Mercoledì, 16 Ottobre 2019 11:33

Grandi bianchi scomparsi: ecco dove vanno a finire

Oltre 200 grandi RAEE monitorati con dispositivi satellitari per scoprire il loro destino. È il sistema utilizzato dall’indagine promossa da Altroconsumo ed Ecodom. Le sorprese non mancano.

Grandi bianchi scomparsi: ecco dove vanno a finire Altroconsumo

È l’ annosa questione: che fine fanno i RAEE che non confluiscono nel sistema collettivo di raccolta e trattamento? Diverse le ipotesi e le responsabilità, ne abbiamo parlato spesso. L’indagine, condotta da Altroconsumo insieme con il consorzio Ecodom, ha dimostrato - tracciati GPS alla mano - una nuova criticità nel sistema: i RAEE pur conferiti correttamente nei punti di raccolta, nel 39% dei casi spariscono. Grazie all’inchiesta, sappiamo dove finiscono.

2. device lavatrice

Monitoraggio satellitare
L’inchiesta è certamente innovativa, la prima ad aver sfruttato su larga scala la tecnologia satellitare per monitorare le rotte dei rifiuti elettronici domestici. Per scoprire la destinazione dei RAEE, consegnati correttamente dai privati alle isole ecologiche comunali o ai negozianti, è stato nascosto un tracker GPS su ognuno dei 205 RAEE oggetto dell’indagine. Il dispositivo ha monitorato gli spostamenti in tempo reale di ognuno, dal momento della loro uscita dalle case dei consumatori fino alla distruzione finale. Su un campione valido di 174 RAEE (per 31 non è stato possibile effettuare un’analisi completa, perché il dispositivo GPS ha interrotto anticipatamente la trasmissione o perché il RAEE è ancora in viaggio) solo 107 esemplari (il 61% del totale considerato) sono effettivamente approdati in impianti autorizzati, in grado di garantire un trattamento corretto dal punto di vista ambientale. Gli altri 67 esemplari (il 39% del totale) sono stati sottratti alla filiera formale, finendo presso impianti non autorizzati, oppure in mercatini dell’usato o in abitazioni private.

Nuovi “irresponsabili” dentro la filiera
L’indagine ha in un certo senso confermato le criticità che remano contro il corretto funzionamento della filiera italiana dei RAEE, come la mancanza di servizi efficaci e adatti specialmente in alcune zone d’Italia, o i ritardi scandalosi di normative e regolamentazioni. Quello che però colpisce è la prova dei comportamenti non corretti tenuti da alcuni degli stessi attori della filiera: sono stati infatti rilevati casi anomali all’interno di alcune isole ecologiche e di alcuni impianti di trattamento. Dall’analisi dei tracciati si evidenzia un importante flusso di apparecchi del Raggruppamento R2 (grandi bianchi) verso impianti di rottamazione o lavorazione metalli dopo un passaggio in impianto autorizzato, o addirittura accreditato al trattamento. Sono 21 i casi in cui lavatrici (14), lavastoviglie (5) e asciugatrici (2) che, conferite per lo più (16 casi) direttamente in isola ecologica da parte dei volontari, sono arrivate in impianti di trattamento corretti, ma poi sono proseguite verso un rottamaio.

Infografica AltroConsu2

I passaggi multipli in isola ecologica e i mercatini dell’usato
Tramite i tracciati è stato possibile individuare un possibile comportamento illecito verificatosi in 3 casi dell’inchiesta. I RAEE in questione, dalla prima isola ecologica in cui sono stati conferiti, passano a un impianto di trattamento, e poi vengono riconsegnati in un’altra isola ecologica. Questi passaggi da un’isola ecologica all’altra, passando da un impianto di trattamento che, seppure autorizzato o accreditato, non effettua nessun trattamento al RAEE (poiché il device non viene intercettato o staccato) testimoniano che questi apparecchi non seguono il flusso più corretto di trattamento, perché non vengono trattati là dove dovrebbero. Altri tre tracciati indicano invece RAEE approdati ai mercatini di rivendita: si tratta di lavatrici. È questa una gestione illecita di rifiuti RAEE, poiché reintrodotti sul mercato come apparecchi da soggetti non abilitati al ricondizionamento e controllo di rifiuti - tali sono i RAEE - prima di essere commercializzati di nuovo, senza alcuna sicurezza per i potenziali consumatori.

Criticità istituzionali
I due aspetti più critici che riguardano il nostro Paese sono da un lato l’incompletezza del quadro normativo (basti pensare alla mancata emanazione, dal 2014 ad oggi, del Decreto sulla qualità del trattamento dei RAEE, oppure all’assenza di regole sulla preparazione per il riutilizzo dei RAEE) e dall’altro l’insufficiente livello di controlli sulla filiera, ad esempio per la verifica dei codici CER (Codice Europeo dei Rifiuti) sui rifiuti in uscita dalle isole ecologiche, controlli di processo negli impianti di trattamento, ispezioni negli impianti che gestiscono rifiuti metallici, etc. Dalla risoluzione di questi problemi dipendono beni preziosi come la salute dei cittadini, la tutela dell’ambiente e il corretto sviluppo dell’economia circolare in Italia. Cosa che aiuterebbe anche la possibilità per il nostro Paese di raggiungere gli obiettivi di raccolta RAEE fissati dalla Comunità europea che nel 2019 sono passati dal 45% al 65% (rispetto a un valore di immesso sul mercato). Attualmente il sistema raggiunge il 42,8%

L’indagine
La ricerca ha visto la partecipazione di volontari da tutte le regioni italiane, con numeri che vanno dai 65 RAEE ritirati in Lombardia, all’unico rifiuto del Molise. Gli elettrodomestici monitorati sono stati frigoriferi, congelatori, lavatrici, lavastoviglie e asciugatrici (i cosiddetti “grandi bianchi”), rientranti nei Raggruppamenti R1 e R2. Il risultato dell’indagine è apparentemente più positivo delle stime del settore, è da considerare che i volontari partecipanti all’inchiesta erano già preparati a conferire correttamente il proprio RAEE ai sistemi di trattamento, motivati a seguire le indicazioni necessarie all’inchiesta e che la maggioranza dei volontari erano situati nel Nord Italia.