La rottamazione dei tv è iniziata di slancio. Dal 23 agosto al 1° ottobre sono stati erogati 495.994 bonus (dati Mise, Ministero dello sviluppo economico) a fronte di altrettanti apparecchi venduti e, di conseguenza, tv rottamati. Se commercialmente l’operazione è brillante, la filiera di raccolta e trattamento RAEE, deputata ad assorbire la massa di apparecchi obsoleti generati dall’incentivo, accusa una certa fatica, a fronte dell’impennata di materiali da gestire: +33,49% già a fine agosto, raddoppio previsto a fine ottobre. L’operazione bonus rottamazione TV è riuscita dove nessuno prima: ha provocato l’attivazione massiccia del meccanismo di ritiro uno contro uno, in vigore da oltre dieci anni, erogato dalla distribuzione, con una conseguente partecipazione attiva al sistema consortile e ai suoi servizi. Di più: il 100% dei RAEE generati dalla rottamazione è certamente avviato a corretto trattamento. Il problema contingente è che i retailer non sanno più dove mettere gli apparecchi ritirati, e i sistemi collettivi RAEE faticano a smaltire questi straordinari volumi. Varie sono le cause della momentanea sofferenza. Alcune di esse sono di sistema, regolato da normative e autorizzazioni a cui fa riferimento la richiesta indirizzata al Ministero della transizione ecologica per sollecitare provvedimenti utili a migliorare la situazione. L'iniziativa è stata promossa dal Centro di Coordinamento e sottoscritta da FISE Unicircular, ASSORAE, ASSORECUPERI, AIRES e ANCRA. Altre cause sono collegate a una consapevolezza ancora debole riguardo ai RAEE da parte degli stessi attori del sistema: l’apparecchio che diventa rifiuto esce dal radar di attenzione invece che essere considerato parte integrante del ciclo di vita di un prodotto. Si poteva prevedere la montagna di televisori da smaltire? Abbiamo approfondito l’argomento con Fabrizio Longoni, direttore generale del Centro di Coordinamento RAEE (CdC).
Longoni: com’è la situazione, era imprevedibile?
“Il dispositivo incentivante era noto. Poi ci sono state modifiche in corso d’opera sulla roadmap che hanno reso meno stringente’la necessità di sostituire il televisore. La macchina commerciale comunque si è messa in moto e i retailer stanno giustamente cavalcando l’opportunità. Riguardo ai RAEE del raggruppamento R3 - televisori, monitor LCD appunto - quello che stiamo gestendo non era imprevedibile, probabilmente avrebbe dovuto essere oggetto di più attenta valutazione da parte di chi gestisce l’operazione. Mi riferisco ai retailer che, con ritardo, hanno iscritto i loro luoghi di raggruppamento per ottenere il servizio di ritiro del Centro di Coordinamento. Una prassi prevista da oltre dieci anni in relazione al ritiro uno contro uno, mai veramente decollato per i TV presso la distribuzione”.
I luoghi di raggruppamento dei retailer avrebbero dovuto essere già attivi e registrati?
“Non è un obbligo. Molti fino ad ora hanno conferito i modesti volumi della loro raccolta uno contro uno di TV presso i centri comunali, una prassi lecita; volumi che peraltro concorrono ai premi di efficienza che eroghiamo annualmente. È chiaro che questi soggetti non sono attrezzati per accogliere centinaia di pezzi alla volta. Oltretutto parecchi cittadini hanno scelto di consegnare personalmente al centro comunale il TV da rottamare, dunque anche questi punti di raccolta si sono trovati con una maggior quantità di televisori da gestire. Di fatto la distribuzione ha a disposizione tutte le condizioni per organizzare un suo canale di raccolta, facilmente autorizzabile e dunque potenzialmente era in grado di prepararsi. Ora la necessità ha dato accelerazione al processo: a fine agosto erano circa 300 i luoghi di raggruppamento della distribuzione iscritti al nostro registro, a fine settembre le iscrizioni sono aumentate del 50%, a fine ottobre sono più che raddoppiate. E molti hanno scoperto solo ora che il servizio è gratuito, ma lo è dal 2010”.
Anche le strutture dei sistemi collettivi hanno qualche problema, però…
“Certo, la difficoltà riguarda la straordinaria quantità di materiali da gestire in rapporto alle regole di sicurezza del processo: con il bonus rottamazione i volumi sono aumentati ‘impulsivamente’ e molti operatori si sono trovati a gestire quantitativi che eccedevano le loro autorizzazioni, con il risultato che la produzione non riusciva a smaltire i materiali conferiti, e si sono visti costretti a rifiutare l’ingresso di nuovi carichi, perché appunto non più capienti. Il mondo dei rifiuti vive di autorizzazioni e a quelle bisogna attenersi”.
