Se dovessi trovare un termine per quest’ultimo – estenuante - periodo farei ricorso al gergo nautico, e utilizzerei “scarrocciare”. Lo scarroccio è quando un’imbarcazione devia dalla rotta a causa del vento. La direzione va quindi corretta spesso, e questo costa fatica. Soprattutto se il vento cambia continuamente.
Abbiamo praticamente navigato a vista tra DPCM e ordinanze regionali. Non ricordo di aver incontrato mai clienti così nervosi, ai limiti dell’isteria. E noi commessi non siamo stati da meno. Siamo esausti dall’impegno che ci stiamo mettendo, ormai da mesi, per tenere la prua sulla giusta direzione. Oltre alla mascherina, ci sono molte altre cose che sono diventate la normalità nel nostro lavoro, anche se spiacevoli, come quella di scoprire i turni della settimana successiva la domenica per il lunedì. Perché si devono seguire le curve del fatturato, che suggeriscono al nostro management di accedere – o no – alla cassa integrazione, oltre che quelle epidemiologiche che consigliano ai nostri governanti di aprire o chiudere i negozi.
Lavoreremo nel week-end? Dipende: siamo considerati un centro commerciale? O siamo un free-standing? Saremo in cassa integrazione? O dovremo lavorare di più per compensare le ore? È stato un anno di grande confusione, ma ci si adatta a tutto, come sempre. Alcuni di noi restano sottocoperta durante le tempeste del fine settimana, a causa delle restrizioni che prevedono la chiusura dei centri commerciali. Questi colleghi, ogni maledetto lunedì, si beccano almeno una frecciatina dai clienti: “Vi siete riposati, eh?”. Chi, invece, ha la (s)fortuna di lavorare in un negozio che può restare aperto nel fine settimana, nei prefestivi e nei festivi, deve fare i conti con una mole di lavoro fuori dal normale. E il distanziamento, spesso, è solo una raccomandazione da ripetere in continuazione ai visitatori: troppo vicini l’uno con l’altro e troppo appiccicati a noi commessi.
Adesso che la buriana natalizia è passata, ora che si avvicinano interi mesi di bonaccia, speriamo solo che i nostri comandanti non ci considerino improvvisamente zavorra di cui disfarsi al più presto. Perché quando il mare si calma, è un attimo dimenticare gli sforzi fatti per aver tenuto a galla l’imbarcazione durante la tempesta.
La fregatura, cari colleghi, è che non si vede terra ferma all’orizzonte. Siamo sempre stati una categoria “sfortunata”, che lavora molto quando gli altri possono godersi il meritato riposo. Ma quest’anno, quei piccoli piaceri che ogni tanto anche noi potevamo concederci, come una pizza fuori con gli amici o un cinema con la famiglia, sono assolutamente banditi. Poco importa che, in realtà, nessuno possa fare nulla, non è il “mal comune mezzo gaudio” quello di cui abbiamo bisogno.
Per quanto mi riguarda, oltretutto, concluderò il 2020 in bellezza: anche io sono risultato positivo al tampone. È iniziato tutto con due linee di febbre, il giorno dopo non sentivo più odori né sapori. Nemmeno quelli più forti. Ora sono chiuso in casa da una settimana. Sarà un Natale senza sapori per me, ma non posso lamentarmi visto che sia io che la mia famiglia non abbiamo gravi sintomi.
Anzi, proprio a causa di questa pausa forzata, mi sono reso conto che spesso abbiamo la tendenza a lasciare che la nostra barca proceda per inerzia, quando le cose vanno bene. La tendenza a dare tutto per scontato. Se guardo le foto sul calendario dell’anno passato mi stupisco di tutto: eravamo senza mascherina, magari al ristorante, tutti abbracciati a brindare. Cose che hanno dell’incredibile, adesso. Eppure, allora ci sembrava tutto così normale. E abbiamo dato per scontato che fosse così. Sono convinto che – prima o poi – torneremo a quella normalità. E la assaporeremo di più, come sa fare solo chi recupera qualcosa che gli è stato tolto.
Adesso che la fine di questo anno orribile si avvicina, possiamo solo sperare che il prossimo inizi per il verso giusto. Sono preoccupato quanto voi, se non di più. Quando ci penso mi viene in mente la famosa frase di un film che diceva: “Preoccupati pure, ma sapendo che questo ti aiuta quanto masticare un chewing-gum per risolvere un'equazione algebrica”. A noi non resta che continuare a veleggiare, da marinai di lungo corso quali siamo, sperando di lasciarci al più presto alle spalle il mare in cui abbiamo navigato finora, che non era propriamente fatto di acqua salata.
Commenti (0)