Giovedì, 23 Settembre 2021 10:55

Nicosanti (Unieuro): “Dobbiamo ascoltare il cliente di più e meglio”

Mea culpa del mercato retail rispetto a quanto successo negli ultimi anni.

Giancarlo Nicosanti Monterastelli Giancarlo Nicosanti Monterastelli

“La buona notizia è che il retail non è morto. E se pensiamo alla situazione di quindici mesi fa, con le chiusure e la cassa integrazione, non è una notizia così scontata. Quello che però ci insegna la pandemia, e che dobbiamo tener ben presente altrimenti saremmo sempre a chiederci perché Amazon è più brava di noi, è che dobbiamo ascoltare il cliente, e dobbiamo avere questa consapevolezza in tutte le attività che facciamo”. Questa affermazione è di Giancarlo Nicosanti Monterastelli, amministratore delegato di Unieuro, nel suo intervento milanese al Marketing & Retail Summit. Noi l’abbiamo vissuta come una sorta di mea culpa dell’intero settore. E non è peccato grave riconoscere le proprie colpe; anzi, non è affatto un peccato. Bensì un merito, magari un po’ tardivo rispetto alle battaglie di Bianco & Bruno degli ultimi vent’anni. Ma tant’è.

“Parlo per la nostra esperienza - continua Nicosanti -: noi sicuramente abbiamo ascoltato poco il cliente. Il nostro mercato in Italia fino a poco più di un anno fa generava 14,7 miliardi, durante la pandemia è cresciuto a 16 miliardi e quest’anno continua a crescere. Non perché il consumatore compri più prodotti, bensì perché compra meglio. Il lockdown ha dimostrato che il consumatore ha iniziato ad apprezzare di più le qualità del prodotto, acquista meglio perché si informa sulla sostenibilità, sull’efficientamento energetico e altro. Penso che dovremmo chiederci perché retailer e industria non sono riusciti a far percepire prima la qualità dei prodotti che vendiamo. La risposta è che vendere il prezzo è la cosa più semplice del mondo, noi viviamo di questo e certo il prezzo continuerà ad avere una sua importanza. Se però in Italia il mercato è oggi di 16 miliardi, in Francia di oltre 20 e in Germania attorno ai 40 - ribadisce il numero uno di Unieuro - ci deve essere un sano mea culpa da parte del retail”.

Un consumatore forse per la prima volta attento anche a tematiche ambientali che non sempre sono state ‘patrimonio comune’. ”Anche su questo - dichiara Nicosanti - il nostro dovere credo sia quello di informare di più il consumatore, di valorizzare di più gli investimenti che l’industria dedica alla produzione dei nostri nuovi prodotti, perché noi viviamo solo di innovazione. Se l’industria smette di innovare, possiamo cambiare mestiere. Abbiamo questa necessità, come dobbiamo esser pronti a chiedere all’industria di continuare a produrre innovazione, un fattore importante e distintivo della nostra offerta, così anche noi dobbiamo innovare”. Chissà se sarà la volta buona. (l.c.)