Dopo il racconto della mia personalissima esperienza lavorativa della settimana di Ferragosto (https://bit.ly/3dLMRKE) mi sono sentito un po’ come il Paperino della storia a fumetti che ricordavo: ho scattato l’istantanea nel momento sbagliato e l’ho interpretata come fotografia della situazione.
In realtà, tutto quello che vi racconto è frutto di esperienze del mio quotidiano, nel negozio in cui lavoro, sito in un determinato quartiere di una città di una regione d’Italia. Le mie giornate possono essere simili a quelle di molti colleghi, ma non saranno sicuramente identiche. A volte non assomigliano neppure alla stessa giornata vissuta da me l’anno precedente. Il fatto che molti di voi si siano “lamentati” che il Ferragosto nel commercio non è assolutamente come dipinto nel blog, ma piuttosto rappresenta il secondo Natale dell’anno, mi ha fatto fare alcune considerazioni.
La prima di queste è la grossa responsabilità di cui sono investito, e vi assicuro che sento il peso di questo dovere, e cioè quello di rappresentare una grossa fetta di lavoratori, raccontando come si vive “al fronte”. Non cerco sicuramente la popolarità, come ha scritto qualcuno, anche perché non voglio essere preso ad esempio. Mi piace semplicemente raccontarvi la mia giornata, come potrebbe farlo un qualsiasi collega, con aneddoti o fatti curiosi. Cerco sempre di trasmettere un messaggio, soprattutto ai piani alti, visto che con Bianco & Bruno abbiamo la possibilità di farci leggere dai manager. Dico “abbiamo” perché questa opportunità è anche la vostra. Siamo una realtà con molte sfaccettature, che è difficile classificare o etichettare, questo rappresenta una grossa difficoltà anche per chi ci dirige, che non riesce a trovare una linea comune.
Un altro pensiero che mi frulla per la testa è quello delle ferie: mi scrivete che agosto è il secondo mese più importante dell’anno dopo dicembre, e non siete i primi a dirmelo. Ma, allora, vi faccio questa provocazione: perché andiamo in ferie ad agosto? Non sarebbe più logico restare in negozio e scegliere un altro periodo? Un po’ come i dipendenti del settore turistico, che lavorano di più quando gli altri sono in vacanza? Cerco di darmi una risposta: Secondo il Contratto Nazionale, metà delle ferie annuali possono essere decise dall’azienda, mentre l’altra metà la decide il lavoratore. Correggetemi se sbaglio. Il risultato quindi è che molti di noi, avendo un partner che ha le ferie ad agosto perché fa un lavoro “normale”, scelgono questo mese per assentarsi. Per non parlare delle neo-mamme che hanno la possibilità di prendere giorni di maternità, e visto che le scuole sono chiuse per un periodo interminabile, ne approfittano per non pagare la babysitter e stare con i loro figli. E così si arriva al risultato che, nel secondo mese più importante dell’anno, in negozio c’è metà della forza lavoro che nel primo mese. Qualcuno di voi ha scritto che mi lamento soltanto e non propongo soluzioni, ma le soluzioni che posso proporre sono solo quelle che prevedono di “mettere mano al portafoglio”: assumere stagionali, proporre un premio per chi decide di lavorare ad agosto e andare in ferie fuori stagione, invogliare in qualche modo dipendenti “volontari” a coprire i turni dei colleghi di altri negozi. Se poi vogliamo escludere le soluzioni a pagamento, allora si potrebbe concedere una settimana in più di ferie all’anno a chi decidesse di sacrificare questo mese “per la causa”. Altre idee non ne ho, ma se davvero è così importante l’ottavo mese dell’anno, mi sembra strano che nessuno abbia mai cercato di risolvere il problema del disservizio dato al cliente.
Terza, e ultima, riflessione: molti mi scrivono che in questo periodo lavorano più che negli altri mesi, ma qualcosa sinceramente non mi quadra. Durante l’anno abbiamo gli agenti di commercio che visitano il punto vendita e ci fanno le domande più disparate, i grandi capi che girano per gli scaffali, gli inventari, la merce che arriva a bancalate. In questo periodo, anche se siamo di meno perché i nostri colleghi sono in ferie, l’unica cosa da fare è servire i clienti. Era quello che intendevo nel mio intervento: è quella la parte principale del nostro mestiere - quella che preferisco - e mi sembra di poterla svolgere nel modo corretto solo in questi giorni, senza distrazioni.
La cosa bella è che mi avete scritto davvero in tanti. Ognuno di noi ha qualcosa da raccontare e idee da proporre, ed è curioso che saltino fuori più per “contrasto” che per “assonanza” con quello che vi racconto.
Concludo da sempre i miei interventi sul blog con “Se vuoi dire la tua su questo argomento, scrivimi a nathan@biancoebruno.it”. Scrivetemi, parliamone assieme, non mi piace essere l’unica voce del coro, soprattutto quando mi dite che sono stonato ?.
Un abbraccio,
Nathan
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