E’ accaduto negli anni '50 che la Stice, una fabbrica di lavapiatti di Firenze, abbia davvero lanciato e venduto una macchina """"Turbinball"""", dove le stoviglie venivano avvolte da un turbinio di acqua e pallini di dura plastica che avrebbero dovuto letteralmente spaccare lo sporco dei piatti. Per spaccare lo spaccavano, ma insieme ad un numero non indifferente di piatti.
Perché il problema delle prime lavastoviglie è che i getti d’acqua e detersivo non erano assolutamente sufficienti a pulire bene il carico. E’ così che Frigidaire annuncia eccellenti risultati di un suo modello a onde ultrasoniche che però, dopo qualche anno di mercato, scompare.
E se oggi sono i getti d’acqua a girare trainati dai bracci rotanti, negli anni '70 Electrolux aveva lanciato """"Carousel"""" dove a girare vorticosamente erano i cestelli intorno ai getti d’acqua. Ma anche Carousel in breve tempo scompare. Poi la Necchi decide di applicare ambedue i metodi: fa ruotare vertiginosamente sia i cestelli sia i getti d’acqua ad un ritmo di ben 1400 giri al minuto. Il che crea una nebbia fittissima ma non la sperata energica pulizia perché dopo qualche lavaggio di questa travolgente giostra piatti e bicchieri cedevano di schianto.
Passano i decenni e i sistemi tradizionali vengono migliorati con una pressione idrica sempre più efficace e detersivi specifici. Ogni tanto qualche scienziato fantasioso ripropone gli ultrasuoni che hanno sì un’efficacia eccezionale ma che tendono a….scappare. Occorre cioè predisporre un ambiente che li contenga e questo costa parecchio.
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