Lunedì, 13 Settembre 2021 09:27

Supersalone 2021, bello a prescindere

Il format espositivo ‘egualitario’ vissuto come un limite, ha indotto le aziende partecipanti a un esercizio di sintesi e creatività, con il risultato che in generale i prodotti sono stati protagonisti principali della scena, con la loro forza identitaria.

Supersalone 2021, bello a prescindere Salone del Mobile.Milano

Hanno deciso di chiamare ‘supersalone’ l’edizione 2021 del Salone del Mobile di Milano, per sottolineare che si tratta di una cosa diversa rispetto alla versione tradizionale. Certo, questa fiera settembrina è stata speciale, e non solo per la ragione che l’ha generata, che non voglio più nominare, tanto si sa. Per certi versi però non è automatico assimilare la differenza, perché il contesto - la città - appare a un primo sguardo quello di sempre nella settimana della fiera e del Fuorisalone. Forse è passato tanto tempo dall’ultima manifestazione ‘normale’ (era aprile 2019) e ora, nel confronto, prevale la contentezza di tornare a ‘vivere’, con una ritrovata libertà che fa sembrare tutto più bello, e tanta la gente che circola, forse rispetto ai deserti di ieri. E pensare che non lo volevano fare. Non è un segreto la spaccatura in seno a FederlegnoArredo fra chi, all’edizione 2021 del Salone, così prossima a quella del 2022, associa di più il rischio di perdite - di tempo e denaro - piuttosto che di opportunità, vista l’incertezza del periodo; e chi, invece, è convinto della necessità, dopo un anno di assenza, di dare un segnale forte al settore e al mercato in generale, come spetterebbe a un leader mondiale qual è il Salone del Mobile, con sessant’anni di storia. Alla fine di estenuanti trattative, a maggio si trova un accordo: organizzare un’edizione ‘ridotta’, ma significativa per innovazione, design, creatività, comunque all’altezza della situazione. Una sfida non da poco, considerando il tempo a disposizione per mettere in piedi un evento nuovo, e l’incertezza di una prospettiva sempre in balìa degli andamenti pandemici globali. Per queste premesse dico che il supersalone è stato bello a prescindere, per il fatto di essere esistito, per il coraggio di averci provato. Sappiamo poi che è stato un successo.

Meno è meglio
Il supersalone va in scena in formato ridotto in quattro padiglioni della fiera di Rho, invece dei ventiquattro abitualmente occupati dal Salone. Onestamente di fronte a tanta sintesi espositiva, una domanda un po’ cinica si insinua: sarà valsa la pena? È un’ edizione decisamente particolare, sembra un’installazione: giovani alberi dislocati all’entrata e nei padiglioni ci ricordano che esiste un mondo naturale che ci siamo impegnati a difendere. Faggi, frassini e gli altri ritorneranno, a fine fiera, nel progetto di forestazione urbana ‘Forestami’, e vivranno in un parco milanese. Nei padiglioni, la prima impressione è spiazzante: luci soffuse, quasi un buio all’inizio, e nessuno stand più o meno sfarzoso. Il format espositivo è uguale per tutti: setti paralleli (particolari pareti) a formare una ‘biblioteca espositiva’ con uno sviluppo verticale, poggiati su una larga base. Essenziali, modulari, riutilizzabili. La sensazione è strana, ma piacevolmente rilassante di fronte alle molte zone, con panche e sedute alternate agli alberi, dedicate alle persone che circolano in fiera. Davvero una novità prevedere uno spazio per poter riposare: di solito frenesia, confusione, stanchezza sono il prezzo che il Salone del Mobile, come altre manifestazioni, ha sempre richiesto ai suoi frequentatori, dagli addetti ai lavori ai curiosi. Le soluzioni ‘inventate’ per un’edizione al risparmio si sono rivelate vincenti per funzionalità e innovazione. Il format espositivo ‘egualitario’ vissuto come un limite, ha indotto le aziende partecipanti a un esercizio di sintesi e creatività, con il risultato che in generale i prodotti sono stati protagonisti principali della scena, con la loro forza identitaria. L’assenza di elementi opulenti e sfarzosi ha messo in risalto il valore creativo e innovativo della manifestazione e dei suoi contenuti, con una sobrietà che a me appare rispettosa di un tempo in cui sono ancora tanti i motivi di sofferenza, e poche le ragioni per far festa. Un’eccezione la farei per gli organizzatori del supersalone, festeggerei il loro coraggio di fare, di proporre qualcosa di nuovo, di più sostenibile e forse per questo più umano. Tornerà il Salone del Mobile in tutto il suo splendore, e chissà se farà tesoro delle novità sperimentate con successo al supersalone. A proposito: per me ne è proprio valsa la pena. (lorella carminati)