8% vuole informazioni anche sugli impatti futuri che le stesse potrebbero generare; il 36,6% ritiene utile comparare le politiche dedicate al benessere diffuso messe in atto dalle diverse imprese.

In un prossimo futuro le aziende che producono una rendicontazione sulle attività sostenibili sono destinate ad aumentare: lo prevede la direttiva della Commissione EU sul bilancio di Sostenibilità d’Impresa, che estende l’obbligo di rendicontazione e ne migliora la qualità e la coerenza delle informazioni contenute. L’iter legislativo prevede che gli Stati dell’Unione recepiscano la direttiva entro il 1° dicembre 2022, con applicazione dal 1° gennaio 2023, e report pubblicati nel 2024.