Gentile redazione,
vi scrivo perché sono rimasta molto colpita dal vostro apprezzamento nei confronti di Daniela, la venditrice di Euronics (qui: https://goo.gl/mdv2yy). Mi sono immedesimata molto in lei per la passione e la professionalità con cui vi ha accolto, sacrificando la sua pausa pranzo. Leggo con piacere i vostri report di mystery shoppers, anche quando i risultati sono deludenti nei confronti della mia azienda. Lavoro da più di vent’anni per Mediaworld e amo il mio lavoro. Purtroppo stiamo vivendo momenti difficili: dopo la crisi economica mondiale del 2009 abbiamo dovuto fare i conti con la crescita esponenziale del mercato on-line, ora siamo in contratto di solidarietà da circa 3 anni e non vediamo ancora la luce in fondo al tunnel.
In questi anni ho visto andare via brave colleghe e bravi colleghi, alcuni sono andati via per paura, altri per inseguire i propri sogni. La cosa che mi dispiace è che molti di loro, una volta al di fuori di Mediaworld, guardano alla loro vecchia azienda come a una nave che affonda, e non perdono occasione di denigrarla. Certo, a chi non piacerebbe uscire dall’auto in fiamme poco prima che esploda, come in un film di James Bond, ma io non mi sento di poter dire che la nostra situazione sia così tragica. Mi piacerebbe che tutti loro, ma soprattutto chi è rimasto, leggesse queste righe.
Innanzitutto siamo (SIAMO: presente indicativo) l’azienda elettronica leader in Europa. Siamo l’unica realtà in Italia ad avere solo negozi diretti, non catene di acquisto o affiliati. E siamo la prima per fatturato. Abbiamo i punti vendita più belli e innovativi, con cartellini elettronici capaci di adeguare un prezzo in pochi secondi e senza nessuna fatica da parte degli addetti. Siamo sempre più incentrati sul cliente e sul servizio, dopo che per anni abbiamo 'scaffalato' la merce. Stiamo diventando sempre più venditori e sempre meno “ausiliari alla vendita”. Abbiamo la possibilità di seguire un cliente non da dietro lo schermo di un PC ma restando al suo fianco, con il nostro palmare che ci consente di fare la cosiddetta bollettina, fissare una consegna e cercare un prodotto non disponibile sullo scaffale nel nostro sito o presso un altro negozio della catena.
La nostra azienda sta cambiando anche per quanto concerne la supply chain: credo non sia un segreto parlare delle due grandi piattaforme logistiche, una al Nord e una nel Centro Italia, in grado di rifornire i negozi in meno di 24 ore. Una maggiore centralizzazione degli ordini vorrà dire migliori condizioni di acquisto e approvvigionamento ad hoc nel punto vendita. Ma soprattutto meno trattative con i fornitori vorrà dire essere più concentrati sulla vendita e sul servizio. Per non parlare del nostro on-line: da sempre più innovativo ed efficiente rispetto ai competitor, che effettua consegne da un magazzino altamente tecnologico che non ha nulla da invidiare a quelli di Amazon. Certo il nostro sito è un po’ più lento e la nostra APP sarebbe da migliorare, ma sono cose a cui stanno sicuramente pensando in Centrale.
Ci lamentiamo del fatto che non vengono più fatte le promozioni sensazionali di un tempo, cosa che i nostri concorrenti continuano a fare. Io la vedo invece come un’idea coraggiosa da perseguire: non si può continuare a regalare i prodotti o fare sconti del 50%, i nostri margini non ce lo consentono. La campagna pubblicitaria di quest’anno a me non dispiace: meno prezzi “urlati” e più attenzione al prodotto, la trovo molto efficace, proprio perché non mette l’accento su promozioni incredibili. Il fatto di voler rendere i nostri negozi sostenibili non lo trovo così sbagliato: quale azionista vorrebbe investire il proprio denaro in una catena dove metà dei negozi sono in passivo? Questo costa sacrifici: la solidarietà sta finendo e alcuni frutti li ha portati, ma toglieranno la maggiorazione domenicale e chiederanno a chi lo desidera di ridursi le ore. Cose che le altre insegne hanno già fatto da tempo. La nostra è un’isola felice, ma non possiamo vivere nelle favole, dobbiamo fare i conti con la realtà. E la situazione del mercato adesso richiede più flessibilità da parte nostra.
In questi anni sono cambiati diversi board al vertice, siamo passati dai tempi gloriosi di Bernasconi a Motta e Mazzanti, poi Roesges e De Pilla, e adesso Monferrini e Bradaschia. Ogni manager ha cercato e sta cercando di portare i risultati chiesti dalla nostra casa madre tedesca, ma la base dell’azienda siamo sempre noi. Noi possiamo lavorare con la stessa passione e la stessa dedizione di un tempo, perché c’è una Daniela in ogni negozio, ed è lei l’esempio da seguire. Diffidate delle persone che screditano ogni scelta e ogni decisione presa da Mediaworld: lo facevano anche anni fa, se ci pensate, e non ci siamo mai fatti affossare dai loro pensieri negativi. Cerchiamo di lavorare al meglio e con il sorriso sulle labbra, perché possono susseguirsi altri manager e possono cambiare le regole del gioco altre mille volte, ma i giocatori siamo noi. E il destino di Mediaworld è nelle nostre mani.
Lettera firmata