Domenica, 10 Gennaio 2016 00:00

Teniamo viva la poesia di Macchi

La vicenda dell'imprenditore che, dopo la sua morte, ha disposto un regalo di Natale di migliaia di euro per i suoi operai

Difficile restare indifferenti di fronte alla vicenda di Piero Macchi (foto), l'imprenditore lombardo che dopo la sua morte ha disposto un regalo di Natale di alcune migliaia di euro a ciascuno dei propri operai. Regalo puntualmente recapitato dalla moglie nel dicembre scorso, scrivono le cronache, per un ammontare complessivo di un milione e mezzo. Difficile restare indifferenti così come è difficile evitare di scivolare nella demagogia. Ma il rischio ce lo prendiamo. E allora vinciamo il pudore per dire che il sapore di poesia che arriva da questa vicenda è quanto di più inebriante potesse capitare in questo inizio d'anno, tra bombe atomiche che esplodono e borse che crollano. Inebriante perché al di là del valore umano in sé della vicenda, enorme sia chiaro, ci trasmette una sfida che dovremmo fare nostra nella vita di tutti i giorni, a partire proprio da coloro che guidano aziende e quindi persone. Dieci, cento, mille persone: il numero non conta. Conta trovare la chiave per farle sentire importanti, una a una, perché se l'azienda ha successo quasi sempre dipende dalle persone che la fanno vivere. A maggior ragione quando si tratta di aziende che direttamente o indirettamente si reggono sulle decisioni di acquisto dei consumatori. Che, in verità, sono tutte le aziende. La sfida è di provare anche noi a “produrre” poesia nel rapporto con i nostri collaboratori. Perché se lo facciamo e se ci riusciamo, un pizzico di quella poesia arriva anche a coloro che comprano i nostri prodotti perché prima di tutto avranno “comprato” (vale a dire scelto) noi stessi. Ma sarà un pizzico dal peso specifico importante, se non addirittura determinante per il futuro e la salute dell'azienda. Insomma, teniamo viva la poesia di Macchi. Ne ricaveremo frutti succosi. (g.g.)