Stando ai dati ufficiali, dal 2010 al 2014 la ripartizione per quote a valore dei singoli segmenti del mercato dei consumi durevoli racconta alcune cose interessanti. La prima, e forse più importante, è che l'elettronica di consumo in cinque anni è crollata pesantemente perdendo una fetta consistente del proprio peso: infatti è passata da una cifra non lontana dal 30 per cento a poco sopra il 15. Mentre il bianco e il piccolo si sono mantenuti stabilmente attorno al 28, 29 per cento complessivo. Anche in considerazione dei margini che garantiscono i due segmenti appena citati, si tratta di un equilibrio che diventa automaticamente una bella sicurezza per i rivenditori. Anzi, diciamo meglio: è un vero e proprio tesoro che i rivenditori (e i fornitori) dovrebbero difendere con il coltello tra i denti. Insomma, bianco e piccolo non tradiscono mai. Ragione in più per non maltrattarli. Tradotto: non svendiamoli. Soprattutto quando si tratta di bianco e ped di qualità. D'altronde i consumatori sono sempre più allergici alla "fuffa", come qualche amico ha commentato sul nostro profilo Facebook le nostre riflessioni. C'è voglia di aumentare il benessere individuale e dunque si lasciano sugli scaffali i prodotti che da questo punto di vista non offrono sufficienti garanzie. Una tendenza che a sua volta spinge in alto le attese dei consumatori verso i rivenditori: più competenza, più preparazione, migliore esposizione e comunicazione. Possiamo continuare a lamentarci della crisi. Ma la prima crisi, quella più feroce, è dentro noi stessi se non vediamo il cambiamento e soprattutto se non facciamo nulla perché qualcosa cambi.