Oldrati Group è tra i più importanti produttori europei di guarnizioni e altri articoli in gomma, plastica e silicone. Nel 2020 ha presentato il progetto Ogreen, una tecnologia volta alla rigenerazione di scarti e componenti usati. Grazie ai diversi progetti di innovazione Oldrati ha anche recentemente vinto il bando ‘Accordi per l’Innovazione’ del Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT), nel quadro dei finanziamenti previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il PNRR. Ogreen rappresenta un processo ‘circolare’ per eccellenza che, grazie al recupero di materiali e alla loro rigenerazione è in grado di dare alla luce nuove produzioni. L’industria di elettrodomestici fa largo uso di guarnizioni (oblò della lavabiancheria, porta del forno e tanto altro); pertanto Ogreen fin dall’inizio è sembrata una opportunità concreta per andare verso la produzione circolare nel mondo dell’eldom. Abbiamo incontrato Manuel Oldrati, Amministratore Delegato e Paolo Morandi, Direttore della Ricerca & Sviluppo del gruppo. La strada verso filiere davvero circolari è ancora lunga, ma percorribile.
Oldrati, il vostro progetto Ogreen accede alle risorse del PNRR per l’innovazione: c’è di che essere orgogliosi.
“Non nascondo una certa soddisfazione. L’assegnazione del bando implica il riconoscimento del valore oggettivo di Ogreen in ottica di innovazione per una economia circolare. In questi tre anni abbiamo lavorato tanto e siamo andati avanti nella ricerca e nel miglioramento di Ogreen al fine di ottenere prodotti da materia prima rigenerata con caratteristiche sempre più simili a quelle derivanti da materia prima vergine”.
La guarnizione sostenibile piace alle aziende?
“Il progetto piace, il processo è davvero innovativo e il prodotto è garantito. Abbiamo molte richieste di aziende che vogliono commercializzare la nostra ‘gomma green’, ma il nostro vero core business che riscuote più successo è il prodotto finito, guarnizioni e componenti. Nel settore dell’elettrodomestico si parla molto di sostenibilità e crediamo che il valore aggiunto di Ogreen, unitamente alla nostra vasta esperienza del settore, trovi un’ideale collocazione. A oggi i nostri clienti apprezzano questo progetto perché genera prodotti con performance eccellenti nel rispetto dell’ambiente: un connubio perfetto tra qualità e sostenibilità”.
Quali criticità potrebbe avere Ogreen?
“Oggi c’è la convinzione che le produzioni derivanti da materiali riciclati siano in qualche modo di serie B e debbano costare meno. Nel caso di Ogreen la qualità è elevata e garantita. Il costo è leggermente maggiore rispetto alle lavorazioni standard, si parla di circa un 5-10% superiore, un valore irrisorio se consideriamo che fa risparmiare circa il 20% di emissioni di CO2 rispetto al ciclo di lavorazione. Questo piccolo sovrapprezzo (necessario perché la produzione richiede più passaggi rispetto ad una produzione standard) è l’unico scoglio che ci si presenta di fronte, ma vediamo che sempre più aziende capiscono i benefici ambientali e sposano il nostro progetto”.
Ogreen ed economia circolare: come risponde il mercato?
“Questo è il punto cruciale: abbiamo un prodotto assolutamente circolare che stiamo immettendo sul mercato. A seguito del riconoscimento ottenuto con il bando, che peraltro ha richiesto due anni di intenso lavoro, ora cercheremo di accelerare: il nostro progetto circolare sta decollando ed è una risposta reale alla transizione circolare. Siamo convinti di aver fatto la cosa giusta e sappiamo che ci vorrà tempo perché il mercato accolga questa tecnologia senza riserve. Lo vediamo nel settore degli elettrodomestici dove sarebbero potenzialmente molti di più i componenti sostituibili con Ogreen rispetto a quelli previsti oggi. A darci conferma di ciò sono le esperienze di alcuni produttori che hanno inserito le ‘guarnizioni green’ nei loro prodotti con grande soddisfazione”.
Secondo lei quanto incide la situazione globale nello sviluppo di Ogreen?
“Indubbiamente instabilità e contrazione del mercato non favoriscono, e in questa situazione il maggior costo è un aspetto che le aziende non possono sottovalutare. Dobbiamo essere quindi realisti riguardo alla sostenibilità: è un passaggio fondamentale, molto delicato e che richiede tempo”.
