Sabato, 12 Febbraio 2022 21:32

Logistica e ritardi, ora i clienti finali del retail ci ridono (un po’) sopra

I problemi mondiali che da tempo hanno colpito la supply chain in ogni settore, o quasi, sono diventati più familiari ai consumatori. E così a chi lavora in negozio (come l'autore di questo articolo) si richiedono meno salti mortali di prima per giustificarsi.

Quando il cliente chiede un’aspirapolvere Dyson o una Playstation 5 ci costringe, nostro malgrado, a tenere un corso accelerato sulla catena di approvvigionamento globale. Dalla crisi dei semiconduttori a quella delle materie prime, abbiamo fatto nostro il gergo degli uffici. I colli di bottiglia dei trasporti e la crisi dei container sono ormai discorsi “da bar”, entrati a far parte del sentire comune in questa pandemia, soprattutto per chi lavora nel commercio.

Su Twitter le parole “supply chain” sono state menzionate quasi 2,2 milioni di volte nel quarto trimestre del 2021, circa cinque volte di più rispetto al 2019. “L’unica cosa che non ci manca, è la mancanza. L’America sta letteralmente finendo TUTTO”, ha detto Stephen Colbert in un monologo di ottobre a "The Late Show" sulla CBS. Gli americani stanno iniziando a scherzarci sopra, e sono molti gli utenti di TikTok che ironizzano sulla questione, da quelli che si scusano di non essere puntuali ad un appuntamento “a causa dei ritardi nella catena di approvvigionamento” a chi ammette di aver preso un giorno di permesso sul lavoro “per problemi di filiera”. Jack White, leader della band White Stripes, ha persino chiamato il suo tour dal vivo "The Supply Chain Issues Tour".

L’attenzione ai problemi di approvvigionamento è aumentata vertiginosamente a marzo 2021, quando la nave portacontainer Ever Given si è incagliata nel canale di Suez, diventando argomento di conversazione nei nostri punti vendita fino a metà estate, per giustificare l’assenza di frigoriferi, lavastoviglie e di altri prodotti molto richiesti che tardavano ad arrivare.

A inizio autunno, tutti i fornitori hanno esortato i buyers ad acquistare con largo anticipo per evitare scaffali vuoti al Black Friday, con il risultato a cui tutti abbiamo assistito. Tuttavia, ancora oggi le catene della logistica continuano ad essere troppo tese, il che non fa pensare ad un loro allentamento nell’immediato futuro.

“Non apprezzi le cose che hai finché non le perdi”, si dice, e in effetti è stato così anche per la linea di congiunzione tra la produzione e la vendita al dettaglio, che non ci aveva mai preoccupato prima del Covid. Ora che ci si accorge dell’importanza di una supply chain a prova di “colpo di frusta” (https://bit.ly/3LwFjaK) si è destato l’interesse verso il “magico” mondo della distribuzione. Michael Knemeyer, professore di logistica presso la Ohio State University Fisher College of Business, ha affermato che alcuni studenti delle scuole superiori ora chiedono informazioni sulla gestione della catena di approvvigionamento, argomento che prima non interessava quasi a nessuno. Il professor Knemeyer cavalca l’onda dei meme sul mondo della logistica - mai stato così interessante - tanto che ha inserito alcune battute nel suo insegnamento, ad esempio una foto di un matrimonio in un container con la didascalia: "Quando lei vuole sposarsi nel posto più costoso che esiste".

Anche in negozio i clienti la stanno prendendo con più ironia rispetto all’anno scorso. Fino a qualche mese fa, quando cercavamo di giustificare l’assenza di un prodotto, i visitatori storcevano il naso facendoci sentire come studenti che provano a ripetere la lezione studiata di fretta nell’intervallo. Adesso, spesso ci confessano di aver già avuto esperienza del problema nel loro posto di lavoro, o in un'altra attività commerciale. Questo rende senz’altro più facile per noi venditori spiegare perché questo non è l’anno delle richieste “particolari”, tipo il frigorifero giallo, ma piuttosto l’anno dei compromessi: bisogna prendere ciò che viene. Per fortuna – o purtroppo - anche i consumatori hanno imparato che il battito d’ali di un pipistrello in Cina può causare la mancanza di una Dyson in America. (g.m.)