Qual è il paese più virtuoso in termini di riciclo di tutti i rifiuti? Se vi viene di rispondere “la Germania” sbagliate perché, invece, è l’Italia, una bella notizia poco nota fra gli stessi operatori. Con il 72% del tasso di riciclo di tutti i rifiuti urbani e speciali-industriali, il nostro paese supera la media europea, che è del 53%, e quella tedesca del 55% (dati 2020). Anche il tasso di riutilizzo delle materie riciclate sul totale dei materiali consumati è degno di attenzione: 21,6%, dietro solo alla Francia (22,2%) a fronte di una media europea del 12,8% e tedesca del 13,4%. L’Industria del riciclo, con le sue molte eccellenze, è un valore aggiunto per il nostro paese. Una di queste è la filiera di riciclo degli imballaggi: nel 2021 ha toccato il 73,3%, superando non solo il target dell’Unione per il 2025 (pari al 65%), ma anche quello previsto per il 2030 (pari al 70%); lo stesso si può dire per la filiera del vetro che, con il tasso di riciclo del 77%, ha già superato l’obiettivo europeo del 75% previsto per il 2030. Un quadro molto positivo in cui spiccano, purtroppo, i risultati ‘in sofferenza’ del settore dei RAEE, con un tasso di raccolta del 34,6% contro il target UE del 65% da raggiungere entro il 2019; così come il settore Pile e accumulatori che raccoglie il 32% contro un obiettivo europeo del 45%. È la situazione generale delineata dal rapporto “Il Riciclo in Italia 2022”, presentato durante la recente conferenza nazionale dell’industria del riciclo, a 25 anni dall’entrata in vigore del Decreto legislativo 22 del 1997 sulla gestione dei rifiuti, noto anche come Decreto Ronchi, con cui è iniziato un processo che ha consentito di passare ‘dall’emergenza rifiuti all’eccellenza nel riciclo’. Alla conferenza, per la filiera dei RAEE hanno portato la loro eccellente esperienza Cobat ed Erion.
Filiera dei RAEE: consapevolezza sugli eco-contributi
Il sistema RAEE è in ritardo sugli obiettivi EU per tante ragioni: lungaggini burocratiche, disomogeneità delle infrastrutture di filiera sul territorio, scarsa informazione degli utenti e, aggiungiamo noi, a volte anche la poca collaborazione di taluni distributori. Semplificazione e accelerazione delle procedure autorizzative degli impianti e investimenti per la loro realizzazione, e l’atteso nuovo decreto sui raggruppamenti, insieme a una più stretta collaborazione fra gli attori di filiera, sono misure che aiuterebbero ad aumentare la raccolta e a raggiungere gli obiettivi europei. Serve poi maggior consapevolezza da parte dei consumatori sulla questione RAEE, perciò, secondo Andrea Fluttero, presidente di Erion Compliance Organization, sistema multi-consortile RAEE domestici e professionali, pile e imballaggi, intervenuto alla conferenza, servirebbe dare evidenza dell’eco contributo degli apparecchi elettrici ed elettronici, come succede con gli pneumatici, in cui questo valore è distinto dal prezzo per legge. “Nel mondo delle apparecchiature elettroniche - ha dichiarato Fluttero - l’eco contributo è compreso nel prezzo, il consumatore non lo distingue, non è consapevole che comprando quel prodotto acquista anche il servizio per la gestione, non del rifiuto, ma del prodotto post consumo. È un passo in avanti da fare”. Per questo Fluttero propone di pubblicare sui siti dei vari sistemi consortili i listini degli eco-contributi, così che il consumatore più accorto possa verificare quanto contribuisce alla filiera dei RAEE. Inoltre, bisogna cambiare l’idea stessa di rifiuto, spiega Fluttero: “È una visione speculare: a un mondo produttivo di centinaia di filiere di prodotti ne corrisponde uno de-produttivo, di altrettante filiere di prodotti post consumo da cui ricavare materia prima”. In considerazione dell’evoluzione del sistema distributivo, Erion ha avviato una sperimentazione con Amazon, sotto la regia del Ministero dell’Ambiente, per verificare un modello semplificato che consenta di ‘far emergere’ l’eco-contributo anche nel canale e-commerce. In molti casi, infatti, in questo canale vengono immessi prodotti che non pagano l’eco contributo, previsto per finanziare il trattamento del loro fine vita, la piattaforma ecommerce non lo riconosce. “Questa sperimentazione - ha concluso Fluttero - dimostra il ruolo utile dei sistemi consortili. Ci auguriamo che diventi una norma per costringere tutto l’e-commerce a fare emergere l’importante quantitativo di prodotti immessi sul mercato che devono contribuire per il loro costo di gestione post consumo”.
