In questi giorni tra i padiglioni dell’IFA di Berlino non facciamo che trovarne conferma: gli schermi degli smartphone si sono sempre più ingigantiti negli ultimi anni. Doppi display oled e audio in Dolby Digital DTS da far impallidire il piccolo schermo televisivo. Prevediamo che nelle prossime sfilate di moda maschile verrà rispolverato il borsello che – millenni fa – serviva per tenere il frontalino dell’autoradio.
La continua ricerca della perfezione nella riproduzione dei contenuti multimediali ha portato alla creazione di veri e propri sistemi di intrattenimento mobili. E l’industria dell’entertainment l’ha compreso già da tempo.
A Hollywood stanno lavorando a piccole produzioni divise in capitoli da meno di 10 minuti e visibili solo da smartphone. #FreeRayshawn è una di queste, con protagonista Laurence Fishburne nella parte di un poliziotto. Costo dell’investimento: 15 milioni di dollari.
#FreeRayshawn è solo una delle decine di programmi serializzati in formato corto in arrivo. Hollywood crede ormai che il piccolissimo schermo sia finalmente pronto per il grande momento e scommette di raggiungere milioni di utenti che, per ammazzare il tempo, si incolleranno al proprio smartphone per guardare un episodio non più lungo di un tragitto in metrò. È l’era del “feuilleton 2.0”, il genere letterario dell‘800 costituito da romanzi popolari a puntate.
A far entrare il mercato dell’industria cinematografica nelle nostre tasche hanno contribuito di certo l’ubiquità degli schermi mobili, i progressi nella tecnologia di streaming video, lo spostamento dei modelli di business. Ma anche, e soprattutto, un abbraccio generazionale ai contenuti in “pillola”.
Snapchat, un social che sta avendo sempre più successo tra i giovanissimi, ha annunciato la produzione (negli USA) di una decina di spettacoli di questo tipo “altamente concentrati” con episodi da 5 minuti ciascuno. D’altronde i giovani sono sempre meno incollati alla tv e sempre più al loro telefonino, per cui l’industria dell’intrattenimento (e pubblicitaria) ha tutto l’interesse ad approfittare di questo momento storico.
Un altro esempio è rappresentato dall’app di Quibi, che consente streaming di serie tv formato smartphone. Le sue mini-produzioni includono i registi premio Oscar Peter Farrelly e Guillermo del Toro. E addirittura Steven Spielberg, che sta scrivendo una serie provvisoriamente intitolata "After Dark", un horror che potrà essere visto solo dopo il tramonto, orario che verrà determinato a seconda della posizione GPS dello spettatore. Quibi vedrà la luce nella primavera del 2020 in USA e Canada. Se i sostenitori della forma abbreviata avranno ragione, potrebbe aprirsi un nuovo universo dopo lo streaming televisivo.
Ma la strada non è tutta in discesa. YouTube, Instagram, TikTok e app similari stanno già approfittando dei sempre più frequenti momenti di distrazione dei teenager. Inoltre esiste già un modo per guardare film e programmi tv in movimento a brevi dosi, ad esempio con Netflix e il suo pulsante di pausa.
Una cosa è certa: gli utenti si stanno "staccando" dalle strutture familiari - sitcom di mezz'ora, serie tv di un'ora, film di due ore - che hanno dettato il flusso del nostro intrattenimento sullo schermo per decenni. Il futuro non sarà più quello di lottare per il telecomando, ma ognuno potrà guardare il proprio programma.
Gli amanti delle ipotesi di complotto penseranno ad un disegno di distrazione di massa per sopire le coscienze; in realtà l’intrattenimento è un’aspirazione dell’uomo dall’alba dei tempi. Sono semplicemente cambiati i tempi e i modi di vedere i nostri “circenses”. Con la possibilità di estrarre il piccolo Colosseo personale dalla tasca quando siamo in coda al supermercato, in attesa dal medico o sul vagone che ci riporta a casa. La noia e l’ozio sono ormai un lusso per pochi. (g.m.)