Domenica, 04 Febbraio 2024 18:21

Negli Stati Uniti continua la fuga dai centri commerciali

Il traffico pedonale è diminuito in media del 4% nel 2023 rispetto all’anno precedente e di circa il 12% rispetto ai livelli del 2019. L'esempio di Foot Locker.

Il censimento realizzato dal centro studi di Confcommercio sulla morìa dei negozi negli ultimi dieci anni parla chiaro. A fine 2023 il quadro è allarmante: il 31% in meno di negozi di libri e giocattoli; il 30,5% in meno fra rivendite di mobili e ferramenta; abbigliamento e calzature cadono del 21,8% mentre fra gli alimentari la flessione è del 10,6 per cento. Ma è il saldo complessivo a offrire le cifre più forti: fra 2012 e 2022 si sono persi 103.770 negozi, il 15,7 per cento del totale, e nei primi nove mesi del 2023 le serrande si sono chiuse altre 14.889 volte. È uno scenario disastroso, che però racconta anche di come molte attività siano in controtendenza: rivendite di telefonini e computer segnano un +10,8%, raggiungendo quasi le farmacie, che con il loro +12,6% si rivelano il settore più in crescita. 

Mezzo flop dei saldi

Nonostante (o forse per colpa?) i dati positivi del Black Friday secondo Confcommercio e Federdistribuzione, i saldi di inizio gennaio sono stati un mezzo flop. Freddo e maltempo non hanno aiutato, il caro energia che imperversa ci ha messo del suo, ma il dito puntato è sui centri commerciali, che ruberebbero vendite ai piccoli negozi di prossimità. Il centro commerciale è stato il canale di vendita meglio performante: a dirlo il 70% delle aziende di abbigliamento-accessori e per il 63% di altro retail. [fonte Il Sole 24 Ore]

L’esempio di Foot Locker

Dagli USA, gli analisti ci segnalano invece uno spostamento dagli shopping mall ai piccoli negozi di prossimità. Sembra che i nuovi acquirenti preferiscano il negozio tradizionale, tanto che le catene statunitensi stanno accelerando la loro uscita dai centri commerciali poiché i consumatori mostrano una crescente preferenza per esperienze di acquisto più brevi e vicine alle abitazioni. Il traffico pedonale negli shopping center statunitensi è diminuito in media del 4% nel 2023 rispetto all’anno precedente e di circa il 12% rispetto ai livelli del 2019, secondo la società di dati immobiliari Green Street. Inoltre, molti rivenditori specializzati hanno dichiarato che da ora in avanti investiranno in luoghi "all’aperto", come negozi di prossimità ma anche parchi commerciali, dopo aver scoperto che sono più redditizi e consentono un grande risparmio in termini di costi di locazione. Foot Locker, ad esempio, ha dichiarato il proprio obiettivo di gestire metà della sua metratura nordamericana al di fuori dei centri commerciali entro il 2026. Questo avverrà chiudendo i negozi all’interno dei grandi mall e riaprendoli sotto forma di negozi di prossimità. [fonte Wall Street Journal]

E le vendite online aiutano

Molti brand hanno riscontrato un extra profitto dei loro format con piccole metrature in confronto ai grandi spazi; i dati sulle vendite online hanno inoltre aiutato le grandi catene ad individuare le posizioni dei negozi di successo con maggiore precisione rispetto al passato. "Sappiamo dove acquistano i nostri clienti e dove vivono", ha affermato Scott Lipesky, direttore finanziario e operativo di Abercrombie & Fitch, “Conosciamo i quartieri dove stiamo spedendo più merce, noi ci mettiamo semplicemente un negozio in mezzo”.

Non solo per il Covid

La spinta iniziale è stata data ovviamente dalla pandemia, che ha portato molte persone a preferire luoghi meno affollati Anche lo smart-working ha contribuito, consentendo acquisti più frequenti e vicini a casa. Tuttavia quello che sta accadendo negli USA non sembra un semplice trend momentaneo, dato che si stima che un centro commerciale su quattro chiuderà entro il 2026. Insomma, le nuove generazioni non sono più attratte da questi luoghi di aggregazione. Ormai l’esperienza d’acquisto sembra essere quella “mordi e fuggi” del negozio di prossimità.

Alcuni dati

Alcuni dati su come potrebbe dipanarsi il futuro più imminente.

  • La domanda interna sarà trainata principalmente dai consumi privati (+1,4% nel 2023 e +1,0% nel 2024) sostenuti dalla decelerazione dell’inflazione, da un graduale (anche se parziale) recupero delle retribuzioni e dalla crescita dell’occupazione. [fonte Istat]
  • La propensione al consumo, secondo l’Osservatorio Findomestic di gennaio 2024, vede ai primi posti comparti come PC e Telefonia, sono in calo i Grandi Elettrodomestici, ma sono in grande crescita i Mobili, che traineranno probabilmente l’incasso.
  • Secondo Agos, la parola chiave è ancora “cautela”. Ma si può iniziare a pronunciarla con maggiore ottimismo rispetto al passato. Il mercato del credito al consumo, infatti, inizia a mostrare segnali positivi che nel 2024 e nel 2025 potrebbero trasformarsi in numeri reali. (g.m.)