Noi dipendenti dei centri commerciali sapevamo che sarebbe arrivato questo momento. Io personalmente è da più di vent’anni che lavoro nei week-end, ma ci si abitua presto alle cose belle. L’altro giorno ho fatto una chiacchierata molto interessante con una mia carissima amica e collega che mi ha fatto riflettere. Una sua frase in particolare: “Solo il fatto di restare a casa la domenica mi ha fatto di nuovo innamorare di questo mestiere”. Sante parole. Questo lavoro, quello dell’addetto vendita, o lo si ama o lo si odia. A volte entrambe le cose. Il fatto di non poter trascorrere il giusto tempo con la propria famiglia o i propri amici è la principale causa di “divorzio”.
Doveva accadere prima o poi di tornare alla “normalità”, ma la speranza che si nascondeva in ognuno di noi era quella che si potessero rivalutare almeno le aperture domenicali per allinearci al resto d’Europa, dove i negozi sopravvivono benissimo anche rimanendo chiusi la domenica.
Dalla prossima settimana, invece, inizieranno i recuperi infra-settimanali, con la conseguenza che il mio collega dovrà cavarsela da solo il mercoledì perché io sarò di riposo, dando un disservizio ai clienti che si erano presi proprio quella giornata per gli acquisti. Domenica, invece, io sarò di presidio per assistere allo “struscio” di curiosi e gente annoiata, cercando di fare la gimcana tra chi vuole “solo farsi un’idea” e chi vorrebbe acquistare.
La mia opinione è che alcuni consumatori conserveranno l’abitudine di ritagliarsi quell’angolo di tempo per venire a comprare in settimana, perché hanno ricevuto un ottimo servizio in questi mesi nei quali abbiamo potuto concentrare tutta la forza lavoro dal lunedì al venerdì. Altri, purtroppo, torneranno rapidamente alle vecchie abitudini di farsi la passeggiata domenicale nel centro commerciale, salvo poi lamentarsi che non c’è abbastanza personale.
In questi mesi, a quanto ho avuto modo di vedere, i fatturati dei giorni feriali hanno compensato i week-end con le serrande abbassate. Non solo: i dati in generale mostrano una crescita in percentuale perfino rispetto al 2019, anno in cui non dipingevamo gli arcobaleni sui balconi. I clienti si sono organizzati diversamente e sembrano apprezzare il fatto di essere seguiti in modo più soddisfacente dai venditori. Non credo che, riaprendo sette giorni su sette, potremo fare molto meglio di così.
Sempre durante la chiacchierata con la mia amica, è emerso un altro particolare: molti nostri colleghi (e noi con loro) hanno smesso di mandare curriculum in giro. Il solo fatto di poter trascorrere la domenica in famiglia, anche se non si poteva fare molto viste le restrizioni, era sufficiente a far tornare il buonumore e un genuino attaccamento al proprio mestiere. A differenza dei fatturati, nessuno potrà mai misurare se ci sarà un calo del nostro umore. Forse solo i clienti se ne potranno accorgere. Molti di noi torneranno a cercare altro, solo alcuni lo troveranno, ma già “guardarsi attorno” fa perdere la concentrazione e la passione per ciò che si fa. Il paradosso è che le domeniche lavorative avrebbero dovuto aumentare l’occupazione, a noi sembra il contrario: quei pochi che ce l’hanno fatta a trovare altro non sono mai stati rimpiazzati.
“Pensa se si accorgono - diceva la mia collega - che tenere aperto la domenica è più un costo che altro”. Fino a qualche mese fa sarebbe stato impossibile fare un “esperimento sociale” per vedere se fosse realmente produttiva l’apertura domenicale. C’è voluta una pandemia per verificarlo. La nostra speranza (e quella di molti miei colleghi) è che si facciano le dovute analisi di costi-benefici per vedere se non fosse il caso di tornare a qualche anno fa, quando nel giorno della Messa i centri commerciali erano aperti a turno (e la domenica era veramente proficua) e i negozi chiusi. Alimentari compresi.
Già mi sembra di leggere i primi commenti in puro stile “ringrazia-che-hai-un-lavoro”, ma permettetemi almeno di sognare. Non sarebbe bello riposare tutti, ma davvero tutti, il settimo giorno?
Non ho nemmeno ricominciato a lavorare la domenica che già sento che mi manca quella degli ultimi mesi. (nathan)
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