Martedì, 18 Ottobre 2022 08:41

Il valore di un rifiuto

Intervento per Bianco & Bruno di Marco Dall'Ombra, HVAC mentor e circular economy passionate.

Se si immettono 100 euro di materia prima nel ciclo economico, qual è il valore residuo di tale materia al termine del primo ciclo di utilizzo? La risposta è contenuta nello studio “Material Economics (2020). Preserving value in EU industrial materials - A value perspective on the use of steel, plastics, and aluminium”, utile per capire come si calcola il valore della materia prima (acciaio, plastica, alluminio) che rientra nel ciclo produttivo quale “materia prima seconda”. Se supponiamo che il valore della materia prima vergine equivalga al 100%, il valore di mercato dei materiali riciclati (valore residuo), compresi i costi di lavorazione necessari per trasformare i materiali riciclati in “materia prima seconda”, è del 43%. Questo valore medio è fortemente influenzato dalla pessima performance delle plastiche, che in media hanno un valore residuo pari all’11% (generato dal mix dei possibili fine vita: 45% se riciclata, 20% se esportata, 10% se incenerita, 0-5% se trattata con altri rifiuti misti, 0% in caso di avvio a discarica). Alluminio e acciaio hanno invece un valore residuo pari al 70%. Dove si perde il 57% del valore?

Verso un'economia davvero circolare
Il 44% sono “perdite di volumi”, cioè materiali a fine vita che non vengono riciclati, ma avviati alla discarica o inceneriti. Contrariamente a quanto si crede, il 90% delle materie plastiche non viene trasformato in un nuovo materiale, ma conferito in discarica o bruciato come combustibile. Il 13% è invece legato alla minore qualità di questa materia prima seconda, a causa delle  contaminazioni” presenti nel materiale a fine vita. Per le plastiche, la grande varietà di polimeri (non miscelabili tra loro) e colori riduce l’efficacia dei sistemi di separazione e cernita, consentendone un riutilizzo non superiore all’8-11%.

Per l’acciaio, il principale “inquinante” è il rame che, in concentrazioni superiori allo 0,15%, ne riduce in maniera significativa la resistenza. La contaminazione ha spesso luogo durante il processo di demolizione, ad esempio dai cavi elettrici presenti in un’autovettura o in un elettrodomestico, inviati alla demolizione. Gli acciai da costruzione, che sono quelli con il prezzo di mercato più basso, sono la principale destinazione del rottame di acciaio poiché accettato in concentrazioni di rame fino allo 0,40%. L’alluminio è quasi sempre in lega con altri componenti, dai quali non può essere separato. Ogni industria (aeronautica, infissi, ecc.) utilizza una lega specifica. Quando queste diverse leghe vengono riciclate, la composizione che ne risulta è utilizzabile solo in applicazioni a basso valore unitario come le lattine o i basamenti dei motori endotermici. La perdita di qualità e del relativo valore associato è molto più importante di quanto non suggeriscano questi numeri. Un basso valore residuo è ciò che rende antieconomico riciclare questi materiali, cosa che induce a sua volta la perdita di volumi di raccolta.

Oltre all’aspetto economico, la qualità influisce anche sulla possibilità che un materiale riciclato possa sostituire la materia prima vergine. Difficile sostenere di essere in presenza di un flusso realmente circolare se il materiale riciclato può essere utilizzato solo in un numero limitato di applicazioni. Come ogni attività che deve generare profitto, l’economia circolare può svilupparsi solo a una condizione: essere in grado di sostenersi attraverso un’attività di mercato capace di generare un valore sempre crescente, così da assicurarne l’espansione anche in termini di volumi. Il viaggio alla scoperta dell’economia circolare continua nel prossimo articolo, che sarà dedicato alle attività da implementare per avviare una reale circolarità di queste materie prime.

Marco Dall'Ombra - HVAC mentor e circular economy passionate