Nel triennio 2020-2022 sono state immesse mediamente 1.688.742 tonnellate di AEE (apparecchi elettrici ed elettronici) sia domestici che professionali, in crescita del 7,3% rispetto al pari periodo precedente. Al contrario, i volumi di RAEE conferiti al sistema consortile sono calati del 4,6% rispetto al 2022, confermando purtroppo il trend di decrescita passato dal 34,56% del 2021 al 30,24% del 2023. In particolare, sono i RAEE professionali ad aver registrato la perdita maggiore: - 9,2%, contro il - 2,6% dei rifiuti provenienti dal settore domestico.
Miniere urbane più povere
Un risultato preoccupante anche in considerazione del Critical Raw Materials Act appena entrato in vigore negli Stati dell’Unione europea. Il nuovo regolamento ha lo scopo di garantire all’industria della Ue un approvvigionamento diversificato, sicuro e sostenibile delle materie prime critiche, individuando come ‘fonte estrattiva’ di questi cruciali materiali le cosiddette ‘miniere urbane’, quei rifiuti solidi urbani raccolti, in particolare i RAEE, che mediamente contengono una varietà significativa di tali elementi, recuperabili attraverso adeguato trattamento. La normativa ha stabilito che, entro il 2030, il 25% del fabbisogno di materie prime critiche debba provenire dalla filiera di trattamento e recupero. Diverse e strategiche sono le industrie implicate, da quella per la transizione ecologica (energie rinnovabili, mobilità elettrica) alla digitalizzazione e altre. Questa prospettiva si aggiunge a quella che vede il nostro Paese alla rincorsa del target Ue di conferimento (65%) Ed è una situazione penalizzante per l’intero Paese e per tutto il sistema impiantistico di RAEE che, come riferisce il Centro di Coordinamento:, “si trova nelle condizioni di non ricevere e lavorare ingenti quantitativi di apparecchiature dismesse rispetto alla sua reale capacità di trattamento, ma soprattutto rispetto all’attuale target europeo”.
Le solite ragioni? Forse bisogna cercarne altre
I motivi dichiarati di questa deprecabile decrescita sono cronici: i comportamenti scorretti da parte dei cittadini nel conferire i RAEE, la dispersione di questi rifiuti fuori dai canali ufficiali, che diventa più allettante proprio per il potenziale valore dei materiali critici in essi contenuti. “Il comparto del trattamento RAEE sconta ancora una volta un ritardo nei volumi di raccolta - ha commentato Fabrizio Longoni, direttore generale del Centro di Coordinamento RAEE - complice sicuramente una scorretta gestione di questi rifiuti da parte di operatori che si muovono al di fuori dei limiti di legge. Siamo però fiduciosi che il Comitato vigilanza e controllo, recentemente rinnovato, attuerà in breve tempo i controlli necessari per contrastare questo fenomeno oggi doppiamente dannoso in considerazione degli investimenti in nuove dotazioni impiantistiche richieste dall’UE e della richiesta di maggiore indipendenza in fatto di approvvigionamento di materie prime critiche proprio tramite riciclaggio”. Carlo Zaghi, presidente del Comitato Vigilanza e Controllo ha dichiarato che sarà un impegno della sua organizzazione sollecitare e promuovere ispezioni e controlli sia nei confronti dei soggetti che operano nell’ambito della gestione RAEE sia verso i produttori di AEE. La normativa, ricordiamo, impone ai produttori l’iscrizione al registro e la dichiarazione annuale del quantitativo di nuovi apparecchi immessi sul mercato, con conseguente computo degli oneri da versare al sistema collettivo RAEE per finanziare il trattamento, il recupero e il riciclo dei rifiuti. Chi si sottrae a questo obbligo, infrange la normativa, danneggia gli operatori che si comportano correttamente, e reca danno anche all’ambiente. E danneggia anche i consumatori che pagano spesso inconsapevolmente il contributo RAEE su ogni apparecchio nuovo che acquistano.
I risultati della gestione 2023, con qualche precisazione e una domanda
Secondo il report di Gestione RAEE lo scorso anno gli impianti di trattamento hanno avviato a recupero 510.708 tonnellate di rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche. Quasi il 72% (366.909 tonnellate) è di provenienza domestica, il restante 28% (143.798 tonnellate), comprende i RAEE professionali. Rispetto al 2022, entrambe le tipologie di rifiuto risultano in flessione, ma analizzando in dettaglio i vari raggruppamenti, nei RAEE domestici solo una categoria risulta in forte calo (-32,2%), ossia quella dei Tv e monitor, mentre tutti gli altri – climatizzazione, grandi bianchi, IT, Consumer Electronics, PED e sorgenti luminose hanno registrato un segno positivo rispetto al 2022. Diversamente, nei RAEE professionali è la maggior parte dei raggruppamenti (quattro su sei) ad avere una percentuale di raccolta negativa a due cifre, che va dal -10,1% degli apparecchi di piccole dimensioni (cat.5) al -29,2% degli schermi e monitor (cat. 2). Hanno registrato un aumento sul 2022: la categoria 1 (impianti di climatizzazione) con un +1,8% e la categoria 6 (piccole apparecchiature informatiche e per le telecomunicazioni) con raccolta in aumento del 14,1%. Certo, quasi 35 punti percentuali che ci separano dal target Ue sono una distanza siderale, ma ci domandiamo se risultati positivi di tutti i Raggruppamenti RAEE non meritino di essere un po' più valorizzati. Anche perché, in fondo, tutti sono stati matematicamente penalizzati dalle performance in picchiata del raggruppamento Tv e monitor per motivi che con la normalità dei flussi di mercato forse c'entrano poco. (l.c)