Giungono notizie che l’ormai consueto appuntamento annuale con quell’americanata del Black Friday che tanto piace alle nostre aziende si rinnoverà anche quest’anno, ma per evitare assembramenti sarà diluita in più giorni. Anche questa volta, si cerca di copiare gli USA che, a loro volta, prendono spunto dalla festa dei singles cinese (11 novembre di ogni anno), un’occasione per ora poco sfruttata dal mondo occidentale, ma che dà ufficialmente il via alla stagione della frenesia natalizia in Cina.
Nel nostro Paese abbiamo appena assistito alla “stagione del sottocosto”, che sarà seguita da una lunga scia di sconti e offerte nel tentativo di risollevare questo periodo. Negli ultimi anni, infatti, il lasso di tempo che va dalla metà di ottobre a fine novembre è stato privato di ogni appeal consumistico proprio a causa dell’introduzione del Black Friday. Come la coda che il proverbiale cane tenta di mordere.
Tuttavia, dalla trincea delle vendite io non vedo questo piattume generale. Anzi, proprio in questo anno difficile per i consumi stanno andando alla grande i gruppi merceologici che riguardano l’intrattenimento domestico, la preparazione e la conservazione dei cibi, le pulizie di casa. Per non parlare di quegli elettrodomestici ormai indispensabili che si continuano a guastare (troppo spesso) e spingono i consumatori a guardare più alla qualità che al prezzo. Quando trovo l’occasione, riesco a condurre delle vendite che sono veri e propri consigli per gli acquisti, dando un servizio che è molto gradito alla clientela. Peccato che, tra un volantino e l’altro, ormai non ci sia più nemmeno il tempo di soffiarsi il naso.
Sinceramente non vedo tutto questo bisogno di spingere i consumatori ad acquistare in massa. Anche perché spesso la domanda supera l’offerta. Quando dico ad un cliente che abbiamo difficoltà a reperire un prodotto (che sia un computer o una lavastoviglie da incasso) mi guardano stupiti come a dire: “Non capisco quale sia il problema”. Durante l’estate, fino a qualche settimana fa, tutto sembrava essere tornato alla normalità, a parte la mascherina indossata. Tanto che molti hanno cominciato ad abbassarla per parlarmi confessandomi che loro, a questa storia del virus, non credono proprio. Ma oggi dovremmo tornare a fare attenzione, se non vogliamo che la situazione peggiori.
Da un lato, quindi, abbiamo la preoccupante risalita dei contagi, dall’altro si continua a spingere “a forza” i clienti dentro il negozio. Dal fronte produzione abbiamo un problema di carenza su parecchi articoli, ma dal lato della domanda vediamo un forte aumento. E nonostante questo ci ostiniamo a fare ogni genere di promozione allungando la (già insipida) minestra del Black Friday. Contribuendo così ad aumentare gli ingressi che, contingentati o no, sono sempre occasioni di contagio per noi poveri tapini.
Si può andare al ristorante in 6, ma per comprare un cellulare vengono almeno in dieci. C’è la coda di fronte alle banche dal lunedì al venerdì, preservando il personale all’interno, ma i nostri negozi il sabato e la domenica sono strapieni. E a tutto questo si aggiunge una continua spinta promozionale, a mio avviso immotivata, da parte di quelle stesse insegne che dovrebbero tutelarci perché siamo l’ultimo baluardo tra i prodotti che vogliamo vendere e i clienti che vogliono acquistarli.
Certo, io sono l’ultima ruota del carro. Forse sono troppo “in basso” per conoscere la realtà delle cose, non ho fatto nemmeno le “scuole alte”. Ma, dal mio piccolo, vedo colleghi che iniziano ad accusare i primi segni di stanchezza, qualcuno si è già ammalato (per fortuna non era Covid) e siamo appena a metà dell’autunno. Sarà un lungo inverno.
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