Bang & Olufsen, la Ferrari dell’alta fedeltà, ha consegnato i dati di bilancio 2019. Ha perso il 20% nell’ultimo trimestre, il 70% se si guarda il dato da inizio anno. La revisione in perdita rispetto alle previsioni ha causato, come prevedibile, un crollo delle azioni dell’azienda danese.
La B&O è l’ultimo degli dei dell’Olimpo hi-fi a cadere. Lo streaming, la musica liquida e l’ascolto on demand sono solo alcuni dei motivi per cui oggi non si compra più l’alta fedeltà. E, per una volta, il maggiore indiziato non è Amazon.
Negli anni ’80, quando era facile vendere hi-fi componibili con casse da pavimento, l’eccesso dell’offerta ha portato ad una grande confusione del pubblico che – disorientato – non riusciva più a distinguere il prodotto premium dal primo prezzo. La sempre più scarsa specializzazione dei negozi della grande distribuzione ha contribuito alla dispersione degli specialisti.
Con la chiusura delle “salette hi-fi” nei punti vendita, dove veniva ancora custodito quell’odore di legno che dava la sensazione di trovarsi in un piccolo tempio, abbiamo sancito il crollo dell’ultimo baluardo di impianti home theatre e di componenti di alta fedeltà.
Nemmeno la crescita apprezzabile del vinile negli ultimi anni è riuscita a trascinare con sé il ritorno di qualche prodotto di alta gamma per gli audiofili. Il fenomeno dello streaming non ha ucciso il giradischi, semplicemente ha differenziato i tipi di ascolto. Lo streaming per l’ascolto casuale, da passeggio, il vinile per un pubblico preparato e appassionato che non si accontenta della musica liquida.
Eppure nei negozi non abbiamo approfittato per nulla di questo ritorno al passato, dando ormai per scontato che il mercato hi-fi sia morto e sepolto. Come accade ogni qual volta si affaccia una nuova merceologia sui nostri scaffali, siamo stati da sempre molto bravi ad abbracciare calorosamente ogni mercato emergente, abbandonando frettolosamente il “vecchio”.
Abbiamo così perso la fiducia del pubblico appassionato, ma anche tutto il cross-selling che ne poteva derivare. Provate a cercare un cavo HDMI di ottima qualità o un cavo coassiale di buona fattura. Non li troverete sicuramente in un negozio di elettronica. Lo stesso dicasi per un qualunque accessorio – elettronico o elettrico – che solo fino a dieci anni fa abbondava sui lineari dei nostri negozi.
Anche le cuffie e gli auricolari, sottogruppo che era tornato alla ribalta proprio con l’avvento dei primi smartphone, hanno abbandonato velocemente i nostri scaffali. E ciò, nonostante la difficoltà di acquistare qualche prodotto decente online, in una vastità di scelta che confonde il sacro col profano, il famoso brand con l’imitazione (a volte pure ben riuscita).
Il principio di Pareto riadattato per i nostri assortimenti, e cioè che il 20% dei prodotti alto-rotanti fa l’80% del fatturato, è stato applicato all’infinito. Oggi stiamo lavorando con un’infinitesima parte della profondità di assortimento che avevamo in passato. Abbiamo lasciato le “briciole” a siti di e-commerce o a piccoli negozietti specializzati.
Di briciola in briciola abbiamo perso la strada di casa. E continuiamo a guardarci l’ombelico per capire come mai gli utili si intestardiscano a scendere. (g.m.)