Venerdì, 21 Gennaio 2022 17:19

Nei cellulari un tesoro (da sfruttare)

Recuperare oro, argento, rame e altri materiali di elevato valore presenti negli smartphone a fine vita è l'obiettivo del progetto di Enea con l'università Sapienza di Roma, che ha un nome beneaugurante: Portent.

Il laboratorio ‘Tecnologie per il riuso, il riciclo, il recupero e la valorizzazione di rifiuti e materiali’ di Enea, l’agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, sta lavorando in sinergia con l’università Sapienza di Roma a ‘Portent’, un progetto per recuperare materiali e metalli di elevato valore dai cellulari a fine vita. Nel 2020 la raccolta di Raee relativa al raggruppamento 4, in cui rientrano i cellulari, ha registrato a livello nazionale un incremento del 7,68% rispetto al 2019, con oltre 78 mila tonnellate; molto più significativo l’aumento nella Regione Lazio, con circa 6 mila tonnellate, più del doppio rispetto all’anno precedente (2,4 mila tonnellate). Di questi rifiuti, gli smartphone sono una frazione particolarmente interessante se si considera che una tonnellata di schede elettroniche provenienti da questi Raee contiene in media 276 g di oro, 345 g di argento, 132 kg di rame; 2,7 kg di terre rare, e altri componenti come magneti e antenne integrate.

“Grazie alle tecnologie attuali - spiega Danilo Fontana, ricercatore ENEA e responsabile del progetto - è possibile riciclare oltre il 96% di questi dispositivi elettronici, recuperando quantità significative di metalli preziosi con gradi di purezza elevati. Questo permetterebbe di evitare il depauperamento delle risorse naturali e l’approvvigionamento di alcune di queste materie prime presenti prevalentemente in Paesi politicamente instabili”. Dal progetto dunque potrebbero scaturire soluzioni per ovviare alla criticità di una filiera che si ferma alle fasi di trattamento e riciclo più semplici, ma meno remunerative, mentre sono operatori stranieri a occuparsi del recupero della parte ‘nobile’ del Raee, come le schede elettroniche ricche di metalli (oro, argento, palladio e rame) con tutti i vantaggi che ne conseguono.

Per questo progetto i ricercatori di ENEA utilizzeranno tecnologie a basso impatto energetico (idrometallurgiche invece che pirometallurgiche), che garantiscono bassi consumi energetici, ridotte emissioni, modularità degli impianti e flessibilità di impiego. Sono caratteristiche importanti perché uno degli obiettivi del progetto è la facile replicabilità in contesti industriali delle soluzioni ottenute. “L’idrometallurgia è una tecnica particolarmente indicata nella separazione e nella purificazione selettiva degli elementi a elevato valore aggiunto anche in matrici con basse concentrazioni di metalli. Mentre la pirometallurgia, per essere sostenibile, deve lavorare enormi quantità di materiale spesso non disponibili in un solo ambito nazionale, ma da reperire in aree geografiche molto distanti dagli impianti stessi”, aggiunge il ricercatore.

A fine ricerca, i risultati, le soluzioni di innovazioni tecnologiche e di know how per lo sviluppo di nuove competenze professionali saranno messi a disposizione degli operatori e delle imprese. “L’obiettivo, infatti, - precisa Fontana - è quello di contribuire alla crescita dell’economia locale e nazionale e alla riduzione dell’impatto ambientale di questa tipologia di rifiuti che, grazie al recupero dei materiali in essi contenuti, diventeranno fonte di materie prime seconde per nuovi prodotti tecnologici”. Portent è cofinanziato dalla Regione Lazio con circa 140mila euro tramite il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, la conclusione dei lavori è prevista per aprile 2024. (l.c.)