Venerdì, 30 Ottobre 2020 09:08

LETTERA: "Io, addetto, dico: fateci lavorare nei fine settimana"

Riceviamo da un commesso di Unieuro e ben volentieri pubblichiamo. Ringraziandolo, riteniamo superfluo ogni commento.

Buonasera Nathan,

leggo sempre con interesse il tuo blog, lo trovo decisamente interessante e super partes, per questo motivo mi sono permesso di scriverti questa lettera aperta o piccolo sfogo personale, se me lo permetti.

Vorrei fare una premessa, ho 52 anni e sono un commesso, per scelta e non perché non ho trovato di meglio o in attesa del lavoro giusto, ho scelto di fare la vita di negozio. E ne sono orgoglioso e felice.

Ho fatto il percorso che credo abbiano fatto in molti, ovvero cominciando come promoter per una azienda, poi due e via così…. fino all’assunzione.

Il sabato e la domenica, come tutti (e siate onesti….) poco prima di iniziare il turno vorrei fare marcia indietro (la mia frase di rito è: “voglio andare a casa”), ma come timbro e entro in reparto do il meglio di me; d’altronde se cosi non fosse avrei decisamente sbagliato tutto.

Do il meglio di me, non solo perché sono pagato (come potrebbero pensare in molti) ma semplicemente perché è il mio lavoro, se il cliente è contento, lo avrò fidelizzato, tornerà, la mia azienda sarà contenta ma soprattutto io non avrò rogne dopo.

Sembra retorica o addirittura verrò tacciato di essere aziendalista, ma poi non vedo tutto questo disonore ad essere riconoscente all’azienda che ha creduto in te e che ti paga per fare il tuo lavoro, ma io la penso così, magari non nell’ordine in cui li ho scritti, ma il risultato non cambierebbe!

Sono molto riconoscente alla mia azienda, che dopo parecchie traversie mi ha ridato la possibilità di non far parte della schiera dei, purtroppo, molti disoccupati.

Non sempre sono d’accordo con le procedure o le decisioni aziendali, ma questo non vuol dire che non le rispetti o non le applichi, penso sempre che se qualcuno le ha pensate, qualcuno le abbia poi approvate… vadano poi da me applicate.

Quindi se tutto mi va bene e mi trovo bene, quale è il motivo di questa mia lettera?

Non sono felice.

Non sono felice di queste chiusure forzate del sabato e della domenica.

Queste chiusure mi preoccupano, mi spaventano, perché se l’azienda perde fatturato io rischio il mio posto di lavoro.

Chi pensa che siamo contenti di questi week end di chiusure o è un folle o non lavora in negozio.

Avevo già provato questa brutta sensazione con il primo lockdown, ma ora per me è peggio.

Mi ha fatto male, si male, vedere i negozi del centro commerciale aperti al pubblico e noi no, chiusi al pubblico ma presenti a sistemare, pulire, preparare volantino, preparare web etc etc.

Sono molto spaventato.

Sto dando tutto me stesso, credo di lavorare al 200%, e se devo fare ore in più non mi tiro indietro.

E credo che siamo in tanti a esserlo, presenti ma spaventati e non felici di queste chiusure.

Siamo abituati a non stare a casa nei week end, nelle feste, e ribadisco questa situazione non mi piace.

Non avendo più risposte o soluzioni chiedo alla mia azienda, al suo (mio) amministratore e dirigenti tutti: “ditemi cosa posso fare per cercare di uscire ancora una volta vincitori da questa situazione e io lo farò! Ditemi come posso io nel mio piccolo aiutarci a non sprofondare ulteriormente e io ci sarò!”

Penso di essere stato abbastanza chiaro, io ci sono e ci sarò!

Grazie Nathan se hai perso cinque minuti per leggere queste mie righe.

 

Marco

Unieuro Bicocca Milano

 

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