Venerdì, 17 Aprile 2020 10:23

"Il cambio turno gestito con i post-it"

A firmare l'articolo è l'addetto di una grande insegna che si cela dietro lo pseudonimo di Edgar. Uno spunto, tra i tantissimi, per migliorare l'organizzazione del lavoro dopo l'emergenza sanitaria.

Un momento diventato molto critico nell’organizzazione del lavoro all’interno delle grandi superfici di vendita è quello del cambio turno tra addetti. A causa dell’arcinota mancanza di personale e vendite sempre più orientate verso i remunerativi servizi (vendite che però non si centrano in una manciata di minuti scarsi, è bene ricordarlo), è sempre più scontato che il cambio turno slitti a tempo indefinito per trasmettere i compiti rimasti in sospeso al collega che sta subentrando. E ciò vale anche nei momenti in cui bisogna prendere turno al mattino o terminarlo la sera. Per il passaggio di consegne si ricorre di solito ai “potenti” e ormai ben consolidati strumenti a disposizione di tutti gli addetti vendita di questo mondo, che sono nell’ordine: 1) Il mezzo verbale e mnemonico 2) Post-it e pizzini o rubriche varie 3) L’immancabile Whatsapp.

Va da sé che i primi due sono per loro stessa natura altamente fallibili, mentre l’ultimo nonché prediletto è eticamente opinabile nel mondo del lavoro, a voler essere gentili. Sia chiaro: il cambio turno è solo una delle situazioni possibili nelle quali quegli strumenti trovano applicazione. Infatti basta mettere piede in un negozio e osservare silenziosamente “le vite segrete” dei commessi per capire cosa accade nella grande distribuzione (anche organizzata).

Insomma, ancora nel 2020 non si riescono a trovare soluzioni in grado di mettere al bando quintali di moduli di carta destinata al macero, gestionali del giurassico, o la consuetudine di dover rintracciare un maledetto mazzo di chiavi che magari un collega sbadatamente si è portato a casa, e che 99 volte su 100 serve a impossessarsi - incredibile, ma vero! - di altre chiavi per concludere una vendita. Se è vero che il fisico perde terreno rispetto all’online, forse è anche a causa di una snellezza nelle procedure che ancora non è stata trovata, o cercata.

Ed è comprensibile, diciamolo. A chi verrebbe in mente di prendersi la briga di investire nell’acquisto e sviluppo di mezzi e procedure ad hoc quando è possibile contare sulla disponibilità (ma soprattutto sulla resistenza) dei propri collaboratori e disporre di strumenti di comunicazione preesistenti (benché non lavorativi), delegando di fatto a loro, ai collaboratori, il compito di trovare le soluzioni?

Una considerazione molto amara e subdola mi si insinua nella testa, allora: può essere che nonostante tutti i bei proclami fare l’addetto vendita è ancora considerata quella sottospecie di lavoro dove contano solo le famigerate 3 V: “Vendere, Vendere, Vendere” e nient’altro? Costruire un razzo spaziale è estremamente complesso, e se la Nasa avesse obbligato il proprio personale a progettare il Saturn 5 usando solo chiodi, pinze e martello nessuno può dire con certezza che non ce l’avrebbe fatta. Però oggi l’Apollo 11 sarebbe ancora in attesa di partire. (edgar)