“L’Italia riparte, ma sottocosto”. Se gli storici in un futuro neppure troppo lontano rinvenissero solo i volantini di questa settimana come reperti tra le macerie, siamo sicuri che titolerebbero così il capitolo riguardante il 2021. Con la scadenza del 15 ottobre e l’obbligo del green pass nelle aziende, a poche settimane dal Black Friday e a una settantina di giorni dal Santo Natale, le due principali catene di elettronica di consumo hanno deciso di iniziare lo stesso giorno l’attesissima (?) promozione del sottocosto.
Quello che incuriosisce è che, spesso, si tratta degli stessi prodotti con minime differenze di prezzo. Tanto che, a quanto ci raccontano dai punti vendita, sono frequenti le incursioni da parte di consumatori attenti a verificare quale delle due insegne abbia il prezzo più basso. E ogni tanto capita quello che chiede apertamente come mai lo stesso prodotto, della stessa promozione, costi venti euro in meno nel negozio a due isolati di distanza. Ci è stato anche raccontato l’aneddoto di un cliente che, confuso e disorientato, si è presentato in un negozio “rosso” col volantino “blu” (i colori sociali delle due catene nazionali) chiedendo del direttore e minacciando di denunciarlo per pubblicità ingannevole.
Come se non bastasse ci giungono alcune voci, che prendiamo per quello che sono ma che comunque provengono da agenti di commercio di industrie molto importanti e con tanti anni di esperienza sulle spalle, secondo le quali i prodotti in circolazione (in grande quantità, si intende) sarebbero sempre i soliti. Questo perché le aziende produttrici che hanno saputo resistere al rimbalzo della domanda dopo il periodo più brutto della pandemia si contano sulle dita di una mano. E poi consentiteci, tra parentesi, un pensiero riservato all’intuito e alla lungimiranza degli imprenditori che hanno cercato di continuare a produrre durante la pandemia fiduciosi in una ripresa, alla fatica dei responsabili di produzione per organizzare i turni, alla spossatezza dei dipendenti che - nonostante il mondo intero affrontasse una crisi sanitaria mai vista prima - si recavano al lavoro ogni giorno. E tutto questo per realizzare un prodotto che, alla fine della filiera, viene sacrificato sull’altare del sottocosto come in un anno qualsiasi.
E dire che la pandemia, lentamente e con tutte le cautele mentre lo scriviamo, sembra lasciare la visuale del parabrezza per spostarsi lentamente negli specchietti retrovisori. I numeri dell’e-commerce si stanno ridimensionando per tornare a quelli pre-Covid (o poco sopra), restituendo importanza e fatturato al negozio fisico. Più che pensare sempre alle solite promozioni, sarebbe questo il momento di tornare a fare formazione, a credere nel rapporto umano, perché il consumatore è abbastanza maturo da essere guidato nell’acquisto di un prodotto premium, più performante e qualitativamente superiore a quello che è (stato) abituato a comprare. Magari restituendo giustizia a chi quel prodotto, con tanta fatica, l’ha realizzato, costruito e consegnato durante i mesi difficili che ci stiamo lasciando alle spalle.
Tra poco arriverà il Black Friday e, pur non avendo la sfera di cristallo, siamo sicuri che le referenze che vedremo sui volantini, rigorosamente neri per tutte le insegne, saranno le stesse che abbiamo visto in questi giorni. Perché è ciò che offre il convento. Qui i nostri informatori prevedono un calo del 20% delle vendite rispetto al BF dell’anno scorso, proprio a causa della penuria delle risorse in campo. E addirittura alcuni si spingono ad affermare che se ciò si verificasse, basterebbe per far restare vuoti - o quasi - gli scaffali natalizi.
Il Black Friday 2021 potrebbe quindi rivelarsi un magro banchetto, composto dai soliti prodotti che - gira e rigira - stuferanno il grande pubblico. Perché se è vero che un uomo affamato trova appetitoso anche un cracker, se gli si propone sempre e solo quello alla fine sarà il solito, semplice cracker. (g.m.)