Mentre attendiamo che Amazon sposti il suo sguardo famelico sulle farmacie (ma in America è già possibile acquistare farmaci da banco sul popolare sito di e-commerce9, c’è un altro importante mercato del lavoro che è stato rovinato da Internet. E questa volta Jeff Bezos non c’entra. Il mestiere che sta diventando obsoleto oggi è il “cassiere” di banca. Un posto di lavoro che nel Bel Paese ha sempre rappresentato sicurezza e stabilità economica. Tanto che in molti lo ripudiavano proprio perché rappresentava l’impiego di chi si accontenta, un porto sicuro contestato dagli artisti “destinati a qualche cosa in più che a una donna e un impiego in banca”, come cantava Gino Paoli.
Da un’analisi pubblicata sul Sole 24 Ore a fine 2019, si prevedono tagli di 70.000 dipendenti e 7.000 filiali nei prossimi cinque anni per le banche italiane. Nei primi tre mesi del 2020 sono stati annunciati 8.000 esuberi di personale bancario in Italia e la chiusura di 625 filiali.
I motivi di questa ecatombe di posti di lavoro vanno ricercati senz’altro nella crisi della figura dello sportellista: ormai il denaro è sempre più digitalizzato e quasi tutte le operazioni bancarie si possono svolgere tramite Home Banking da PC o smartphone. Ma ci sono altri tre punti fondamentali.
Negli ultimi decenni si è reso necessario un cambio di competenze per gli addetti ai lavori a causa della scarsa marginalità offerta dai prodotti bancari, ulteriormente erosi dai nuovi protagonisti on-line. Si punta sempre di più su consulenza al risparmio (investimenti) e ricavi commissionali (assicurazioni, credito al consumo). Sarà quindi necessario formare i dipendenti che resteranno sul campo per svolgere al meglio un mestiere per il quale non sono stati assunti.
Le pressioni esercitate in passato sui piccoli risparmiatori spingendoli verso investimenti ad alto rischio, titoli spazzatura e crack finanziari, hanno inevitabilmente generato una perdita di fiducia da parte degli utenti. La banca ha perso così l’immagine di istituto che tutelava gli interessi del pubblico, diventando per quasi tutti un luogo da evitare.
Chi fatica molto ad interfacciarsi con la banca virtuale è la persona anziana, che preferisce di gran lunga il luogo fisico dove poter “parlare con qualcuno”. La presenza sul territorio delle filiali, però, è sempre più rarefatta e ciò porta a lunghi tempi di attesa che innervosiscono chi è costretto ad usufruire della prestazione e fanno fuggire chi può utilizzare l’alternativa del sito internet.
In buona sostanza, per poter giustificare la presenza della filiale sul territorio questa dovrà essere sostenibile finanziariamente. I dipendenti dovranno imparare a proporre e vendere nuovi servizi, ma soprattutto guadagnarsi una fiducia che nel tempo è andata persa. Il tutto rendendo piacevole l’esperienza dell’utente finale, che dovrà percepire un vantaggio reale del contatto “dal vivo” rispetto a quello da remoto.
Chi non nota alcuna similitudine con il nostro retail è sordo oppure fa finta di non sentire. (g.m.)