Gentile redazione di Bianco & Bruno,
vi scrivo perché sono rimasto molto colpito dal coraggio dell’imprenditore [si tratta di Alessandro Zanatta, NdR] che ha deciso di chiudere il negozio di sabato pomeriggio. Io sono un umile dipendente di una catena di elettronica, ma a mio avviso vedo almeno tre motivi validi perché si segua il suo esempio, mentre ne immagino uno soltanto per continuare con questa tradizione “ottocentesca” di inseguire il fatturato nel week-end.
Prima di tutto è verissimo quello che dice [Zanatta] sul fatto che il fatturato ormai si concentra più dal lunedì al venerdì, il sabato viene dedicato allo svago, mentre la domenica anche io che mi trovo in un centro commerciale mi accorgo che si potrebbe tranquillamente tenere aperto mezza giornata perché al mattino i clienti sbrigano delle commissioni o comprano ciò che gli serve, mentre da metà pomeriggio in avanti abbiamo il negozio pieno di curiosi che “vagano” in attesa che apra il cinema, che si faccia ora di cena, insomma fondamentalmente aspettano che ricominci la settimana lavorativa.
Secondo: non assumendo il personale che si è licenziato (o è andato in pensione) durante questi anni, siamo arrivati all’assurdo che meno persone devono coprire turni più lunghi. Quando non c’era la liberalizzazione delle domeniche, infatti, eravamo organici molto numerosi concentrati dal lunedì al sabato e UNA domenica al mese potevamo permetterci di raggruppare un manipolo di volontari che affrontassero QUELLA occasione straordinaria. Le abitudini dei clienti sono cambiate durante la pandemia, quando in teoria sarebbe stato più comodo (e sicuro) comprare tutto on-line, ma in pratica avevamo la coda di gente che aspettava che aprissimo il negozio. Siamo stati ingenui a non approfittare di quel cambio di marcia allora, quando sarebbe stato il momento giusto per adeguarci “alla maniera tedesca”: domeniche chiuse e sabato mezza giornata.
Come terzo motivo non voglio nemmeno menzionare il fatto che noi dipendenti saremmo sicuramente più motivati e incentivati a servire i consumatori dal lunedì al sabato mattina, perché non voglio che si pensi che siamo noi a non avere più voglia di lavorare nel week-end. Parliamo allora dei clienti, sempre più nervosi e frustrati, come giustamente diceva l’imprenditore da voi intervistato. Io dico sempre che ci sono clienti da dieci secondi, quelli da venti minuti e quelli da un’ora abbondante. Il cliente da dieci secondi chiede qualcosa che non abbiamo e non possiamo avere. Quello da venti minuti ha le idee chiare e vuole acquistare il prodotto spendendo il budget che ha in mente. Ma è proprio il cliente da un’ora abbondante che si rivela la gallina dalle uova d’oro, perché si lascia consigliare e possiamo finalmente mettere in pratica tutto ciò che ci hanno insegnato nei corsi di vendita. A patto, però, di avercela quell’ora benedetta di tempo. Se siamo aperti 300 ore la settimana e siamo in 3 in punto vendita, va da sé che riusciamo a malapena a seguire i clienti da venti minuti massimo. Poi ci lamentiamo che il fatturato scende, però.
C’è un solo motivo, come vi dicevo, per cui immagino che si DEBBA tenere aperto a tutti i costi nel week-end: perché lo fanno tutti. Non mi vengano a dire che “se chiudiamo la domenica poi la gente compra su Amazon” perché seguendo questo ragionamento avremmo dovuto chiudere baracca e burattini nel 2020. Ragionando per assurdo, se dovessimo farci la guerra fino in fondo (e farla all’on-line che è aperto 24 ore su 24) potremmo dilatare ancora di più gli orari di apertura, col risultato però di diminuire ancora di più la qualità del servizio. Così poi i clienti comprerebbero on-line non perché i negozi sono chiusi, ma perché vengono trattati in maniera frettolosa da personale svogliato e senza energie.
Io apprezzo il gesto di questo imprenditore che ha il coraggio di fare da apripista e invertire la tendenza di questi anni, spero che altri lo seguano e che (magari) prima o poi si torni a parlare di aperture a turno la domenica nei centri commerciali. O di chiudere proprio.
Lettera firmata
Roma