Ormai sono quasi due mesi che è Black Friday. Da fine settembre, con le prime operazioni sottocosto. Le aziende cercano di anticipare sempre di più il venerdì nero per evitare che la gente stia lì, a guardare, in attesa del periodo delle promozioni. Tutto questo ricorda terribilmente quella puntata dei Simpson nella quale i “poteri forti” cercano di istituire una nuova festività tra Ferragosto e il Giorno del Ringraziamento.
E una volta terminato il famigerato venerdì nero, le offerte non si fermano mica. Mancano ormai tre settimane a Natale e sarà un susseguirsi di promozioni una più imperdibile dell’altra. In tutto questo caos è normale che i consumatori perdano di vista ciò di cui realmente hanno bisogno, per andare all’inseguimento delle lucciole degli sconti accecati dal miraggio di un ribasso irripetibile.
Nella corsa all’acquisto quest’anno più che mai i clienti si sono portati dietro atteggiamenti di arroganza, presunzione e maleducazione che – inevitabilmente – sono stati scaricati su noi commessi.
Sbuffano perché sono costretti ad aspettare in coda prima di entrare in negozio (chiediamo scusa se c’è una pandemia in corso), sbuffano perché una volta entrati si fa fatica a servirli immediatamente (domandiamo perdono, più di così non riusciamo a correre), sbuffano perché devono fare un’altra coda in cassa (ci spiace davvero, ma ormai non esiste più uno scontrino “veloce”, è tutto un bonus, un finanziamento, una richiesta di fattura).
Nel frattempo ti chiamano con fischi e strattoni e, nonostante le norme sul distanziamento, non riescono a starti distanti più di mezzo metro, per paura che qualcun altro (“educato” come loro) rubi la tua attenzione. Anche se amo profondamente il mio lavoro, penso di essere arrivato al limite della sopportazione.
Ormai siamo visti come l’ostacolo che si frappone tra il cliente e il prodotto desiderato (e scontato, ovviamente). Passi che non ci salutino neanche più, ormai ci ho fatto il callo, ma la cosa che mi fa innervosire è che non chiedono nemmeno un consiglio a noi del mestiere, pieni come sono di nozioni e recensioni scovate su Internet. Quelle poche volte che mi sono permesso di dare un suggerimento mi hanno guardato malissimo, come se la mia intenzione fosse quella di impedire loro di risparmiare.
Poi c’è la persona anziana che, nonostante abbia palesemente raggiunto da un pezzo l’età pensionabile, si presenta alle 17.30 – in piena ora di punta – perché gli si spieghi come funziona il telecomando della TV. E va in giro sbraitando, lamentandosi che nessuno gli dà retta. E ancora quello che fa smart working ed entra durante una piccola “pausa” dal lavoro, facendo intendere che non dovrebbe essere lì, e ci chiede di fare in fretta. E non manca mai il personaggio che ci augura di fallire presto, che esce sentenziando “per forza la gente compra on-line!”.
Ho cercato di comprendere il motivo di tanto nervosismo e mi sono risposto che probabilmente si tratta dell’effetto Telepass. Avete presente quando la barra del Telepass non si alza e finiamo per inchiodare, fermando l’auto a pochi centimetri da essa? E lanciamo insulti a quell’ostacolo di gomma che non ci fa passare? Ecco, in questi giorni i visitatori che si recano in negozio, convinti di trovarlo deserto e concludere in pochi minuti il proprio acquisto, si innervosiscono scoprendo che c’è da aspettare il proprio turno e iniziano a fremere per l’attesa e la paura di non farcela in tempo. E con chi se la prendono? Con noi “ostacoli di gomma”. Io lo so: nella loro immaginazione ci sono decine di dipendenti ad ingozzarsi di pandoro e spumante nel retro del negozio, lasciando i soliti quattro gatti a smaltire la coda.
Purtroppo non è così, caro visitatore inferocito, non è colpa nostra se l’attesa si protrae oltre le tue aspettative. Semplicemente, hai trovato più coda del previsto perché in molti hanno avuto la tua stessa idea, nello stesso momento. E non è colpa di nessuno. Io ti chiedo di avere più rispetto nei confronti di noi commessi: siamo persone, non barre del Telepass. Non costituiamo un ostacolo, anzi, siamo qui per aiutarti. Potresti essere un po’ più gentile? Magari lasciandoci il tempo di recuperare il fiato quando abbiamo appena terminato di servire una persona (potresti salutare, nel frattempo, così ci dai quei due secondi per riprenderci). Sarebbe carino anche che non ci interrompessi continuamente con “solo una domanda”, perché anche chi stiamo servendo in questo momento aveva “solo una domanda”. Infine, sarebbe bello che tu ti comportassi, una volta dentro il negozio, esattamente come avresti voluto che si comportassero le persone prima di te, quando eri fuori ad aspettare il tuo turno.
Caro visitatore inferocito, il fatto che stiamo scontando praticamente tutto, non deve farti pensare che puoi dare tutto per scontato.
----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Vuoi farmi sapere la tua su questo argomento? Scrivimi a nathan@biancoebruno.it !
Commenti (0)