Venerdì, 10 Giugno 2011 00:00

Robot da cucina, come destreggiarsi tra i prodotti

Food processor e kitchen machine sono radicalmente diversi e rispondono ad esigenze via via più raffinate.

Parlare e soprattutto agevolare la scelta di un robot da cucina signifca sostanzialmente avere di fronte due grandi categorie di prodotto: food processor e kitchen machine. Ovviamente entrambe hanno le loro caratteristiche e possono soddisfare aspettative ben precise. E distinte. Forse in nessun settore come quello dei robot le funzioni hanno una importanza tanto elevata per ciò che il consumatore intende fare in cucina. Cominciamo col ricordare che affettare, sminuzzare e montare a neve sono le operazioni meccaniche più comuni. Se il consumatore vuole risparmiare tempo, fare meno fatica (molto meno) senza avere nessun’altra pretesa, allora il food processor è la soluzione migliore. Questo non esclude che si possa crescere in fatto di prestazioni. Ci può essere l’interesse a centrifugare, a sminuzzare finemente in grandi quantità oppure in piccole. Le stesse dimensioni delle ciotole vanno nella direzione di soddisfare un bisogno del tutto particolare e variegato.

Attenzione maniacale   

Chi volesse puntare al massimo della tecnologia, restando nell’ambito del food processor, deve sapere che ci sono macchine che pongono una attenzione quasi maniacale alle singole attrezzature. Se si deve affettare, per esempio, certi prodotti propongono un disco monotaglio. Vale a dire realizzato solo per quella funzione. E così per le altre funzioni ci saranno dischi in “esclusiva”. L’obiettivo è che ogni singola operazione raggiunga il risultato più vicino possibile alla perfezione. Al contrario i dischi reversibili, utilizzati per tutte le funzioni, non assicurano la medesima qualità. Inoltre possono esserci ciotole di varie dimensioni per altrettanti utilizzi, pensando a famiglie più o meno numerose. Un altro aspetto da tenere in considerazione è la potenza. Qualche macchina arriva a 1200 W, lavorando molto meglio e più velocemente (è ovvio) rispetto a potenze inferiori, che si aggirano mediamente attorno a 800 o 900 W. E c’è anche la possibilità di avere un’unica base per tre prese motore destinate a tre diverse velocità. Ciò per ottimizzare le diverse funzioni. Addirittura sono sul mercato food processor che autoregolano, in modo pressoché “intelligente”, la velocità in base a quello che vogliamo fare e alle quantità di cibo che abbiamo inserito.

Pizza più buona

Il passo successivo, per chi abbia il desiderio di migliorare ancora di più le prestazioni, è quello di affidarsi a una kitchen machine con movimento planetario. Un primo esempio lo si potrebbe fare con la pizza. Preparata con un food processor o con una kitchen machine non è propriamente la stessa cosa. Con la seconda macchina, la pizza lievita meglio e si presenta più croccante. In pratica, si ottiene un risultato che è molto vicino a quello che definiremmo professionale. Un aggettivo, quest’ultimo, un po’ abusato nel piccolo elettrodomestico, è vero. Tuttavia serve a spiegare con efficacia la differenza tra il food processor e la kitchen machine. Il primo è pensato per la massa dei consumatori, mentre la seconda si rivolge a chi dimostra aspettative di alta qualità. Basta guardare alla funzione di montare a neve. Le fruste della kitchen machine, ruotando attorno a se stesse e su tutta la ciotola, permettono di incorporare molta più aria rispetto al food processor. Da sottolineare che la kitchen machine è una macchina che si acquista “aperta”. Nel senso che il consumatore si porta a casa il corpo motore con il kit di miscelazione, che consente di impastare rispondendo a tantissimi bisogni.

