Dare spazio e voce a chi vive le realtà dei negozi da dentro, che conosce ogni singola sfaccettatura del proprio lavoro, che affronta ogni giorno le problematiche da affrontare e cerca di trovare le contromosse più efficaci, è uno dei nostri obiettivi. Da sempre. E oggi abbiamo deciso di farci una bella chiacchierata con uno di voi, di noi. Lo chiameremo Luigi, un addetto vendita di lungo corso che, grazie all'esperienza accumulata nel corso degli anni, ci riporta un punto di vista autorevole su un tema che abbiamo già trattato, ma che evidentemente ha bisogno di una nuova rispolverata. Parliamo di comunicazione tra punto vendita e sede, problema che pare irrisolvibile specie se le premesse sono quelle che seguono.
Luigi, parliamo di uno dei "momenti peggiori" che si possano vivere all'interno di un punto vendita: il cambio di esposizione imposto dall'alto...
“Beh, ti assicuro che più di una volta mi è capitato di veder scendere come deus ex machina il capo area della situazione ad impartire incontestabili direttive su questo o quell'aspetto del layout con effetto immediato. Cosa che trasforma il direttore di turno in qualcosa a metà strada tra Fantozzi e un interior designer…”.
Già, ma il problema vero è ciò che accade dopo, una volta che il capo area lascia il punto vendita.
“Esattamente! Perché quando si parla di metter mano all'esposizione non è certo una passeggiata di salute: nella migliore delle ipotesi questo significa liberare metri e metri di lineare da tutti i prodotti esposti, parcheggiarli da qualche parte (ergo, accatastati su qualche bancale a prendere polvere) per poi esporli di nuovo non appena fatto il trasloco. A volte però non basta. Nella peggiore delle ipotesi, infatti, si è costretti a smontare anche le gondole di ferro per portarle a braccia verso la nuova destinazione”.
Un lavoro che poi, in molti casi, si rivela tanto faticoso quanto inutile…
“Certo, ore di lavoro letteralmente buttate via, in quanto lo stesso capo area, immancabilmente, ritorna il mese successivo, scuote il capo in segno di disprezzo e senza proferir parola pretende tutto come prima! E se fai notare al Direttore che all'interno della gondola corrono delle linee elettriche i cui cavi sono usciti dalla loro cassettina ti risponde: ‘Tanto é tutto a norma ISO!’.
In pratica, come già sottolineato in passato, l'addetto vendita resta l'ultima ruota del carro e difficilmente può realmente far valere la sua opinione.
“Già, perché questo microcosmo di situazioni spicciole nascondono un macrocosmo di difetti che possono essere fatali nella grande distribuzione: errori o assenza di comunicazione, sufficienza, servilismo, immobilismo, intolleranza alle osservazioni, protervia. Sto esagerando? Sì, può anche essere, ma come deve interpretare un lavoratore atteggiamenti di questo tipo da parte dell'azienda per cui lavora e dei suoi diretti rappresentanti? Troppo spesso i direttori non sono in grado di digerire bene le critiche, anche su dettagli più inerenti alla vendita e quindi non direttamente impattanti sulla loro mansione”,
Questa è solo la prima parte della nostra intervista a Luigi, nella prossima approfondiremo i problemi di comunicazione e cercheremo, come sempre, di dare una possibile chiave di lettura a tutto questo, offrendo qualche ulteriore spunto di riflessione.
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