Domenica, 27 Febbraio 2022 10:07

In negozio il problema di sempre: organizzare (bene) il lavoro

Conoscere con congruo anticipo i propri orari e – soprattutto – i propri giorni di riposo darebbe modo di pianificare vita sociale e svaghi.

Di recente, la commissione INPS sui lavori gravosi ha rivisto l’elenco delle attività usuranti inserendo anche commessi e cassiere di supermercato. Sarebbe interessante sapere se rientriamo anche noi, addetti vendita dell’elettronica, o se per un cavillo burocratico ne siamo esclusi.

La nostra attività è senz’altro meno gravosa di chi carica continuamente i banchi di un supermarket o trascorre l’intero turno a passare i codici a barre in una cassa. Tuttavia è molto più deteriorante di quella dell’impiegato d’ufficio che lavora dal lunedì al venerdì, sempre con gli stessi orari. Ragion per cui sarebbe di consolazione il fatto di poter lasciare il mondo del lavoro qualche annetto prima.

Tralasciando lo sforzo fisico giacché non ci si può mai sedere se non per brevi pause-pranzo, tra una corsa e l'altra, c’è da considerare il lato del “contatto con il cliente”, che a volte ci porta ad essere psicologi o negoziatori, prima che venditori. Quello che rende veramente logorante la nostra attività, tuttavia, è la scarsa organizzazione del lavoro.

Mi spiego meglio: una divisione netta tra il turno di lavoro e la vita privata potrebbe aiutare a sopportare i carichi del lavoro stesso, anche molto pesanti. Conoscere con congruo anticipo i propri orari e – soprattutto – i propri giorni di riposo darebbe modo di pianificare vita sociale e svaghi, ma questo da noi non accade.

Sia chiaro, non aspettatevi ora una sequela di lamentele. Voglio solo farvi capire come funziona il mio negozio, e se lavorate in realtà più idilliache sono tutt’orecchi per ascoltare le vostre storie, ma – per favore – cancellate la frase che avete già digitato sui minatori del Sulcis, perché sono convinto che nemmeno voi abbiate le mani sporche di carbone.

Fatta questa doverosa premessa, vi racconto la situazione che tutti gli anni si verifica in questo periodo: la pianificazione delle ferie. L’azienda ci chiede di programmare le nostre vacanze in maniera da non sovrapporre i periodi tra colleghi dello stesso reparto, che altrimenti resterebbe sguarnito. Questo porta a non poche discussioni interne, che degenerano facilmente in ripicche, dispetti e malcontento generale. Si sta parlando di ferie, non di una riduzione di stipendio, lo so, ma quando i turni di lavoro ti vengono consegnati il venerdì (se va bene) per la settimana successiva, inizi ad essere veramente stufo di non poterti organizzare uno straccio di vita sociale.

Una linea di orizzonte che superasse almeno il mercoledì successivo aiuterebbe a sollevare gli umori e dare un pizzico di energia in più alle nostre vite. Eppure sembra impossibile anche solo aspirare ad averla, quella linea di orizzonte. Potete immaginare quanto sia frustrante sapere già oggi - a febbraio - che non potrai andare in vacanza ad agosto perché quel mese è già conteso da quattro colleghi armati di motivazioni fino ai denti, ma non sapere nemmeno se potrai riposare la prossima domenica. Per non parlare di quando viene chiesto un cambio di turno la sera prima per la mattina dopo, scombinando continuamente i piani. Ormai – tra WhatsApp e Signal – non ci si sente liberi nemmeno nel proprio giorno libero. Sembrerebbe una vita di continue rinunce, quando alla fine si tratta solo di organizzazione.

Anni fa, un direttore di negozio provò a darci una pianificazione più rigida, nella quale si alternassero le stesse settimane di turno (apertura, centrale, chiusura) a rotazione. Con quella tabella si potevano conoscere con largo anticipo i propri giorni liberi, ciò garantiva la possibilità di organizzare qualcosa, magari anche con persone che non fanno parte del commercio, che hanno lavori più “normali”. Non è durata molto: per molti era una visione troppo inflessibile dell’organizzazione del lavoro, venivano chiesti continuamente cambi turno che andavano a stravolgere le settimane, quindi si è tornati a “come si è sempre fatto”.

Per le ferie, invece, sarebbe incoraggiante che l’azienda assumesse dei lavoratori stagionali, per concedere a chi è di ruolo di poter (almeno) andare in vacanza nel periodo che preferisce. Ma qui stiamo rasentando la fantascienza, lo so.

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