Dopo alcuni segnali di cedimento, la lavatrice che abbiamo in casa da 15 anni si rompe. Definitivamente. Non ha più senso appellarsi al centro di assistenza per cercare l’ultimo salvataggio bocca a bocca. Dobbiamo cambiarla. È un dato di fatto. Decidiamo di andare in uno di quei grandi negozi che puntualmente ci riempiono la buchetta della posta di volantini promozionali. Ci sembra il posto giusto dove comprare la nostra nuova lavabiancheria e fare un buon affare. Entriamo in questo tempio moderno della distribuzione e ci rechiamo al “reparto bianco”. Che è bianco nel vero senso della parola.
Come tanti soldatini
Infatti ci troviamo catapultati in un candido oceano di macchine, tutte in fila e apparentemente tutte uguali. Rigidamente schierate, silenziose ed ordinate, come soldati di un esercito. Ci sentiamo persi, frastornati e molto confusi. Sono tutte uguali, appunto, ma allo stesso tempo si presentano diversissime dalla nostra vecchia e ormai defunta lavabiancheria acquistata agli inizi degli anni ‘90. Quelle che abbiamo di fronte sembrano appartenere ad un nuovo mondo, ad una nuova generazione. Sono dotate di grandi display luminosi, tanti tasti dalle funzioni improbabili, alcune ricordano addirittura altrettanti alberi di Natale. Hanno capacità di carico e giri di centrifuga che neanche sapevamo esistessero e sul cruscotto campeggiano oscure scritte in inglese. Incomprensibili. Ma cosa sarà mai questo Time Manager e dov’è finito il nostro amato tasto “mezzo carico”? Continuiamo il giro e la confusione non accenna a diminuire. Anzi, aumenta. Una ventina di marche - alcune dai nomi esotici - che non avevamo mai sentito prima. Settanta, ottanta, novanta macchine fra cui scegliere. E poi: siamo sicuri che ci sarà la “nostra”? Siamo assolutamente disorientati. Si avvicina un commesso, un ragazzo giovane, sulla ventina.
Agli antipodi
È agli antipodi rispetto al vecchio proprietario del negozio sotto casa, dove avevamo comprato la precedente lavatrice, che ci aveva convinto ad acquistare l’ultimo modello appena uscito con il suo racconto appassionato, coinvolgente e competente. Il ragazzo ci rovescia addosso un paio di spiegazioni, poi suggerisce un modello in promozione. Francamente non siamo molto convinti. Continuiamo a nuotare sperduti in questo mare di panna e decidiamo di aggrapparci ad alcune certezze. Rassicuranti indicatori di qualità. Almeno secondo noi. Ci orientiamo verso una marca che conosciamo. Il modello di primo prezzo non ci trasmette sicurezza. Se costa così poco un motivo ci sarà. Il modello top sembra eccessivo per le nostre esigenze, e poi non vogliamo spendere così tanto. Per una lavatrice, poi! Ecco: scegliamo quel modello dal prezzo medio. Né troppo alto, né troppo basso.
Frustrazione
Abbiamo preso la nostra decisione. Non ne siamo convinti al cento per cento, ma qualcosa dobbiamo pur comprare. Tornare a casa a mani vuote, non se ne parla neppure. Stiamo andando verso la cassa, frustrati e insoddisfatti, quando all’improvviso notiamo un gruppo di persone intorno ad altri elettrodomestici. Intuiamo che si tratta di una sorta di moderna lavanderia in cui i prodotti sono “vivi”, accesi, funzionanti. Esattamente come succede a casa nostra. Scorgiamo delle addette che caricano la lavatrice, spiegano che cosa vuol dire lavare 6-7-8 kg di bucato.
Uno strano apparecchio
Estraggono gli indumenti da una lavabiancheria che centrifuga a 1600 giri. Sono quasi asciutti e senza tante pieghe. Ma allora non è vero che sopra i 1000 giri i tessuti si rovinano, come ci aveva confidato una nostra vicina col tono da agente segreto. Le ragazze attivano l’opzione Time Manager, di cui avevamo letto inutilmente qualcosa su uno sticker. Sembra davvero utile. Sicuramente più facile e più immediata da usare che da spiegare. I display illuminati e in funzione non fanno più tanto paura. Anzi forniscono numerose informazioni utili e semplificano l’uso dell’elettrodomestico. Poi ci accorgiamo che proprio sopra la lavatrice è stato appoggiato uno strano apparecchio: si chiama asciugabiancheria. Non ne avevamo mai vista una in funzione. Ne avevamo sentito solo parlare. Un amico di un amico ne possedeva una tanti anni fa. Sosteneva che consumava come una centrale elettrica e rovinava i tessuti. L’addetta all’asciugabiancheria si dimostra molto disponibile e sembra conoscere bene i prodotti di cui parla. Mi prende di mira e mi mostra dal vivo come funziona la macchina. Un maglione di lana esce asciutto e morbido, come nuovo.
Tutto in uno
Anche le camicie sono morbide, profumano di pulito e sono facili da stirare. La ragazza infatti prende il ferro da stiro e in pochi minuti stira la camicia pressoché alla perfezione. Dunque è totalmente falsa perfino quella leggenda metropolitana per cui l’asciugabiancheria rovina il bucato! E poi questo modello Solarex in classe A, di Electrolux Rex, consuma pochissimo. Peccato! Se avessimo più spazio in casa, la compreremmo. L’addetta è gentile e ci dedica ancora cinque minuti. Ci indirizza su un apparecchio che risolve i nostri problemi: una lavasciuga. Insomma, una lavatrice che asciuga. Tutto in uno. Siamo un po’ scettici. La ragazza ci chiede di aspettare qualche minuto. La lavasciuga finisce il suo ciclo di asciugatura. Tiriamo fuori il bucato. Asciutto e perfetto. Scopriamo che il modello è in classe A, consuma pochissimo ed asciuga delicatamente anche la lana. Ci dimentichiamo della lavatrice che avevamo deciso di comprare ed optiamo per questa lavasciuga in Classe A. Usciamo dal negozio. Soddisfatti. È stata un’esperienza davvero piacevole. Inaspettata. Osservare gli elettrodomestici in funzione si è rivelato utile e rassicurante. Ci ha fatto capire tante cose. Nessuna parola sarebbe stata più convincente. Abbiamo forse speso più di quanto preventivato, ma abbiamo portato a casa quello di cui avevamo davvero bisogno.
Non è fantascienza
Quello che avete appena letto non è un racconto di fantascienza. Ma la cronaca di quanto successo realmente alla fine del novembre scorso, quando per tre giorni Electrolux ha organizzato il suo “Washing Show” presso il punto vendita UniEuro di Roma Muratella. Dodici metri quadrati di spazio che hanno ospitato - funzionanti - una lavatrice, un dryer (asciugabiancheria) e un ferro da stiro collegati a un contatore che ne misurava i consumi in euro. Passare dalla semplice esposizione dei prodotti bianchi, ormai scontata, ad offrire al consumatore l’opportunità di provare gli apparecchi, rappresenta un assoluto - oltre che obbligato, a parer nostro - salto di qualità nel dialogo con l’utente. Gli uomini di marketing la definiscono pomposamente “shopping experience”. In pratica, si tratta di una forma di vendita che ha il pregio di imprimere nella mente del consumatore le potenzialità di un prodotto.