Insalatone e altro

Tuttavia questa macchina base potrà essere arricchita dal consumatore con l’acquisto di attrezzature opzionali direttamente legate ai gusti di chi la usa. Se il consumatore è un appassionato di pasta, a sua disposizione sul mercato troverà tanti strumenti ulteriori: dal torchio alla sfogliatrice, giusto per dirne alcuni. Se invece a essere particolarmente apprezzate sono le insalatone, le verdure o le macedonie, allora c’è il tagliaverdure. Insomma, quando scriviamo che la kitchen machine garantisce risultati professionali non ci riferiamo solo a una qualità superiore di carattere generico. Si tratta, invece, di una qualità cucita addosso all’utilizzatore della macchina. Come si può ben intuire, ora, siamo piuttosto lontani dal food processor e dalla stessa mentalità che muove il consumatore. Con esso egli svolge meglio e più in fretta funzioni che magari rinuncerebbe a svolgere se solo ne avesse la possibilità. Con la kitchen machine siamo di fronte a una persona che dimostra di avere a cuore la qualità dei cibi proposti e quindi si attende dalla macchina che riesca ad eseguire esattamente ciò che lei desidera.

I salutisti  

Questo significa che l’addetto alla vendita si trova tra le mani una grande occasione per “indagare” il potenziale acquirente. Certo, se il cliente “proviene” dal food processor indubbiamente ci possono essere margini per condurlo sulla kitchen machine. Ma c’è anche un altro aspetto da sottolineare. L’area salutista e del benessere è in continuo allargamento. Ci riferiamo a tutti coloro che prestano attenzione a ciò che mangiano e che dunque cercano la genuinità. La quale passa anche attraverso macchine in grado di preparare bene gli alimenti. Senza dimenticare la fascia, anch’essa in espansione, dei gourmet che amano dilettarsi in cucina. Con la kitchen macchine si riesce a trovare risposte a tutti costoro. Ma l’addetto deve capire chi ha davanti. Senza trascurare, peraltro, la crisi economica che induce a restare più a casa limitando le serate al ristorante. Non è un caso, allora, che in Europa si stia assistendo a una graduale espansione delle kitchen machine. Ci si vuole svincolare dai cibi già preparati, e porzioni sempre più ampie di tempo libero vengono dedicate alla cucina. Tra le stesse kitchen machine, la tendenza parla a favore di quelle più performanti e complete. Se non si vuole o non si può andare fuori casa, la permanenza all’interno dell’abitazione deve essere la migliore possibile.

Blocco psicologico

In generale, si può comunque affermare che è stato definitivamente superato quel blocco psicologico, di carattere generazionale se non addirittura culturale, che fino a qualche anno fa avrebbe impedito a larghi strati di popolazione di prendere in considerazione l’acquisto di una macchina per preparare i cibi. Il fatto stesso che si propongano kitchen machine dotate di diverse alternative di accessori e con funzione cottura, è la conferma che il consumatore di oggi si dimostra molto più ricettivo a questo tipo di prodotti.           

Pasta: no con la lama in acciaio

Se il food processor è dotato di lama impastatrice, è quest’ultima che va usata per preparare la pasta. E non la lama in acciaio. Il motivo è semplice. La lama impastatrice stende la pasta mentre la impasta invece che tagliarla. Questo significa che è meglio utilizzare la lama in acciaio specificatamente per tagliare. Per quanto riguarda le diverse velocità, quella alta va utilizzata per accessori come il frullatore e i dischi per affettare/sminuzzare. Mentre accessori come lo spremiagrumi o la lama impastatrice sono pensati per quella bassa.

Motori potenti ma non spreconi

Nel piccolo elettrodomestico, a parte le macchine per il caffè, non esistono le classi energetiche utili a guidare l’utente sul terreno dei consumi. Il consumatore, però, deve rammentare che non basta leggere il wattaggio per avere un’idea del consumo. Infatti se ha per le mani una kitchen machine, si troverà un motore molto potente. Ma l’indicazione che trova sulla confezione è sempre relativa al consumo alla massima potenza, che non è la norma di lavorazione. Infine una funzione svolta con un motore potente vede ridurre il tempo necessario e dunque il consumo.