In cosa consistono queste autorizzazioni?
“Esiste una regolamentazione ed è molto stringente. L’impresa che voglia gestire questi rifiuti, definiti pericolosi, deve ottenere un’autorizzazione per lo stoccaggio e la lavorazione di specifici volumi, nel rispetto di certi controlli e parametri. L’autorizzazione è garanzia che il lavoro venga fatto correttamente e in sicurezza, un principio fondante per il legislatore. Il controllo puntuale delle attività ovviamente rende rigido il sistema. L’iter di attivazione o ampliamento di una struttura dura parecchi mesi, in alcuni casi estremi anni, dunque è evidente che la filiera non può reagire in modo strutturale al picco in tempo reale. Sono vincoli normativi e tecnologici che non si possono bypassare nemmeno in presenza di eventi straordinari come questi. E poi si consideri che è in atto un cambio di mix”.
Quali televisori vengono smaltiti?
“Prima del bonus il sistema stava gestendo organicamente la progressiva sostituzione dei tubi catodici che in peso rappresentava circa il 70% del totale lavorato. Oggi si sono aggiunti repentinamente tanti apparecchi a schermo piatto, praticamente un ribaltamento delle proporzioni, il che ha portato negli impianti di trattamento un numero più elevato di pezzi da lavorare a fronte di un peso inferiore, con una produttività oraria inferiore a quella, sempre in peso, dei tubi catodici. Sono due tecnologie diverse: la tecnologia di trattamento dei tubi catodici prevede la messa in sicurezza delle polveri contenute, gli schermi piatti vengono ‘sfogliati’, e negli LCD devono essere recuperate le lampade a fluorescenza, trattate poi a parte. Il tutto comporta attenzione e un tempo non comprimibile nelle lavorazioni. E non si può ampliare la catena di disassemblaggio: ogni postazione è disciplinata da specifiche disposizioni. Gli impianti stanno lavorando su tre turni”.
Torno a chiedere: si poteva prevedere?
"Certo, in qualche misura si poteva prendere in considerazione il problema, le soluzioni non sarebbero state comunque facili da attuare. Ora stiamo cercando di mantenere la situazione entro limiti di accettabilità. Ci sono criticità, specialmente in alcune aree, sappiamo che la filiera non è omogenea sul territorio; i retailer vivono momenti difficili, non sanno più dove stoccare i televisori, e si lamentano per un servizio di raccolta che non ha tempi a loro utili”.
Questa crisi in qualche modo viene assorbita dal CdC?
"La responsabilità della gestione RAEE è dei produttori e ai loro sistemi collettivi spetta trovare le soluzioni. La nostra è una funzione operativa e di controllo a valle: assegniamo un luogo (di raccolta) a un sistema collettivo che ne gestisce i ritiri, nei tempi e nelle modalità convenuti. In situazioni straordinarie come questa, il CdC da un lato esige il rispetto dei termini contrattuali previsti dall’accordo di programma, ma dall’altro comprende appieno la situazione, tant’è che ci siamo fatti promotori di una comunicazione al Ministero della transizione ecologica per cercare di aiutare la distribuzione e il sistema del trattamento. Come durante il periodo pandemico, abbiamo chiesto la possibilità di derogare temporaneamente ai limiti di stoccaggio, anche in considerazione del fatto che sebbene si tratti di rifiuti ‘pericolosi’ , se conservati debitamente possono tranquillamente stare più giorni presso il retailer, un luogo di stoccaggio o un impianto, in attesa di essere lavorati”.
Dunque basta allungare i tempi di stoccaggio e smaltimento per risolvere il problema?
“Al momento deve bastare, è una soluzione immediata e praticabile che può dare respiro a tutti. Da un punto di vista strutturale è possibile per un impianto che ne abbia le caratteristiche chiedere una variazione sui volumi da trattare, una procedura non immediata ma certamente più veloce di quelle per le autorizzazioni da zero. E molti impianti stanno già facendo questo adeguamento”.
Un ampliamento che servirà per il futuro?
“Servirà e forse non basterà. Mi preoccupa infatti la previsione che il bonus produrrà a occhio e croce circa un milione di pezzi entro la fine del 2021. E mi preoccupa ancora di più la stima totale fatta per lo switch off, che alcuni indicano in circa dieci milioni gli apparecchi da sostituire prima della fine del 2023. Direi che il bonus rottamazione sta facendo emergere, con il suo milione di pezzi, solo la punta di un iceberg”.