Oggi la sostenibilità degli elettrodomestici è focalizzata principalmente sul risparmio energetico, regolamentato dall’etichetta energetica UE...
Interviene Paolo Morandi: “È un aspetto molto importante, ma non basta per preservare il pianeta. Il 90% della gomma utilizzata per le guarnizioni degli elettrodomestici è sintetica, deriva in modo più o meno diretto dal petrolio, una risorsa non rinnovabile che la tecnologia Ogreen ci permette di risparmiare, fra le altre cose. Il nostro sistema di recupero è minimamente impattante a livello ambientale, è un procedimento meccanico e non prevede l’uso di sostanze chimiche. Dall’analisi complessiva per determinare la Carbon Footprint (valutazione delle emissioni di CO2), effettuata secondo un protocollo riconosciuto, è risultata una fotografia reale e non di comodo del beneficio ambientale apportato da Ogreen, quantificata in una riduzione del 20% di emissioni di CO2”.
I RAEE possono essere un canale di approvvigionamento delle guarnizioni a fine vita?
“A questo proposito ci stiamo muovendo su più fronti, senza trascurare nessuna possibilità. La via più semplice è riutilizzare i nostri sottoprodotti di lavorazione, ma stiamo valutando anche il recupero dei prodotti a fine vita, come RAEE, componenti elettrici ed elettronici. Stiamo costruendo collaborazioni con alcuni clienti: possono diventare centri di raccolta di guarnizioni e componenti usati che poi ci conferiscono. In una vera logica di economia circolare Oldrati rigenera il materiale e produce nuovi pezzi che rientrano nel ciclo produttivo di nuovi apparecchi. Fortunatamente, oltre a quello elettrodomestico, diversi settori sono interessati e disponibili ad adottare questo tipo di logica: sport, automotive e industrial”.
Oldrati, torniamo da lei. Nel 2020 aveva ipotizzato una collaborazione estesa e internazionale con produttori, associazioni e istituti di ricerca: come sta andando?
“Con Confindustria stiamo facendo attività di divulgazione e sensibilizzazione sul valore della filiera gomma plastica anche in termini di sostenibilità: organizziamo eventi e visite ai nostri impianti produttivi e cerchiamo di cambiare vecchi stereotipi, spiegando che le aziende della gomma non sono più le piccole officine polverose di cinquant’anni fa, ma realtà tecnologiche. Siamo nella Rubber Valley, cuore della produzione europea di articoli e componenti in gomma, con aziende medio-grandi che offrono opportunità di lavoro qualificato e di carriera, senza bisogno di andare all’estero. Per noi di Oldrati è una questione di storia, di valori e di continuità: dagli anni ’70 lavoriamo per eliminare lo spreco. Con la crescita aziendale è aumentata la consapevolezza sull’enorme quantità di materiale che va sprecato, bruciato o interrato, mentre può avere una seconda vita: è questo il senso di Ogreen”.
Cosa pensa oggi dell’economia circolare?
“Intorno a questo tema c’è molta pubblicità, si fanno tanti discorsi e ci sono buone intenzioni, ma il più delle volte non corrispondono a fatti. Le soluzioni di sostenibilità ci sono ma è poi tutto il contesto che deve recepirle. Noi lavoriamo quotidianamente per dimostrare che la circolarità dell’economia è possibile e ne mostriamo con orgoglio le prove”.
Il progetto Ogreen, inizialmente dedicato al recupero della gomma, oggi comprende altre famiglie di materiali polimerici provenienti da prodotti a fine vita: la gomma sintetica derivata dal petrolio, il silicone a base di silicio e altri ‘rifiuti’ prodotti con risorse non rinnovabili potranno rientrare nel ciclo produttivo invece che essere sprecati irrimediabilmente in una discarica. La Oldrati, nella procedura per l’ottenimento del bando ministeriale, oltre al valore indubbiamente innovativo del progetto, ha dimostrato di possedere la competenza, le persone, le attrezzature e anche i budget necessari a portare a compimento il progetto, che dovrà essere pienamente operativo entro giugno 2026. Sarà bello - e sostenibile - quando il sistema produttivo in generale troverà il modo (o la volontà) di adottare soluzioni significative in direzione di una reale economia circolare, magari anticipando l’entrata in vigore della normativa UE che, prima o poi, stabilirà regole e caratteristiche di ecocompatibilità dei prodotti. Speriamo il prima possibile. (l.c.)