Sabato, 23 Novembre 2019 11:42

Nella giungla dei turni di lavoro in negozio - seconda parte

Molti i commenti giunti in redazione tramite la nostra pagina Facebook riguardo al mio precedente intervento sul blog. Ne riprendiamo alcuni.

Sono molti i commenti giunti in redazione tramite la nostra pagina Facebook riguardo al mio precedente intervento sul blog “Vita da negozio”. Molti lettori si sono detti d’accordo con quanto ho scritto, ma per fortuna c’è stata anche una voce fuori dal coro. Mi fa piacere, altrimenti non si intavolerebbe nessun dialogo costruttivo. Un imprenditore, “titolare di negozi” come lui stesso si definisce, accusa noi commessi di essere troppo piagnucoloni e lagnosi.

Senza falsa retorica dico che è vero: ci lamentiamo troppo spesso. Dopotutto non lavoriamo in fonderia e non asfaltiamo le strade sotto la pioggia. Il nostro mestiere si svolge in un ambiente pulito e climatizzato. Certo si lavora spesso la sera, i festivi e le domeniche, ma esistono lavori con condizioni peggiori.

Tuttavia chi si lamenta - spesso - lo fa perché è attaccato al proprio mestiere e vorrebbe conciliare al meglio vita privata e lavoro per poter avere a disposizione tutte le energie necessarie per svolgerlo al meglio. La vita privata è importante tanto quella lavorativa, e solo chi dà il giusto valore ad entrambe riesce ad infondere un impegno costante, senza alti né bassi.

Forse a smuovere tanto astio nei nostri confronti da parte dell’imprenditore, che conclude invitando i malmostosi a licenziarsi, è stata una piccola incomprensione. Magari i negozi di cui è il titolare svolgono un orario lavorativo a turnazione unica. Lamentarsi in quel caso è come brontolare per la pioggia. Ben diverso è quando si parla di centri commerciali in cui si lavora su almeno tre turni, ma solo uno di questi prevede la possibilità di cenare a casa con i propri cari o avere uno scampolo di vita sociale.

Mi è giunta poi una lettera firmata da un nostro collega che chiede di restare anonimo sotto lo pseudonimo di “Cyrano”. Scrive di getto, senza badare alla punteggiatura. Manda la sua mail dal cellulare, probabilmente durante una breve pausa lavorativa. Non bada alla forma, ma traspare molta passione e livore nei confronti di quel mestiere che ama, ma che gli sta costando molto sacrificio.

Cyrano viaggia con l’ansiolitico in tasca. È stanco di lavorare ogni maledetta domenica nonostante il suo contratto non lo preveda, ed è stufo di raggiungere i suoi amici a cena ormai conclusa il sabato sera. Quando “mangi in un angolino quel poco che resta e non vedi l’ora di andartene”. Tanto che ormai “non ti invitano neanche più, ben sapendo che se non sei di turno, sarai sicuramente stanco”.

La frase sulla quale si sofferma di più, tuttavia, è quella che dovrebbe dare da pensare: “La gente non capisce quando sei da solo in turno la domenica e ti sbuffa addosso. È lì che ti senti più solo che mai”.

Già, le aziende sanno bene come far entrare frotte di visitatori nei loro punti vendita, attirandoli con promozioni folli. Salvo poi accusare i commessi di non essere stati in grado di gestire i flussi. Addossandoci l’intera colpa quando il risultato è negativo e non riconoscendoci nessun contributo in caso di successo.

È paradossale che a pensare a lungo termine siano spesso gli addetti, piuttosto che i manager. Dopotutto la richiesta di una turnazione equilibrata e sostenibile nasce dall’esigenza di garantire un servizio più costante al cliente.

L’organizzazione del lavoro è lasciata interamente alla discrezione della regia del punto vendita. Questo apre molto spazio alla fantasia. Pensare a come organizzare recuperi e riposi in maniera da conciliare al meglio la vita privata con quella lavorativa è estremamente complesso, e non sempre chi è incaricato di stilare gli orari ne ha voglia, o ne è in grado.

Le nostre lamentele non sono “chiacchiere da bar”. La nostra vita lavorativa manca totalmente di organizzazione e visione sul futuro, non a caso l’ho definita “inutilmente complicata”. Basterebbe avere turni equi e pubblicati con sufficiente anticipo per potersi organizzare meglio.

Solo chi fa il nostro mestiere può capire i nostri problemi. Rassegniamoci. Approfittiamo piuttosto della settimana entrante, quella del famigerato Black Friday, per mettere da parte i dissapori e concentrarci sul nostro amato e odiato mestiere. Dimostriamo ai piccoli imprenditori e ai grandi manager che siamo risorse indispensabili, anche se non inesauribili.

Vuoi farmi sapere come la pensi su questo argomento? Scrivimi a nathan@biancoebruno.it

Commenti (1)

  1. Giulio

Quando uno commesso si lamenta é perche non lavora serenamente e quando in un negozio i commessi che si lamentano sono più di uno, c'è qualcosa in alto che non va. Il mistery shopper dovrebbe stare a contatto per diverso tempo con capi e manager...

Quando uno commesso si lamenta é perche non lavora serenamente e quando in un negozio i commessi che si lamentano sono più di uno, c'è qualcosa in alto che non va. Il mistery shopper dovrebbe stare a contatto per diverso tempo con capi e manager prima di giudicare il lavoro di un commesso..

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