Dopo la quarta domenica di riaperture nei weekend dei centri commerciali provo a farvi il punto della situazione. Ovviamente quanto segue si basa unicamente sulla mia esperienza, della quale non ho una visione così tolemaica da pretendere che sia universale.
Da quando “Finalmente venerdì!” è diventata solo una frase vuota detta dallo speaker radiofonico mentre mi reco al lavoro, ho notato che alcuni comportamenti del cliente sono drasticamente mutati rispetto a una tipica domenica pre-Covid. Altri, purtroppo, sono rimasti identici.
Tra gli atteggiamenti cambiati ci sono un diverso approccio alla socialità, il piacere della conversazione, il rifiuto – spesse volte – di un mondo che vive solo online. Sono quei clienti che mi dicono apertamente: “Vede perché mi piace comprare nel negozio? Queste cose non le scrivono nelle recensioni”. Chi ha dovuto o voluto, per forza o per convenienza, acquistare da un e-commerce durante questi ultimi mesi non sempre è rimasto totalmente soddisfatto. La domenica (soprattutto al mattino) intercetto spesso questo genere di consumatori e apprezzo la loro visita. Anche perché si conclude quasi sempre con una bella vendita. Sono visitatori che non hanno trovato il tempo di passare in settimana perché hanno modo di riunirsi solo la domenica. Beati loro, mi verrebbe da dire, ma tutto sommato giustifico più queste persone, che hanno piacere di condividere un acquisto importante con il resto della famiglia, che quelli che vengono con l’intero albero genealogico ancora in vita per avere informazioni sul telefono che, forse, compreranno per il compleanno della figlia che cade tre mesi dopo.
Questi ultimi sono quelli che, dalla pandemia, non hanno imparato nulla. Schiere di padri, madri, zie e nonni con passeggini al seguito gremiti di neonati urlanti e i loro fratellini che zampettano da uno scaffale all'altro buttando giù ogni cosa. Nei centri commerciali queste tribù fanno la loro irruzione di solito in corrispondenza degli orari del cinema, subito prima o dopo pranzo. Chiedono di tutto: da come funziona (in ogni più piccolo dettaglio) un microonde a che tipo di elettrodomestici posso consigliare per la futura casa del figlio da sposare. Il ragazzo, con ogni probabilità, non è nemmeno fidanzato, dato che puntualmente non acquistano mai nulla. L'incursione si conclude all'improvviso con un “Grazie, ci penso”, quando il capo branco richiama il gruppo perché è ora di andare.
Sono scene che mi lasciano sempre basito: è proprio necessario venire in massa a “farsi un giro” in un negozio di elettronica - di domenica - facendo perdere tempo ed energie al commesso che dovrebbe essere lì per vendere? Io paragono spesso il mio mestiere a quello “alberghiero”: anche cuochi e camerieri lavorano quando gli altri riposano, ma nessuno si sognerebbe di sedersi al tavolo, chiedere dettagli sul menu, mangiare i grissini e andarsene.
Sto iniziando a pensare che forse il problema non è tanto quello di tenere aperto domenica e festivi, ma quello di avere un orario troppo prolungato che si presta ad accogliere i perditempo. Magari aprendo solo per poche ore al mattino, fino a ora di pranzo ad esempio, si potrebbero comunque servire gli interessati, scoraggiando gli svogliati. Anche perché, solitamente, più ci si avvicina all'orario di chiusura più le persone realmente intenzionate ad acquistare sono ostacolate da chi è entrato solo per “farsi un'idea”. Per noi addetti, le ore tra le 18 e le 20 domenicali sono logoranti: dobbiamo correre da uno che ha realmente ha bisogno di comprare all'altro che ci distrae dal nostro compito. Qui avviene l’esatto contrario di ciò che accade al mattino: salta sempre fuori qualche cliente stizzito dal dover attendere troppo che si chiede come mai siamo così in pochi la domenica, e sentenzia: “Per forza che la gente compra on-line!”. Perché ovviamente chi vuole solo togliersi una curiosità ha anche fretta. ‘La fretta di non combinare nulla’, la chiamo io scherzosamente.
Molti si chiedono come mai siamo “così pochi” la domenica, io spiego che il fatto di dover aprire 7 su 7 non ha implicato nuove assunzioni, ma semplicemente si è “tirata la coperta”. Sono ormai ricominciati i battibecchi tra colleghi su chi ha riposato più domeniche e chi, invece, non ne ha avuta nessuna libera. Siamo più stanchi e più nervosi di prima e i clienti questo lo percepiscono. Non abbiamo nemmeno il conforto degli amici, dato che ormai sono tornati ad organizzarsi tra loro “lavoratori normali” per una grigliata o un pranzo fuori nel week-end, sapendo che lavoriamo.
Così, tra uno “Scusi qui non c’è nessuno?” e un “Lei è libero? Se no, me ne vado”, ormai rintronati dal caos che c’è, cerchiamo solo di tirare a sera, rispondendo ormai meccanicamente. Con il negozio che piano piano si svuota. Si scoprono le ferite: merce “caduta” tra le corsie, prodotti con l'imballo squartato, qualche confezione vuota perché il contenuto è stato saccheggiato impunemente. Noi, con i volti tirati dalla stanchezza, a chiederci se fosse proprio il caso di aprire anche questa maledetta domenica. Oggi siamo esausti, metteremo a posto domani...tanto sono lontani quei lunedì in cui si apriva con la coda di gente fuori. Ora non viene (di nuovo) nessuno.
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