Domenica, 12 Febbraio 2023 18:17

Tesoro, mi si è ristretto lo sconto

La direttiva Omnibus, integrata all’attuale Codice del Consumo, impone che ogni riduzione di prezzo debba indicare il prezzo più basso applicato ai consumatori nei trenta giorni precedenti.

I prezzi al pubblico stanno aumentando praticamente in ogni settore e, come se non bastasse, presto gli sconti eccezionali a cui eravamo ormai assuefatti potrebbero diminuire, fino quasi a scomparire. E la colpa, questa volta, non è del caro-vita, ma dell’Europa.

La premessa
Nell’ottica di assicurare un elevato livello di protezione dei consumatori, l’Unione Europea ha lavorato ad una serie di norme (New Deal for Customers del 2019) raccolte all’interno della cosiddetta Direttiva Omnibus che avrebbe dovuto essere recepita dall’Italia già il 28 novembre 2021 e applicata dal 28 maggio 2022. Dopo una procedura di infrazione da parte della Commissione Europa per il ritardo, a dicembre 2022 il Consiglio dei Ministri ha approvato in via preliminare il decreto (Atto del Governo numero 9, attualmente in esame).

Di cosa si tratta
La direttiva Omnibus è stata adottata dall’Italia tramite una serie di modifiche e integrazioni all’attuale Codice del Consumo, tra queste compare il nuovo articolo 17 bis che rappresenta una novità importante in materia di sconti: “ogni annuncio di riduzione di prezzo deve obbligatoriamente indicare il prezzo precedente applicato dal professionista per un determinato periodo di tempo prima dell’applicazione di tale riduzione”. Per prezzo precedente si dovrà intendere il prezzo più basso applicato dal professionista alla generalità dei consumatori nei trenta giorni precedenti [allo sconto].

L’applicazione in pratica
Quindi, per esempio, un prodotto che negli ultimi 30 giorni è stato esposto al pubblico ad un prezzo di 10 euro, potrà essere messo in sconto al 20% con una comunicazione di taglio prezzo da 10 a 8 euro. Questa scontistica potrà aumentare nel tempo indicando sempre i 10 euro iniziali come prezzo di partenza. Segnalare, in luogo dei 10 euro, il prezzo di listino di quell’articolo - ovvero il valore che il produttore indica sul proprio sito - diverrebbe pratica commerciale scorretta: l’importo da indicare, in caso di sconti, è quello applicato dal professionista negli ultimi 30 giorni. Va da sé che, per pianificare una promozione che risulti attraente agli occhi del pubblico, il rivenditore dovrebbe tenere il prezzo di un articolo senza tagli per almeno un mese, col risultato che non solo vedremo meno sconti esagerati, ma meno sconti in generale.

L’effetto sul pubblico
Pensata per contrastare le iniquità di alcuni e-commerce senza scrupoli, che spesso indicavano prezzi di base ‘gonfiati’ di proposito per rendere lo sconto sproporzionato un’occasione irripetibile e spingere gli utenti all’acquisto di impulso, questa direttiva si riflette inevitabilmente sui negozi fisici. Anche perché, ormai, ogni catena possiede un proprio ‘avatar’ on-line e tramite il sito pubblicizza i volantini e la maggior parte delle campagne promozionali. Pubblicare un prezzo on-line significa esporlo alla verifica dell’autorità di regolazione 24 ore su 24: pertanto i rivenditori dovrebbero diventare molto più cauti e gli sconti saranno meno ‘forti’.

Il tempismo
I tempi non sono tra i più favorevoli per i consumi. La forbice del prezzo, vista con gli occhi del cliente, andrà restringendosi. Da una parte i ritardi della catena di approvvigionamento rallentata dalla crisi energetica (i container partono solo quando sono carichi al cento per cento per risparmiare carburante) costringe i rivenditori ad una certa parsimonia, dall’altra i rincari dovuti al caro bollette hanno fatto lievitare i prezzi al pubblico. Ora questa nuova direttiva potrebbe far sgonfiare come un soufflé il prezzo di partenza, creando un effetto di disincanto sui consumatori che - dalla sera alla mattina - si ritroveranno con prodotti più cari e sconti che faticano a superare il 20 percento, abituati com’erano a prezzi stracciati e sconti che rasentavano la gratuità.

Le sanzioni
L’impossibilità di sgarrare, visto l’aumento delle sanzioni che vanno dai 516 ai 3098 euro per annuncio di riduzione di prezzo e ora possono arrivare fino ai 10 milioni di euro in caso di accertamento di pratica commerciale scorretta, impone ai professionisti una rigorosa trasparenza in tema di sconti. Restano salve le vendite sottocosto, per le quali non è previsto l’accertamento perché già assoggettate ad una normativa stringente, i prodotti alimentari e gli articoli immessi sul mercato da meno di 30 giorni.

Conclusioni
Nei prossimi mesi valuteremo che impatto avrà sui consumatori l’effetto ottico di assistere al restringimento degli sconti e al contemporaneo aumento dei prezzi. Noi non crediamo che il cliente medio italiano sia stato così sprovveduto da avere “abboccato” in questi anni a tutti i saldi mega-galattici che gli sono stati propinati. Anzi, districarsi nella giungla dei prezzi gli ha permesso di raggiungere un grado di maturità elevato, tanto che ormai è diffidente nei confronti dei tagli prezzo incredibili. Non possiamo che augurarci che il consumatore finale si riprenda dall’ebbrezza di questi anni e apprezzi la trasparenza e la sobrietà di un retail più autentico e misurato. Quello che noi di Bianco & Bruno auspichiamo da tempo: la fine degli sconti urlati e delle promozioni ad ogni costo. La trasparenza, l’affidabilità e l’onestà di un rivenditore sono qualità che non è facile disciplinare, neppure per l’Europa, ma sono queste le caratteristiche che assicurano la fiducia del cliente nel lungo termine.

Fonti:
Atto del Governo 9 – Camera dei deputati
www.twobirds.com
www.agendadigitale.eu