Domenica, 28 Maggio 2023 11:01

Economia circolare: l'Italia meglio di altri in Europa, ma perde terreno

Siamo i primi nel Vecchio Continente per il riciclo dei rifiuti, sono italiane alcune tecnologie eccellenti di questa filiera, ma diminuisce la nostra capacità di uso circolare dei materiali. È uno degli importanti temi emersi dal quinto “Rapporto sull’economia circolare in Italia” del Circular Economy Network.

L’economia mondiale ha superato i 100 miliardi di tonnellate di materiali (minerali, metalli, fossili e biomasse) consumati in totale; nel 1950 erano 12. Con questi ritmi nel 2050 il sistema economico attuale (lineare) chiederà circa 170-180 miliardi di tonnellate delle stesse materie prime. Una prospettiva che sappiamo essere insostenibile. Per questo è urgente far crescere un sistema in grado di sfruttare risorse già in circolazione. Con questa premessa si è aperto il quinto rapporto nazionale sull’economia circolare realizzato dal CEN -Circular Economy Network in collaborazione con ENEA (Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) e con il patrocinio della Commissione Europea, del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica nonché del Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Circular Economy Network è la rete di imprese e organizzazioni che promuove lo sviluppo sostenibile di economia circolare, appunto. 

Siamo grandi importatori di materiali critici 

“L’Italia importa oltre il 99% delle materie prime critiche, mostrando una dipendenza dall’estero ancora più drammatica di quella europea”, ha dichiarato, durante il convegno di presentazione del rapporto, Roberto Morabito, direttore del Dipartimento ENEA di Sostenibilità dei sistemi produttivi e territoriali. Le materie prime critiche sono quei minerali e terre rare - come il cobalto, il magnesio, il litio e altri - fondamentali per le filiere dell’industria hi-tech direttamente coinvolte nella transizione energetica, digitale e circolare, pensiamo solo ai dispositivi mobili e alla mobilità elettrica. Negli ultimi anni, per le ragioni note, la richiesta e i prezzi di materie prime a livello globale è bruscamente aumentata, con conseguenti difficoltà e impatti negativi sulla competitività di queste importanti filiere produttive nazionali. L’Italia, più di altri paesi, ha motivi per puntare su un sistema circolare di approvvigionamento sfruttando, ad esempio, le ‘miniere urbane’, potenzialmente una fonte nazionale accessibile e ricca di materie prime critiche. 

La nostra ‘miniera urbana’ di litio 

È una eccellenza italiana la filiera in grado di trattare e recuperare le batterie al litio, insostituibili componenti degli apparecchi tecnologici: è il progetto industriale di Cobat, piattaforma specializzata nella gestione dei prodotti a fine vita. Ha brevettato un sistema idrometallurgico di trattamento e riciclo delle batterie al litio che sarà operativo a inizio 2024 nella nuova fabbrica in provincia di Chieti. “È positivo - ha affermato Michele Zilla, general manager di Cobat intervenendo alla presentazione del Rapporto - che in questa sede non sia mai stata usata la parola ‘rifiuto’ per definire queste materie, chiamate invece critiche e di riciclo. È un primo passo importante anche verso una maggior conoscenza e informazione sul tema”. Il manager ha ricordato, ad esempio, come in generale le batterie al litio facciano pensare all’automotive. In realtà questi alimentatori sono molto più diffusi, per dirla con le parole di Zilla: “Dove non c’è un cavo elettrico, è presente una batteria al litio”. Se ogni apparecchio cordless, ogni dispositivo mobile è alimentato con questo tipo di accumulatore, il problema della loro raccolta, riciclo e riuso è una necessità attuale e di prospettiva rispetto allo sviluppo della mobilità elettrica. Inoltre, a differenza delle pile al piombo, le batterie al litio sono costruite con tecnologie molto particolari: non è l’accumulatore che diventa rifiuto, ma è la cella che si rompe; pertanto, con un adatto processo di sostituzione la batteria può tornare a essere riutilizzabile. 

Nuove materie prime seconde in cerca di destinazione 

Oltre al riuso, con il nuovo sistema progettato da Cobat dagli accumulatori a fine vita si può recuperare il carbonato di litio, uno dei componenti fondamentali per la produzione delle batterie. A questo proposito Zilla ha evidenziato un problema: se per le materie prime seconde derivate da carta, piombo e metalli, esiste ormai un mercato di destinazione in grado di assorbire queste produzioni, per nuovi materiali di recupero ciò ancora non succede. “Pertanto - ha precisato il manager - il carbonato di litio che siamo in grado di produrre in modo circolare, a chi lo vendiamo? Il tema è proprio costruire un mercato in cui questi prodotti abbiano una giusta dignità”. L’impianto per il trattamento delle batterie al litio di Cobat sarà il primo in Italia in grado di trattare tutti i materiali a fine vita di questa categoria, provenienti cioè dagli elettrodomestici ai dispositivi mobili, all’automotive - sia a sistema ibrido che elettrico -, prevedendo sia cicli per il riutilizzo, sia per l’estrazione di materie secondarie. (l.c.)