Domenica, 11 Marzo 2018 10:31

Convincetevi che è vostro interesse avere collaboratori e non dipendenti

All’interno delle aziende del nostro settore mai come negli ultimi mesi la distinzione fra dipendente e collaboratore si è rivelata in tutta la sua dirompente evidenza. E, se permettete, pensiamo di avere un briciolo di voce in capitolo vista la mole e il tenore dei messaggi che riceviamo.

All’interno delle aziende del nostro settore mai come negli ultimi mesi la distinzione fra dipendente e collaboratore si è rivelata in tutta la sua dirompente evidenza. E, se permettete, pensiamo di avere un briciolo di voce in capitolo vista la mole e il tenore dei messaggi che riceviamo. Sgombriamo subito il campo dalla prima possibile osservazione e cioè che si tratterebbe di una distinzione puramente retorica che accarezzando l’etica per il verso del pelo interesserebbe poco o nulla ai manager che guidano le aziende. Dando per scontato che costoro puntino solamente a fare business, notoriamente refrattario a tracciare linee rette fra bene e male.

Intanto non sempre è così, per fortuna. Ma c’è un aspetto che nell’epoca dei social network scompagina le carte trasformando quella distinzione iniziale in un fatto di sostanza con effetti diretti sul business. Oggi sono numerosi gli strumenti a disposizione di tutti per mandare in giro per il mondo commenti e opinioni in tempo reale. Fino all’altro ieri, invece, come nota il ricercatore Simone Piperno di Kairòs Solutions sul numero cartaceo in uscita di marzo-aprile di Bianco & Bruno, quelle stesse riflessioni rimanevano confinate al pranzo domenicale con i parenti o tutt’al più dentro il bar durante l’aperitivo. Pertanto il gruppo dirigenziale di ogni azienda ha per le mani un’arma straordinaria per contribuire a fare del bene o del male alla propria organizzazione e dunque al suo business.

Se continuerà a trattare i propri dipendenti da dipendenti, vale a dire tenendoli all’oscuro su tutto, dialogando con loro solo attraverso circolari unidirezionali (io ti ordino e tu ascolti), non motivandoli in alcun modo, trattandoli da ultima ruota del carro, è molto probabile che si troverà degli avversari e non degli amici. Avversari che sulla piazza virtuale del web si lasceranno andare a commenti non proprio benevoli sulla loro azienda, provocando danni alla sua reputazione. Danni che rischiano di moltiplicarsi all’ennesima potenza se quelle “ultime ruote del carro” fossero addetti vendita a contatto ogni giorno con i consumatori finali. E se poi il business dovesse prendere pieghe negative costringendo l’azienda a decisioni difficili, ecco che i problemi sarebbero anche interni e non solo esterni.

Al contrario, pensare di avere collaboratori e non dipendenti, con comportamenti coerenti da parte del gruppo dirigenziale, vuol dire trovarsi in casa degli alleati, sempre utilissimi e ancor di più nei momenti di difficoltà. Insomma, non crediamo di dire nulla di nuovo a ricordare che la prima regola dell’imprenditore e del top management è quella di considerare chi lavora per loro come i primi clienti. Ma se dovessimo giudicare dagli errori macroscopici che vediamo commettere, e dalle reazioni che essi scatenano, siamo portati a pensare che certe evoluzioni culturali restino distanti da troppe aziende.