Sei lì in negozio, sei giorni su sette, praticamente da mattina a sera. Inizi presto, torni a casa tardi, sacrifichi i sabati e soprattutto le domeniche. Ti perdi molto, anche troppo, della vita dei tuoi figli: un weekend insieme, la lezione di danza, la partita di basket. Sei sovraccaricato di impegni e tutto ciò ti sembra assurdo, perché il negozio va male, lo spettro della chiusura aleggia intorno a te e ai tuoi colleghi, di clienti se ne vedono pochi e quei pochi si mettono pure a discutere.
Eppure ti tocca correre, perché devi saltare da un reparto all'altro, inventarti Capo Reparto e pure magazziniere. Vedi persone con esperienza pluriennale lasciate a casa, di punto in bianco, senza una spiegazione, sostituiti da ragazzini con la data di scadenza marchiata a fuoco sul petto (e un po' ti spiace per loro), gettati nell'arena in fretta e furia, pronti ad essere sbranati dal leone di turno.
Un quadro triste, quasi macabro, ma spesso aderente alle realtà sparse in giro per il Bel Paese. Un quadro che però, è spesso squarciato da alcuni potenti raggi di luce. Sì, perché molto più spesso di quello che possiamo pensare i protagonisti di queste storie AMANO il loro lavoro! Sembra incredibile, sopportare tutto ciò che si legge qui sopra, eppure amarlo: sembra, ma non lo è.
Perché dopo qualche anno che fai questo mestiere, impari ad apprezzarlo. Sai che sarà sempre più difficile, sai che la domenica non potrai andare con i tuoi amici allo stadio e che la partita di calcetto infrasettimanale inizierà proprio mentre tu sei in negozio. Ma è il TUO lavoro, lo sai fare, e ti fai una domanda semplice alla quale tuttavia corrisponde una difficile risposta: davvero vale la pena continuare?
In molti ti dicono di tenerti stretto quello che hai, che sei fortunato ad avere un lavoro, ma tu sai che non è così. Perché dovrei sentirmi fortunato? È il mio lavoro, mi piace, ma perché non me lo fanno fare veramente? È frustrante, lo so. E difficile, veramente difficile, capire come potrà evolversi il ruolo dell'addetto vendita nel prossimo futuro. Nessuno ha la famosa palla di vetro, anche se i segnali che arrivano non sembrano dei più rassicuranti.
Cosa fare, allora? Continuare, continuare a lottare, a fare il proprio lavoro nel migliore dei modi? Assolutamente sì, ma non solo. Tirare fuori idee, confrontarsi, non avere paura delle pseudo-minacce che arrivano da pseudo-responsabili. Andare oltre, farsi valere in ogni situazione e non aver mai, mai, paura di parlare quando le cose non vanno. Otto volte su dieci non servirà a niente (lo so, l'ho provato sulla mia pelle), a volte addirittura peggiorerà le cose. Ma quelle due, quelle due volte, potrebbero essere decisive per cambiare tutto. In meglio.
Ok, non è il solito post, effettivamente sembra più un volantino propagandistico che inneggia ad una rivolta. Ma ogni tanto mi sembra giusto ricordare e ricordarvi che il motore del negozio siete voi, siamo noi. L'ho già scritto, lo ribadisco: non siamo solo numeri, ricordiamocelo ogni giorno!
Se volete raccontarmi le vostre storie, volete consigli o dare dei suggerimenti, scrivetemi: nathan@biancoebruno.it
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