In fondo a noi non scandalizzano le botte da orbi che si danno ai gioielli di famiglia le varie insegne distributive in occasione del periodo del Black Friday, con sconti sempre più arditi per conquistare consumatori sempre più drogati dalle promozioni.
A noi, invece, scandalizza:
- che terminato il Black Friday, un minuto dopo, si riprenda a fare marketing parlando solo di sottocosto o altra simile parola d’ordine;
- che si vada avanti con questa musica per altri dodici mesi, in attesa del successivo Black Friday;
- che i prodotti passino puntualmente in secondo piano, perdendo di vista i veri bisogni dei consumatori;
- che si investa troppo poco e a volte pure male nella formazione del personale di vendita dei negozi;
- che dopo aver trascurato la formazione, si creda che tenere aperto anche la domenica sia l’arma per combattere le vendite online, per di più non pagando adeguatamente i propri commessi;
- che non si investa nulla per conoscere meglio chi entra nei negozi, i clienti finali;
- che nei punti vendita di grandi superfici si continui a esporre file interminabili di prodotti tutti uguali senza minimamente pensare a usare meglio lo spazio a disposizione;
- che, sempre nei punti vendita, non si parli quasi mai di servizio;
Infine, e riassumendo perché potremmo andare avanti per ore, a noi scandalizza che il trade cosiddetto tradizionale stia perdendo in questi anni l’essenza stessa della sua tradizione: la capacità di creare fiducia nei propri clienti. E per creare fiducia bisogna saper ascoltare e parlare, bisogna conoscere ciò che si vende. Mentre oggi, e da tempo, in troppi negozi non si ascolta, non si parla e non si conosce.