Il servizio di ritiro “uno contro uno” del punto vendita è gratuito: ci saranno cambiamenti?
"Il servizio al consumatore da parte del retailer, e del CdC ai retailer, è e sarà sempre gratuito, e per i retailer vi è anche la possibilità di giovarsi di premi di efficienza. I nostri accordi di programma con la distribuzione e con i Comuni scadono a fine 2021, dunque vanno rinegoziati. Ovviamente stimoli come il bonus rottamazione TV, così particolari rispetto al passato, o l’eventuale Bonus elettrodomestici, recentemente annunciato da Applia come obiettivo per il 2022, potrebbero essere oggetto di specifica valutazione in seno agli accordi, con l’obiettivo di trovare un modo per favorire una gestione più lineare. I protagonisti sono i produttori, che al tavolo degli accordi insieme al CdC, con distribuzione, aziende del trattamento e Anci, devono in qualche modo regolare il rapporto”.
Se partirà il bonus per gli elettrodomestici bianchi rivedremo le stesse scene?
“Per alcune tipologie non credo, gli impianti hanno più capacità produttiva. Per altre ci potrebbe essere qualche tensione. Per i frigoriferi, ad esempio, l’ambito di trattamento si avvicina ai televisori: ci vuole un impianto dedicato, controllato, non ce ne sono moltissimi. Peraltro questi operatori sono abituati a lavorare a ‘soffietto’, con picchi d’estate che si riducono nei mesi freddi. Per i grandi bianchi il sistema ha una grande capacità produttiva; anche lo stoccaggio è più semplice da organizzare”.
Un sistema incentivante sui bianchi potrebbe ridurre la dispersione di questi RAEE?
“Credo proprio di sì. Il Ministero dello sviluppo economico si è riservato controlli sul meccanismo Bonus Tv e non sarà da meno nel caso di un incentivo per il bianco. Il che aiuterà forse i retailer a una maggior consapevolezza nell’affidare i propri RAEE a operatori certificati. L’origine di questi rifiuti è sempre la stessa: la lavatrice viene ritirata da chi consegna il nuovo prodotto, dunque la concentrazione sarà direttamente nei luoghi di stoccaggio. Servirà aumentare il limite autorizzativo che attualmente è di 3500 kg per questa categoria, grosso modo 70 lavatrici. Su questo punto sarà auspicabile una partecipazione attiva degli amici della distribuzione che possono, nelle sedi preposte, contribuire a migliorare i parametri autorizzativi per un rifiuto rimasto a casa del privato per anni, dunque con una pericolosità relativa. Forse per una volta, dal punto di vista normativo, potrebbe davvero riuscire ‘una ciambella col buco’, con una visione più integrata dell’intero processo, dal bonus sul nuovo fino a l fine vita del prodotto, e inserendo nel dispositivo meccanismi destinati agli operatori RAEE”.
Per concludere, a cosa vi preparate?
"Attendiamo risposte ufficiali, ormai la macchina si è messa in moto. Credo che ci sarà una lenta e faticosa risalita verso la normalità, flussi importanti dureranno comunque fino a fine anno. Appena possibile il nostro obiettivo è prepararci al meglio per affrontare adeguatamente le ondate future. Mai come in questo momento l’unione fa la forza e il problema è da risolvere a più mani. Un effetto positivo di questa criticità è che la distribuzione ha toccato con mano quanto sia importante partecipare attivamente a questa filiera, vuol dire essere protagonisti e non comparse della scena. La distribuzione ha grandi capacità di ottimizzazione, questi incentivi TV hanno aumentato la pedonabilità nei negozi, unici a usufruire di questo vantaggio, offrono un servizio, sono in grado di intercettare i clienti su vari canali. Avere un ruolo attivo nella filiera RAEE dovrebbe diventare un elemento distintivo”.
La sostenibilità è l’argomento del momento, raccoglie sempre più consenso e attenzione dai consumatori, e il sistema collettivo è un esempio di soluzione sostenibile di un problema, quello dei RAEE. La distribuzione è in sé un sistema di raccolta che interagisce con l’utente finale e con gli operatori, dunque ha le potenzialità per esercitare un ruolo strategico nella filiera e contribuire a rendere più efficiente l’intero sistema. Forse vedere questo servizio non come una seccatura ma come una opportunità, risulterebbe coerente con una distribuzione in cerca di una nuova identità, più inclusiva e in ascolto del consumatore. Inoltre, non deve sfuggire un piccolo particolare: il sistema collettivo incentiva l’efficienza di filiera con una logica premiale. Alcuni soggetti incassano premi di efficienza che non solo coprono le spese, ma producono anche reddito. (l.c.)