Giovedì, 19 Gennaio 2023 10:03

Taccheggio, quanto mi costi!

Per Retail e Gdo il costo economico totale delle perdite (dato dalla somma delle differenze inventariali e delle spese in misure di sicurezza) sul fatturato è in media di circa il 2 per cento.

L'indiscutibile vantaggio della vendita al dettaglio rispetto all'e-commerce è che i consumatori possono toccare e sentire il prodotto prima di comprarlo, per poi portarlo immediatamente a casa. Il problema è che non tutti pagano i loro acquisti. Con stime che si aggirano nei dintorni del 2% del fatturato, le perdite a causa di furti sono tra i costi più insidiosi per Retail e  GDO, considerati nella loro globalità. Cercare di arginare il fenomeno rappresenta una spesa per le aziende che si stima intorno allo 0,6 % delle entrate, ma in realtà è direttamente proporzionale al rischio e al periodo. In alcune zone d’Italia rispetto ad altre si spende molto di più per la sicurezza e durante il periodo natalizio aumentano i costi (e le perdite) rispetto ad altri mesi. Le differenze inventariali sono un problema perenne nella vendita al dettaglio, ma i taccheggiatori nei negozi sono in aumento nel periodo post-pandemia: confrontando il 2021 con il 2019, i cosiddetti furti “di necessità” sono cresciuti del 39% e le frodi tramite mezzi di pagamento sono salite del 50%. Purtroppo questi dati sono destinati a crescere, con 5,6 milioni di italiani che si trovano sulla soglia della povertà assoluta. Quando i tempi si fanno difficili, le differenze inventariali aumentano.

Il fenomeno
Il Covid e l’inflazione alle stelle stanno peggiorando il rischio di criminalità, in parte perché la carenza di manodopera nei negozi (causata da assenze per malattia e riduzioni del personale) rendono difficili il controllo e gli inventari frequenti; inoltre l’assenza di particolari prodotti a causa della catena di approvvigionamento ha aumentato il valore proprio di questi ultimi nei mercati secondari, rendendoli più vulnerabili ai furti. Non da ultimi l’aumento della disoccupazione e l’ansia per il futuro incerto hanno spinto al taccheggio anche nuove figure, che prima non si sarebbero mai sognate di delinquere. La causa più frequente di ammanchi inventariali continua ad essere il furto da parte di soggetti esterni, seguita da errori amministrativi contabili e al terzo posto troviamo le sottrazioni illecite da parte di collaboratori interni, corrieri e addetti alle pulizie.

Cosa si può fare
Le misure di mitigazione possono variare da quelle fisiche più elementari, come il blocco degli oggetti, a quelle più tecnologicamente sofisticate, come la videosorveglianza con riconoscimento facciale. Un doppio controllo da parte di sede centrale dell’insegna e punti vendita aiuta a prevenire gli errori di carico merce e quelli contabili, e il perfezionamento e la messa in atto di procedure interne più stringenti contribuiscono a diminuire sensibilmente i furti interni. Tutte queste precauzioni, però, hanno un costo che non va ad eliminare completamente le perdite inventariali, ma va certamente ad assottigliare dei profitti già piuttosto contenuti.

Metodi sempre più raffinati
Circa sei azioni di taccheggio su dieci sono riconducibili ad organizzazioni criminali. Non singoli soggetti, quindi, ma azioni di gruppo che mettono in atto veri e propri piani d’azione. In questi casi non è lo stesso elemento a compiere il furto, ma c’è un individuo che rimuove il dispositivo di anti-taccheggio, un altro che sposta il prodotto dallo scaffale controllato (da personale o telecamere) ad una zona del negozio più “in ombra” e un diverso membro della banda - di solito insospettabile - che preleva l’articolo ormai indifeso e lo porta fuori dal negozio, di solito servendosi di una borsa schermata. Questa azione concertata rende difficili i controlli dei professionisti della sicurezza perché di solito i ladri approfittano dei cambi turno del personale. Per non parlare delle frodi nei pagamenti tramite carte di credito clonate o finanziamenti ottenuti con documenti falsificati in maniera sempre più raffinata per eludere i controlli.

Per colpa di qualcuno…
Nel 2021, solo il 3,4% dei casi è stato denunciato alle autorità giudiziarie. I motivi del silenzio sono molteplici, a volte il valore del furto è scarso, spesso i taccheggiatori sono minorenni e ci si limita ad avvertire i genitori, in altri casi non si vuole perdere tempo inutilmente perché non si crede che una denuncia possa portare ad un risultato tangibile. Nel caso di furti interni, invece, è la mancanza o l’insufficienza di prove a non fare uscire allo scoperto queste situazioni. Quando i taccheggiatori non vengono puniti diventano più sfacciati e quando i rivenditori perdono milioni di euro i prezzi salgono. I costi della sicurezza, infatti, devono necessariamente essere caricati sui prezzi al pubblico, già sensibilmente cresciuti. Una stima al ribasso delle perdite di di Retail e Gdo in Italia nel 2021 per taccheggio, furti interni, errori contabili, rotture di prodotti e costi per la sicurezza, riportava la cifra di 4,97 miliardi di euro, pari a 84 euro per ogni cittadino. Un dato decisamente in aumento rispetto agli studi precedenti. Oltretutto, niente disincentiva l’esperienza di acquisto fisica come dover chiamare il personale per sbloccare ogni prodotto. O entrare in un negozio di elettronica per provare i prodotti, salvo poi trovarli chiusi in una teca con i codici QR da scansionare. I rivenditori alla fine pagheranno per il rischio di differenze inventariali in una forma o nell’altra, sotto forma di perdite se vorranno mantenere i prodotti completamente accessibili o sotto forma di costi per la sicurezza se vorranno investire in misure di mitigazione e controllo. Trovare il giusto equilibrio sarà la chiave per preservare le attività commerciali e uno dei pochi vantaggi rimasti del negozio fisico rispetto all’on-line: l’esperienza del consumatore finale.

Fonti: Studio Crime&tech Università Cattolica del Sacro Cuore; Wall Street Journal; Il Sole 24 Ore