Giovedì, 20 Dicembre 2018 19:22

Negli USA Babbo Natale si annoia

Oltreoceano il centro commerciale è in crisi profonda. Dopo aver modellato il modo di consumo dell’americano medio, oggi lo shopping mall si sta svuotando. Però qualche novità interessante si intravede.

In questi giorni sul Wall Street Journal è comparsa una curiosa notizia: “Babbo Natale si annoia”. Non si parla di quello originale, ovviamente, ma dei tanti babbi Natale finti che dovrebbero intrattenere le folle nei centri commerciali di mezza America. “Ho un libro per quando non so cosa fare”, confessa Rick Moody, il simpatico vecchietto vestito di rosso intervistato nell’articolo. Attorno a lui molti negozi hanno le serrande abbassate. In generale, i grandi magazzini degli U.S.A. non se la passano bene, i posti vacanti sono saliti al livello più alto mai visto dal 2009, mentre le analisi dicono che uno su quattro chiuderà entro il 2022.

Il primo storico shopping mall americano, l’Arcade Providence, che da 188 anni era il simbolo del consumismo, è stato già convertito in struttura residenziale. E sono più di 20 i grandi centri commerciali degli States che dal 2010 hanno chiuso; altri 60 sono in profonda crisi. Sears, Macy’s, i nomi più importanti del mondo retail hanno chiusure di punti vendita a due zeri. Requiem anche per Henri Bendel, l’iconico department store sulla quinta strada, famoso per aver reso famosa Coco Chanel. Chiuderà a gennaio.
Dal 2002 il retail negli Stati Uniti ha perso 448 mila posti di lavoro (un calo del 25%), mentre avanza senza sosta il numero dei negozi fisici in chiusura: un record senza precedenti, superiore anche a quanto avvenuto durante l’ultima recessione.

Gli shopping mall si stanno svuotando, a partire proprio dal paese che li ha inventati, dopo essere diventati parte integrante dello stile di vita americano. Le famiglie, giunte al venerdì, si preparavano ad andare tutti insieme in automobile al centro commerciale, dove praticare il consumismo e socializzare. Oggi tutto questo sta scomparendo. Il colpevole è il solito Amazon, e più in generale il commercio on-line, che rende tutto comodamente consegnabile a casa propria, senza scollarsi da divano e tablet.
Ma sempre dagli U.S.A. provengono due notizie in controtendenza. La prima è che ha riaperto Fao Schwartz, lo storico negozio di giocattoli sito in Rockefeller Plaza. Dal 1862 era sempre stato un punto di riferimento per cittadini e turisti, fino a quando non dichiarò fallimento nel 2015. Questo sarà il primo di una serie di grand opening che si estenderanno fino alla Cina. Diciannovemila metri quadri di esposizione di giocattoli aperti al pubblico nel periodo giusto, ma in un’epoca nella quale lo scaffale è tendente all’infinito, sui nostri smartphone.

L’altra informazione che dovrebbe darci un respiro di sollievo è che il colosso delle vendite fisiche Walmart, che da anni combatte Amazon in una sorta di Golia contro Golia, ha visto aumentare il traffico nei negozi del 2,2% su base annua, e la stessa percentuale è andata a ingrossare lo scontrino medio. Tutto questo a fronte di un aumento del 43% delle proprie vendite on-line.

Sembra quindi che, curando l’esposizione e il rifornimento degli scaffali, approfondendo l’assortimento e migliorando il proprio e-commerce, Walmart abbia trovato la formula per contrastare l’avanzata del colosso di Seattle. Anche se è ormai sotto gli occhi di tutti che le grandi superfici non hanno più tanto senso di esistere. Per sostenere gli alti costi di gestione le catene sono costrette ad inseguire i clienti una promozione dietro l’altra, spesso vendendo sottocosto.

Forse la soluzione potrebbe essere quella di tornare ad investire nel negozio di prossimità, e sulla formazione del personale. Un servizio di qualità, una buona esperienza di acquisto e una consegna rapida, potrebbero far cambiare idea a chi oggi acquista anche la frutta fresca on-line? Ce lo auguriamo.