Giovedì, 06 Settembre 2012 00:00

Ferro da stiro, come scegliere quello giusto

L'arrivo del vapore ha rappresentato una vera rivoluzione

Ricordi dolci, quelli della nonna curva sul tavolo del soggiorno foderato di coperte, intenta per ore a stirare e inamidare. Servivano olio di gomito e pazien­za da vendere coi ferri di allora, e guai se pure i calzini non venivano riportati alla loro forma originaria sotto i colpi di un attrezzo massiccio, a prova di sollevatore pesi. Poi è arrivato il vapore, simbolo di una rivoluzione profonda nell’universo stiro. Oggi integrato in tutti i modelli in commercio, permette di ritrovare il piacere di capi morbidi e lisci come appena acquistati senza sforzi da culturista. Tanto che a chi conosce bene le fatiche della stiratura sembra quasi impossibile aver vissuto senza.

Delicatezza e potenza, basta una passata
La sua forza sta nella capacità di penetrare i tessuti con cura e di distenderne le fibre dall’interno al semplice passag­gio. Qualsiasi capo ritrova la propria forma con un tocco carico di vapore delicato e potente al tempo stesso. Lo dimostrano, tra gli altri, gli apparecchi progettati per stirare tende, giacche o abiti di pregio in posizione verticale, attraverso un contatto lieve, quasi impercettibile col tessuto da trattare. Per ogni abitudine (e mole di bucato) esiste un prodotto ideale: quelli con caldaia incorporata - i cosiddetti tradizionali, fino a non molto tempo fa - sono ancora il non plus ultra per gli stiratori della domenica, coloro che devono gestire “l’indispensabile” all’interno di un piccolo nucleo domestico. All’addetto sti­ro in una famiglia più numerosa, specie se abituato a ripassare col ferro ogni capo estratto dalla lavatrice, si addice invece un sistema con caldaia separata, garanzia di quantità superiore di vapore per un tempo prolungato e massima libertà di stiratura. 

Tipologie a caldaia separata: i vantaggi dell’autonomia
Il mercato dei sistemi con caldaia separata si divide in modelli con caldaia in pressione, dotati di tappo ermetico di sicurezza, sistemi stiranti a carica continua e appa­recchi con serbatoio a freddo. Mentre i primi possono garantire, in base alla quantità di vapore emesso, fino a quattro ore di esercizio (nei prodotti migliori), i secondi vantano un’autonomia illimitata, grazie al serbatoio che può essere rabboccato in qualsiasi momento durante il processo di stiratura, senza la necessità di staccare la spina e attendere il raffreddamento dell’apparecchio. La stessa li­­bertà di caricamento in continuo caratterizza i prodotti a freddo, nei quali l’acqua viene pompata da un serbatoio esterno alla piastra e qui trasformata in vapore. 

Non fidarsi dei watt
Nel consigliare un prodotto per lo stiro, mai affidarsi ciecamente solo ai watt di potenza, che spesso abbagliano il con­su­matore senza nulla esprimere in termini di scorrevolezza, maneggevolezza e comodità di esercizio. Un ferro è in­nan­zitut­to tanto più “invitante” quanto più è ergonomico e - considerate le volte che dovrà essere sollevato - leggero, una caratteristica frequente nei sistemi stiranti, che dividono infatti l’elemento ferro dalla sua base-caldaia. A parità di prestazioni offerte, meglio un prodotto “domestico” rispetto ad un fer­ro professionale, mediamente più massiccio e pesante. A “smaltire” poi piccoli Everest di panni stropicciati penserà una piastra più o meno grande (maggiore la sua superficie e minore la durata della sessione di stiratura) costruita con materiali condut­tori come l’acciaio inox, l’alluminio smaltato o satinato, la ceramica o il teflon, caratterizzati da diversi gradi di scorrevolezza ed effetto antilucido. Il thermolon, usato da alcuni produttori per la piastra interna, offre massima scorrevolezza su tutti i tessuti e forte resistenza a graffi e abrasioni, assicurandole lunga durata. Il rivestimento in nichel abbina invece qualità antigraffio a speciali proprietà antimacchia.  

Risultati professionali
Tipologia del vapore e pressione del getto, ecco un altro capitolo da conoscere: per una stiratura di livello professionale occorre un vapore secco, costituito cioè da gocce molto piccole, il contrario di un vapore umido contenente una maggiore quantità d’acqua che tende a bagnare i tessuti senza trattarli in profondità. Il grado di penetrazione all’interno dei capi, da cui dipende buona parte dell’efficacia della stiratura, varia inoltre col variare del getto, la cui pressione si misura in bar. La gran parte dei prodotti a scaffale vantano un livello di 4-5 bar, ottimo di per sé, ma con risultati diversi da modello a modello. La ragione? E' racchiusa nella quantità di vapore emessa dall’apparecchio e dalla sua concentrazione. La piastra è punteggiata da un numero di fori variabile nonché diversi per forma e grandezza (generalmente piccoli e rotondi quelli sulla punta, più grandi, allungati e scanalati gli altri) che assicurano la massima uniformità di stiratura se particolarmente presenti sulla punta, zona cruciale nel distendere in una passata aree difficili come polsini, angoli e colletti. La superficie posteriore della piastra, di so­lito con pochi o nessun foro, asciuga il tessuto e ne fissa infine la forma. Duplice la possibilità di a­zione inclusa in qualsiasi prodotto, forte di una stiratura a vapore combi­nata con quella a secco, tradizionale e di una volta, ma ancora ottimale nel ripassare seta, pizzi, orli e sintetici. Ad essa è dedicato il termostato di regolazione, che va impostato in base ai tessuti da gestire nella stiratura - a secco, appunto - e “dimenticato” al massimo livello di poten­za in modalità a vapore. Il tasto supervapore, unito talvolta alla funzione spray, aiuta a distendere pieghe ostinate derivanti da centrifughe troppo spinte o noncuranza nello stendere il bucato. Addio calcare, infine, antico responsabile di guasti fatali e malfunzionamenti. Con tutto il rispetto per i sistemi della nonna - acqua e aceto per qualunque pulizia - è giunto il tempo dei prodotti con tappo per la pulizia della caldaia o provvisti di filtro anticalcare salva-prodotto e salva-pensieri.