Sabato, 20 Maggio 2023 17:02

Lasciate ogni speranza, voi che lavorate...

Nel mondo del lavoro si agitano grandi insoddisfazioni e avanza una diffusa disaffezione per il proprio impiego. È proprio così? Scopriamo perché in certe aziende è ‘bello’ lavorare.

Chi non ha una occupazione vive un grande disagio, e ciò è ovvio, ma anche chi ce l’ha rischia di patire le sue pene. Molte analisi nel mondo del lavoro registrano diffusi livelli di insoddisfazione e malcontento, un calo di entusiasmo e partecipazione, una crescente disaffezione e la tendenza a lavorare ‘il minimo indispensabile’, come ha raccontato il nostro Nathan sul portale di Bianco & Bruno. A tutti, poi, è capitato di ascoltare racconti di amici o parenti lavorativamente infelici. Per contro, è recente la consueta classifica delle aziende migliori che hanno ottenuto l’attestazione di GreatPlace to Work, rilasciata dal medesimo istituto di certificazione che valuta la qualità degli ambienti di lavoro. Insomma, in un mondo in evoluzione quella del lavoro è una questione complessa e piena di contraddizioni. La sensazione è che, in generale, la dignità - quel valore dovuto a ogni persona, indipendentemente dal suo lavoro e da ogni altra condizione personale - sia sempre meno di moda. O forse anche la dignità sta subendo una trasformazione.

Cosa delude e cosa si desidera 

In una indagine sul mercato del lavoro nel nostro Paese (svolta da Unipol con Ipsos), un italiano su due cambierebbe subito occupazione. Sono i più giovani (la Generazione Z, quelli nati dopo il 1997) ad essere i più scontenti (51%). Ma il sentimento è trasversale per età e per genere nel 44% degli intervistati. Ritmi di lavoro stressanti e un difficile bilanciamento fra lavoro e vita privata sono le ragioni per cambiare lavoro dei Millenials (26-40 anni) mentre la Generazione Z mostra maggiore sensibilità verso la qualità del clima aziendale e i rapporti con colleghi e responsabili. La retribuzione è comunque il primo elemento di scontentezza di chi lavora (47% circa) ed è elemento principale nel valutare una nuova proposta (50%), seguito da: vicinanza a casa (33%), solidità aziendale (30%), opportunità di soddisfare le aspirazioni personali (29%) e di conciliare vita e lavoro (27%). La preferenza va alla modalità mista (ufficio+remoto) più per le donne (53%) che per gli uomini (51%). Eppure il benessere dei dipendenti viene da molti indicato come un fattore competitivo dell’impresa; le aziende in cui questa condizione si verifica crescono mediamente di più e sono in grado di affrontare meglio momenti di difficoltà. 

Sono le persone che fanno succedere le cose

Nelle imprese migliori del GreatPlace to Work i collaboratori esprimono un alto tasso di soddisfazione per sentirsi considerati, essere premiati per i risultati raggiunti, nonché incoraggiati a trovare equilibrio fra vita privata e lavoro. Inoltre ritengono di essere retribuiti adeguatamente e di partecipare equamente alla distribuzione della ricchezza aziendale. Sono parametri forse piuttosto ‘estranei’ a un sistema produttivo strutturato per valutare il dipendente prevalentemente come un costo in relazione alla produttività. Un sistema che certo sta cambiando, ma non quanto il capitale umano con cui si interfaccia, sempre più consapevole di sé, di quanto vale, di cosa vuole. Le maggiori aree di criticità delle imprese italiane riguardano riconoscimenti tangibili (benefit) e intangibili (opportunità di riconoscimenti speciali) rispetto al proprio lavoro, scarsa meritocrazia, difficoltà a conciliare vita privata e professionale. Unox, azienda che produce forni professionali e domestici, occupa il terzo posto della classifica GreatPlace to Work 2023 (categoria: medie aziende). Il suo top management ha dichiarato che la gestione dei processi e delle persone non è un talento bensì una scienza (applicabile) che può fare la differenza, nel rispetto delle peculiarità aziendali. La strategia di business di questa impresa viaggia insieme a una vera e propria ‘people strategy’, vale a dire un piano per attrarre talenti esterni e soprattutto mantenere quelli interni, che sono messi in condizione di crescere e occupare posizioni manageriali. Secondo Unox, che aprirà uno stabilimento produttivo nel Nord America entro la fine dell’anno, nelle aziende l’attenzione si sta spostando dall’eccellenza di prodotto a quella di processo e di persone. Se questo è il futuro, c’è di che sperare. (lorella carminati)