Venerdì, 15 Marzo 2019 15:36

Lavoro perso? Brutto: ma non perdete coraggio, umiltà e dignità

Chi scrive ha attraversato più volte il tunnel della disoccupazione. E quindi vi dico che...

Negozi in crisi, che si avvitano su loro stessi, con i fatturati che fanno registrare preoccupanti segni meno e con gli scaffali sempre più vuoti: è una fotografia cruda, ma assolutamente in linea con la situazione che hanno vissuto, stanno vivendo, o vivranno, diversi punti vendita su tutto il territorio nazionale. Non importa il colore della divisa, né tantomeno il “prestigio” dell’azienda che si cela dietro ad essa, perché più o meno tutte le catene hanno dovuto affrontare questi momenti.

Ed è proprio in questi momenti che l’anello debole della catena si rivela, se possibile, ancora più fragile e che l’addetto vendita si sente ancora più abbandonato. Quella sensazione di isolamento, consolidata dalle quotidiane incomprensioni con la sede, non fa che amplificarsi. Si scava un enorme solco tra le due parti in gioco e si prova la terribile sensazione di essere appesi ad un filo sottilissimo. Sì, perché i primi a pagare lo scotto di un negozio che non ingrana la marcia giusta, sono proprio loro, quelli che ogni mattina alzano la serranda e cercano, in qualche modo, di tappare le falle di una nave destinata a colare a picco.

Avere alle spalle un passato forte, solido, e ritrovarsi ad affrontare un presente e soprattutto un futuro pieno di incognite, è terribile. Non c’è altra definizione: terribile. Ovviamente il fardello si fa ancora più pesante da sopportare per quei genitori che sentono la responsabilità di garantire uno stipendio per i loro figli, ma le criticità vengono a galla per tutti, nessuno escluso.

Chi vi scrive ci è già passato, più di una volta, e la trafila è sempre la stessa. Si parte da un vistoso calo di affluenza e di incassi. Poi iniziano a diminuire gli scarichi a magazzino, sintomo di evidenti problemi di liquidità aziendale. Il passo successivo è quello che inizia a farti aprire gli occhi: si arriva infatti ai contratti di solidarietà, con la progressiva riduzione di ore lavorate, per poi passare alla cassa integrazione.

Il destino è segnato. Che fare, quindi? Il primo consiglio è quello di chiudere fuori dalla porta di casa i problemi vissuti sul lavoro. Portare in famiglia i dubbi, le tensioni, le paure che continuano ad accumularsi è tanto inutile quanto pericoloso. Mantenersi lucidi, non farsi abbattere e seguire con attenzione il corso degli eventi diventa invece fondamentale. E poi bisogna iniziare a guardarsi seriamente intorno, a far fruttare tutte le conoscenze ed i rapporti intrecciati nel corso degli anni e soprattutto rimettersi in gioco con entusiasmo, cercando di esaltare le proprie competenze.

Ma forse le virtù che non devono mancare sono tre: coraggio, umiltà e dignità. Coraggio nel prendere decisioni nette, mettendo da parte la paura. Umiltà nel rimettersi in gioco, anche facendo un passo indietro, con la prospettiva di farne due in più in futuro. E dignità, perché la situazione spesso è meno tragica di quello che sembra, e svendersi è proprio ciò che si deve assolutamente evitare.

Commenti (6)

Vissuto sulla mia pelle, ma come dici tu con umiltà mi sono rimesso in gioco, l'importante è non arrendersi mai e guardare sempre avanti

 
  1. Nathan

Esatto Massimo. Non bisogna mai abbattersi e credere in noi stessi. Per quanto mi riguarda ti posso dire che dopo anni di precariato, sono tornato ad avere una certa stabilità. Anzi, posso dirti che probabilmente, senza quei periodi bui, non...

Esatto Massimo. Non bisogna mai abbattersi e credere in noi stessi. Per quanto mi riguarda ti posso dire che dopo anni di precariato, sono tornato ad avere una certa stabilità. Anzi, posso dirti che probabilmente, senza quei periodi bui, non sarei nella situazione attuale.

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  1. josef

noi siamo in concordato da oltre un anno e praticamente sull'orlo del baratro, come non capirti... grazie dell'articolo, veramente mostruosamente attuale e veritiero

 
  1. Nathan

Personalmente sono passato sia dalla cassa integrazione, che dalla disoccupazione. Posso consigliarti di non abbatterti mai e credi in te stesso!

 
  1. carmela

mah......io invece non sono fiduciosa e ormai un anno che l azienda è chiusa..... rispondo a centinaia di annunci dove cercano personale con esperienza (io me ho 22 di esperiemza) e nemmeno mi rispondono grazie per esserti candidato
arrivata a...

mah......io invece non sono fiduciosa e ormai un anno che l azienda è chiusa..... rispondo a centinaia di annunci dove cercano personale con esperienza (io me ho 22 di esperiemza) e nemmeno mi rispondono grazie per esserti candidato
arrivata a questo punto io sto perdendo le speranze

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  1. Nathan

Mai perdere la speranza Carmela. Mai! Ci sono passato pure io, più di una volta. E mi si sono aperte strade che mai avrei immaginato. È difficile, lo so, ma la costanza verrà sempre premiata, non ti abbattere

 
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