Domenica, 16 Settembre 2018 09:27

Vogliamo fare gli americani ma perdiamo noi stessi

Nel linguaggio aziendale ci siamo uniformati alla lingua inglese dominante sostanzialmente per una comodità che confina con la pigrizia mentale. Smarrendo la nostra identità e inquinando ogni cosa che facciamo.

Chiunque lavori già da qualche lustro nel settore non può non aver notato una discutibile se non a volte involontariamente comica tendenza: quella dell' "inglesizzazione" del linguaggio di lavoro, ovunque, a tutti i livelli. Si potrebbe discutere molto sull'effettiva utilità di questo processo figlio della globalizzazione, in quanto permette di sottolineare in modo velato e quasi certamente senza possibilità di repliche l'appartenenza a un rango più elevato del comune volgo. Ecco dunque che in cima alla piramide aziendale non c'è più l'amministratore delegato, ma il CEO, e nei negozi operano non più i direttori, ma gli store manager. Non si fanno riunioni di negozio, ma dei briefing, dove anziché le posizioni si guarda il ranking e si analizzano le performance. Della concorrenza? Figurarsi, dei competitor! Nei punti vendita il layout dev'essere perfetto, per permettere a tutti i brand di essere ben visibili, in modo che l'esperienza d'acquisto, cioè la shopping experience, sia il più engaging possibile.

C'è un problema dell'ultimo minuto? Controllare una giacenza che non torna o un prodotto che non si trova? Perfetto, fai questo check e dammi un feedback! ASAP, mi raccomando... hai risolto il problema? Bravissimo, sei smart! In caso contrario vuol dire che non hai le... skills adeguate (cosa pensavate?). L'aspetto forse più singolare di questo fenomeno è che nessuno di questi termini (e di quelli che mancano all'appello...) non abbia un suo speculare corrispettivo italiano, assolutamente adeguato ad esprimerne il significato. Si fa dunque strada nella testa il pensiero che questo uso della lingua d'Albione, in apparenza così necessario e inevitabile, sia poco più di un vezzo (al di là delle esigenze interne alle grandi multinazionali) atto a svuotare la comunicazione di contenuto; sottolinea - se mai ci fosse ancora bisogno di ulteriore conferma - la mancanza di coraggio e la disperata volontà di adeguarsi sempre più affannosamente alle capricciose tendenze del mercato in cerca di facile accettazione, credibilità e quindi profitto, annacquando l'unica cosa in grado di fare la differenza - l'identità - in un unico brodo privo di sapore.