Pile e accumulatori: il mondo (nuovo) delle batterie al litio
Quello delle pile e accumulatori è oggi un universo più difficile rispetto al passato. La filiera del riciclo si deve preparare a gestire prodotti diversificati e complessi. “Dobbiamo specificare - ha esordito Michele Zilla, amministratore delegato di Cobat, la piattaforma di servizi per la raccolta, lo stoccaggio e l’avvio al riciclo dei rifiuti, e fra i relatori della tavola rotonda sulle eccellenze del riciclo - che oggi stiamo lavorando sulla chimica al litio, diversa dalle batterie al piombo, studiate da anni e per cui l’Italia è all’avanguardia nella raccolta e riciclo. Il tasso di recupero Cobat per questo genere di batterie rappresenta potenzialmente il 97% del rifiuto raccolto. Il mondo delle batterie al litio è molto diverso”. Sono sostanzialmente tre le fonti di provenienza: le pile portatili da ciclo domestico, sono quelle contenute nei cellulari, nei dispositivi mobili o le stilo a litio, tutti gli apparecchi cordless presenti in casa contengono batterie al litio che devono essere prelevate dal RAEE e conferite a specifici impianti; le batterie del mercato della trazione leggera - bike e monopattini - peraltro in grande sviluppo; e infine le batterie del settore industriale, quello dell’automotive principalmente, e della movimentazione di merci. “Le batterie al litio hanno un grande pregio e un grande difetto - precisa Zilla - durano più del prodotto che alimentano, nell’automotive il ciclo di vita di questi accumulatori dura dagli da 8 a 10 anni. La complessità del mercato e in prospettiva la necessità della raccolta, ci hanno spinto a ragionare sul ciclo di vita della batteria al litio, e sul loro trattamento come rifiuti in ottica circolare. Abbiamo dunque pensato a un processo, e in collaborazione con il CNR, il Politecnico di Milano e di Firenze, abbiamo realizzato un brevetto, registrato nel 2019 a nome di Cobat e degli altri partner, fondamentale per il trattamento di questi particolari rifiuti”. Si tratta di un sistema, (trattamento idrometallurgico) che risolve il vero problema di questo rifiuto e cioè il fatto che, a contatto con ossigeno e umidità, il contenuto della batteria tende a incendiarsi. Cobat ha messo a punto un processo integrato in grado di trattare in sicurezza le batterie che provengono dai diversi mercati con un tasso di recupero del 71,5%, avviando pertanto la costruzione di un impianto innovativo situato in provincia di Chieti. Il problema di questo processo virtuoso è la re-immissione nel ciclo produttivo di alcuni nuovi materiali recuperati, come il litio (carbonato di litio) che, al momento, non hanno una destinazione di mercato. “Sorge un problema della costruzione di un mercato post riciclo- ha concluso Zilla - bisogna pensare a una simbiosi industriale vera. Quello che stiamo costruendo è un modello innovativo studiato per essere replicato ovunque, riteniamo infatti che gli impianti di riciclo non debbano essere cattedrali nel deserto, ma strutture facilmente raggiungibili e dislocate in aree dove c’è bisogno di riciclo”. L’ impianto sarà operativo nel secondo semestre del 2023.
L’industria del riciclo
Nel 1997 si parlava semplicemente di spazzatura. Allora la raccolta differenziata dei rifiuti urbani, un concetto sconosciuto ai più, era del 9,4 %, tutto il resto (l’80%) finiva in discarica, dunque eliminato senza nessun recupero, anzi, con un impatto ambientale importante. Nel 2020 la raccolta differenziata dei rifiuti urbani è arrivata al 63%, mentre lo smaltimento in discarica è sceso al 20%. Oggi l’Industria italiana del settore, che esprime eccellenze in diverse filiere del riciclo, è un universo di 4.800 imprese, con oltre 236 mila persone impiegate, genera un valore aggiunto di 10,5 miliardi di euro e produce una gran quantità di materiali riciclati: 12milioni e 287 mila tonnellate di metalli, in gran parte acciaio; 5 milioni e 213 mila tonnellate di carta e cartone; 2 milioni e 229 mila tonnellate di vetro riciclato; un milione e 734 mila tonnellate di compost e 972 mila tonnellata di plastica riciclata; 2 milioni 287 mila tonnellate di pannelli di legno truciolare: il 97% del materiale legnoso riciclato in Italia viene trasformato in pannelli truciolari, settore dove l’Italia è una eccellenza mondiale. Maggiori informazioni su tutte le eccellenze italiane nella versione completa del rapporto “Il riciclo in Italia 2022. (l.c.)