Caro Direttore,
sono un dipendente MediaWorld che nel corso degli anni, poco più di 14, ha visto come tanti il profondo cambiamento di atteggiamento dell’azienda sia sotto l’aspetto più personale nel rapporto tra direzione e collaboratori, sia a livello più ampio della riduzione degli investimenti in formazione. Per non parlare della chiarezza dei suoi piani rispetto al mercato e al grande mutamento che il settore sta vivendo.
Inoltre voglio sottolineare l’attenzione sempre più crescente nei confronti del sito web rispetto ai negozi fisici e al lavoro di noi dipendenti, facendoci sentire l’ultima ruota del carro per la realizzazione di obiettivi comuni come l’assistenza e la fidelizzazione del cliente. Gli stessi scaffali, mi sembra, si presentano sempre più ricchi di prodotti e di offerte in quelli del negozio virtuale in confronto a quelli dei pdv fisici. E si va incontro al cliente al momento della consulenza all’acquisto annullando la differenza di prezzo tra online e negozio. Noi dipendenti dobbiamo procedere a questo allineamento attraverso una modulistica introdotta dalla nuova dirigenza italiana qualche mese fa. Un allineamento, a mio modo di vedere, che però porta una perdita di margini di guadagno, che si va poi a scontrare con la richiesta insistente dell'azienda stessa di “marginare” proponendo servizi e garanzie.
Il risultato, quantomeno dal mio punto di vista, è che si continua a lavorare e a vivere i negozi senza chiarezza sul presente e sul futuro, e che le promesse fatte nella fase delicata durante e post “solidarietà” poco ci tranquillizzano perché di investimenti per la fibra ottica e per altri strumenti innovativi in vista di vendite e pagamenti “smart”, non ne abbiamo ancora visti.
A tutto ciò si aggiunge la sempre più scarsa presenza di commessi nei negozi di grandi metrature, ormai al minimo per singolo reparto, risultato di trasferimenti di negozi e sede centrale, di incentivi ad uscire e di riduzioni orarie. Di conseguenza è facile leggere commenti negativi nei nostri confronti, tanto che l'azienda ha rivisto i suoi criteri per riconoscere gli incentivi (quelli che a fine mese dovrebbero fare la differenza nelle nostre buste paga) per ogni negozio, passando dagli scontrini in affiancamento ai fatturati a quello attuale di monitoraggio post-vendita della soddisfazione del cliente, che viene contattato via mail per lasciare una valutazione sull’esperienza di negozio.
Quanto tempo, noi dipendenti, possiamo ancora lavorare in un’azienda che a me appare troppo presa nel caricare il sito web di prodotti e di reperire informazioni sul servizio al cliente quando essa stessa ha ridotto al minimo la presenza di consulenti di vendita? È assordante il silenzio dell’azienda, che tace su tutto ciò che la riguarda, che non inaugura negozi o tecnologie e non si promuove (rispetto a suoi diretti competitor), portando magari un po’ di fiducia, ma che sembra avere invertito la tendenza che finora l’aveva caratterizzata: ormai insegue piuttosto che creare le condizioni per essere inseguita. Per colmare quel silenzio di cui parlavo, bisogna reperire in rete notizie dall’estero o attraverso il vostro lavoro.
Insomma, come quel film con Paolo Villaggio: ”Io (come altri miei colleghi) speriamo che me la cavo!”
Lettera firmata
Un dipendente che vorrebbe tornare ad essere considerato una risorsa e non solo un costo
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Gentile amico,
anche il suo - come quello che pubblicammo alcuni mesi fa - è il grido di aiuto di un dipendente che, nonostante tutto, tiene alla sua azienda. E pure molto. Altrimenti se ne sarebbe stato in silenzio. Il silenzio dell’indifferenza. Ecco perché diamo spazio alla sua lettera. Chi alza la voce in certi momenti, e lo fa in modo critico ma senza toni da stadio, avrà sempre la nostra attenzione. Noi ci auguriamo che MediaWorld riesca a superare le sue difficoltà, perché una Mediaworld forte serve al mercato e fa bene a tutti. Al contrario, una MediaWorld debole fa male a tutti. Ci ha colpito molto l’episodio di qualche settimana fa, quando un esponente del governo - parlando del reddito di cittadinanza - trovò il modo di citare Unieuro come insegna simbolo del settore. Qualche anno fa, ne siamo certi, avrebbe citato MediaWorld. (g.g.)